Niente più Ragazze nel pallone, addio cheerleader. È questa la storica scelta di Jason Wright, 38 anni e primo afroamericano alla presidenza del club conservatore Washington Football Team, che ha deciso di sciogliere le “First Ladies of Football” per creare il primo “dance team” equamente diviso fra uomini e donne. La squadra di football americano, dopo aver abbandonato il nome “Redskins” e la propria mascotte, un capo tribù indiano, in seguito a polemiche razziste seguite all’omicidio di George Floyd, è al centro di una rivoluzione a tutto campo. Lo storico gruppo formato da 36 cheerleader che, in minigonna e pon pon, da anni ravvivano le partite degli ex “Redskins”, fa largo agli uomini, ora. Di recente al centro di uno scandalo legato a un calendario di foto di nudo scattate di fronte a una piccola folla di sponsor non autorizzati, le ragazze non hanno preso bene lo scioglimento: «Non capiamo la necessità di distruggere la nostra storia, siamo un gruppo affiatato e inclusivo», si è lamentata la capitana Erica Hanner. Che forse avrebbe preferito inserire nel gruppo anche dei maschi, come già fatto dai Los Angeles Rams e i New Orleans Saints.
Tra tifo e sport – La storica scelta del Washington Football Club si staglia in un contesto culturale ormai affermato negli Stati Uniti. Lo sport non è soltanto competizione, ma lo stadio è esperienza d’intrattenimento fatta di musica e balli, di cui le cheerleader sono indiscusse protagoniste. Il cheerleading è una disciplina che sta a metà tra sport e tifo. Viene praticato da squadre che possono avere dai 5 ai 30 componenti, e negli anni si è evoluto: da forma di incoraggiamento marginale alla partita, le sue coreografie si sono caratterizzate come un vero e proprio sport ibrido, a metà tra corpo libero, danza e ginnastica acrobatica, ed è praticato a livello agonistico con campionati nazionali in diversi Paesi. Secondo uno studio dell’università UCLA, il 97% di chi pratica cheerleading è donna, per quanto inizialmente questo sport fosse tutto al maschile.
Yell leader – Il cheerleading nacque nella seconda metà dell’Ottocento all’interno delle università statunitensi, di pari passo all’affermarsi del football americano. “Yell leader” erano chiamati i ragazzi che lo praticavano, il cui compito era quello di urlare e incoraggiare la propria squadra, ma allo stesso tempo controllare il pubblico. Poi dagli anni Sessanta cominciò a essere praticato dalle ragazze e a vedersi sempre più spesso in alternativa o insieme alle bande scolastiche e alle parate pre partita. Oggi, seppur non ancora considerato come sport all’interno dei college americani, il cheerleading contribuisce alla costruzione dello spirito sportivo, ma anche alla crescita caratteriale dello studente, fatta di disciplina e gioco di squadra. In Nfl (National Football League) è un lavoro che richiede impegno e sacrifici, molto spesso poco retribuiti.