Sessantadue vittorie, tre sconfitte, ma mai per K.O. Marvin Hagler, leggenda dei pesi medi negli anni Ottanta, è morto il 13 marzo nella casa di famiglia nel New Hampshire. The Marvelous, così si era fatto cambiare il nome all’anagrafe, lasciò il pugilato a soli 33 anni perché «stanco della politica che guidava lo sport». Schivo, cresciuto a pugni e piccoli furti, fu oscurato mediaticamente dal suo ultimo sfidante, Sugar Ray Leonard, icona a stelle e strisce che si rifiutò di concedergli la rivincita.
Sul quadrato, però, come lui ce n’erano davvero pochi. Imbattuto per sette anni, con dodici difese del titolo, il campione cresciuto a Brockton (la stessa città di Rocky Marciano) non è mai finito al tappeto per K.O. Già dall’adolescenza, quando esordì sotto età grazie agli italoamericani Pat e Goody Petronelli che ne falsificarono il certificato di nascita. Eppure, a differenza di tanti altri, The Marvelous si era confrontato coi più forti: tra i suoi avversari Briscoe, Monroe, Mugabi e Vito Antuofermo. Con quest’ultimo, nel 1979, si giocò il titolo in uno dei match più emozionanti della storia della boxe. Quindici riprese finite in pareggio e con 70 punti di sutura sulla faccia di Antuofermo. “Soltanto” 15 furono quelli che si dovette ricucire Alan Minter l’anno successivo, detentore del titolo, nell’incontro che incoronò Hagler campione del mondo.
La cintura gli rimase stretta in vita anche nel 1985 dopo “La guerra”, così venne definita dai media, contro Thomas Hearns, forse lo sfidante che lo impensierì di più nonostante perse per K.O. dopo soli 3 round. Chiudere in anticipo gli incontri per lui non era una novità. Riusciva a farlo anche grazie all’incitamento della madre, sempre presente in prima fila quando il figlio combatteva. Ida Mae, genitore single di sei fratelli, rimproverava Hagler se non picchiava abbastanza forte. E duramente The marginal Hagler, così lo chiamavano per il suo carattere, dovette continuare a lottare anche fuori dal ring, come gli era stato insegnato. Prima, rifiutando una borsa da 20 milioni di dollari per partecipare a una rivincita contro Ray Leonard due anni dopo il ritiro. Poi, quando decise di rimettersi in gioco iniziando una nuova vita come attore, tra Milano e Rozzano, partecipando ai film “Indio” e “Indio 2”, diretti da Antonio Margheriti.
All’Italia The Marvelous rimase molto attaccato, tornando spesso con la nuova moglie, Kay Guarrera, e diventando tifoso della Sampdoria perché amante dei colori blucerchiati. Anche nelle interviste si esprimeva spesso in italiano. A dare la notizia della sua scomparsa è stata proprio Guarrera, attraverso un post pubblicato sulla pagina ufficiale dei fan di Hagler.