Dopo le polemiche sul come e quando giocare, in Serie A sono arrivate le notizie dei primi calciatori contagiati dal nuovo coronavirus (Covid-19). Martedì 10 marzo è risultato positivo Daniele Rugani, difensore della Juventus. La società bianconera ha confermato il contagio con un comunicato diffuso sul proprio sito nella serata di mercoledì 11 marzo. Era stato sottoposto a un tampone martedì 10 marzo, dopo una leggera febbre. Poche ore dopo la Sampdoria ha reso noto che anche Manolo Gabbiadini, attaccante del club, è risultato positivo al test. Il caso Rugani, il primo a coinvolgere un top club europeo, e altre situazioni critiche in altri club hanno avuto inevitabilmente ripercussioni sui tornei internazionali. Infatti, dopo molte esitazioni, nella mattinata di venerdì 13 marzo l’Uefa ha rinviato tutti i match degli ottavi di finale di Champions League ed Europa League.

Le gare rinviate – Inizialmente il massimo organo del calcio europeo aveva fermato solo Juventus-Lione e Manchester City-Real Madrid (in programma per martedì 17 marzo), causa quarantena di bianconeri e spagnoli. Ora, come specificato nel comunicato ufficiale Uefa, a questi match si aggiungono gli altri match rimanenti degli ottavi di Champions: Barcellona-Napoli e Bayern Monaco-Chelesea (previste mercoledì 18 marzo). Stop anche a tutte le gare di ritorno degli ottavi di Europa League in calendario inizialmente per il 19 marzo: Basilea-Eintracht Francoforte, Copenaghen- Istanbul Basaksehir, Manchester United-Lask, Shakthar Donetsk-Wolfsburg, Bayer Leverkusen-Rangers Glasgow, Wolverhampton-Olympiacos. Da recuperare anche le sfide di andata Inter-Getafe e Siviglia-Roma, rimandate mercoledì 11 marzo, per il blocco dei voli aerei tra Spagna e Italia

Paura Juventus – «Avrete letto la notizia e per questo ci tengo a tranquillizzare tutti coloro che si stanno preoccupando per me, sto bene», ha rassicurato il giocatore sui social. Rugani è attualmente asintomatico, comunica la Juve. Il giocatore, 24 anni, era tra i convocati nell’ultima partita della Juventus prima della sospensione della Serie A, il match scudetto di domenica 8 marzo contro l’Inter. Durante l’incontro, disputato a porte chiuse all’Allianz Stadium di Torino e vinto 2-0 dai bianconeri, il difensore è rimasto in panchina. Ciò nonostante, i timori di contagio si sono allargati anche al club milanese e a tutti i suoi giocatori. In casa Juventus sono partiti subito tutti i controlli per scongiurare eventuali contagi, anche se le probabilità sono alte. «Juventus Football Club – si legge sulla nota ufficiale – sta attivando in queste ore tutte le procedure di isolamento previste dalla normativa, compreso il censimento di quanti hanno avuto contatti con lui». In primis le ultime avversarie che ha incrociato Rugani: Brescia, Spal, Lione (andata ottavi di Champions League) e, appunto, Inter. L’intera squadra dovrà restare in quarantena per i 14 giorni indicati dalle norme sanitarie.

Il caso Ronaldo – Ad alimentare ancora più caos in casa bianconera, c’è anche la situazione di Cristiano Ronaldo. Il fuoriclasse era tornato nella sua Madeira lunedì, approfittando del giorno di riposo concesso dalla società. In Portogallo sta assistendo la madre, ricoverata in ospedale per un ictus. Ora il caso Rugani costringerà Ronaldo a prolungare la sua permanenza in Portogallo per non correre rischi. Ma non è chiaro se per sua volontà o su ordine della società. «Cristiano Ronaldo – si legge sempre sul sito della Juventus – non si è allenato e rimane a Madeira in attesa di sviluppi legati all’emergenza sanitaria attualmente in corso».

Quarantena per l’Inter – Tutto fermo anche ad Appiano Gentile. L’Inter ha comunicato che «a seguito del comunicato di Juventus FC riguardo alla positività del calciatore Daniele Rugani al COVID-19, viene sospesa ogni attività agonistica sino a nuova comunicazione». Anche per la squadra allenata da Antonio Conte aumentano le incognite sulla stagione sportiva. Nella serata di giovedì 12 marzo, i nerazzurri avrebbero dovuto giocare a Milano contro gli spagnoli del Getafe per gli ottavi di finale di Europa League. La partita è stata tuttavia rinviata, nel pomeriggio di mercoledì 11, per il blocco imposto ai voli da e per l’Italia dal governo spagnolo a causa dell’emergenza coronavirus nel nostro Paese. Stessa situazione in casa Roma. Anche per il club giallorosso era in programma un incrocio, in trasferta, con un club iberico, il Siviglia.

L’incertezza dell’Uefa – Prima di optare per i rinvii, l’Uefa aveva valutato di far disputare Inter-Getafe e Siviglia-Roma in gara unica, su campo neutro e a porte chiuse. Un piano scricchiolante già in partenza. Da una parte, si sarebbe dovuto trovare un Paese disposto ad ospitare squadre coinvolte nell’emergenza sanitaria. Dall’altro il caso Rugani ha fermato le attività in casa Inter, paralisi che avrebbe impedito ai nerazzurri di disputare partite almeno per i prossimi 14 giorni. Infine, perché i casi dei contagi tra calciatori e tecnici si stanno moltiplicando in tutti i Paesi. Impossibile garantire la regolarità dei tornei in questo modo. «Assurdo parlare di campo neutro a fronte di una pandemia», aveva commentato Damiano Tommasi, rappresentante dell’Associazione Italiana Calciatori. Martedì 17 marzo l’Uefa discuterà in videoconferenza con federazioni, leghe, club e calciatori le prossime mosse del sistema calcio europeo. In ballo restano anche gli Europei itineranti della prossima estate, in programma dal 12 giugno al 12 luglio.