«Con questa azione il regime sionista ha tentato di vendicarsi del popolo iraniano in attesa che vengano revocate le sanzioni [degli Usa ndr]», così il ministro degli Esteri dell’Iran, Javad Zarif punta il dito contro Israele dopo l’attacco alla centrale nucleare di Natanz. E il suo portavoce Saeed Khatibzadeh fa sapere: «La risposta per Natanz è vendicarsi contro Israele». Insomma Teheran non ha dubbi: a sabotare l’impianto è stato Israele. E secondo il New York Times gli ayatollah avrebbero ragione. Le fonti citate dal quotidiano americano appartengono entrambe ai servizi segreti: sono due ufficiali, uno americano, l’altro israeliano. il goevarno Nethanyau non ha ancora espresso una posizione ufficiale sulla questione, non fornendo smentite o conferme. Intanto alcuni quotidiani locali di Teheran danno l’annuncio che l’intelligence persiana ha identificato la persona responsabile del blocco dell’energia a Natanz.  La vicenda è destinata a gettare ulteriori ombre sui rapporti diplomatici tra i due stati, che sono già molto tesi. Sullo sfondo rimane l’accordo del 2015 per limitare l’accesso dell’Iran all’energia nucleare.

La centrale di Natanz (Foto di Ansa)

L’attacco – L’annuncio del sabotaggio a Natanz, il centro nevralgico del programma nucleare iraniano, era stato dato l’11 aprile dall’ Agenzia iraniana per l’energia atomica, per bocca del suo portavoce Behrouz Kamalvandi. L’Agenzia avrebbe dichiarato che né vittime né perdita di materiale radioattivo si sarebbero verificate nell’area intorno all’impianto di Chahid-Ahmadi-Rochan. Tuttavia, i contorni della vicenda sono tuttora fumosi, tanto che lo stesso Kamalvandi sarebbe da annoverarsi tra i feriti dopo una caduta di sette metri. Incerta anche la natura dell’incidente. Il Jerusalem Post parla di un cyberattacco da parte del Mossad. Secondo le fonti israeliane, l’interruzione dell’energia nella rete elettrica di Natanz è da ricondurre a un black out indotto da un attacco informatico e i danni sarebbero maggiori di quanto gli iraniani vorrebbero far credere. Di diverso avviso il New York Times che parla di un’esplosione e cita alcune fonti locali iraniane. Secondo queste ultime, l’ipotesi del cyberattacco sarebbe da accantonare in favore di quella di un’infiltrazione da parte di un esterno nell’impianto: «un’esplosione pianificata in modo deliberato». Intanto, Teheran fa sapere di avere identificato il responsabile e dichiara che sono già in atto le misure necessarie per arrestarla.

Ombre sulla diplomazia – «L’incidente nell’impianto nucleare di Natanz può essere considerato un atto di “terrorismo nucleare», dichiara il portavoce del ministro degli Esteri Khatibzadeh. La tensione tra i due stati è alta e Israele ha convocato già domenica 11 aprile il Consiglio di difesa del governo. Il premier Benyamin Netanyahu paragona il regime degli ayatollah a un cancro da estirpare: «La lotta contro l’Iran e le sue metastasi è un compito enorme». Un grattacapo anche per l’alleato americano Joe Biden, impegnato a fare rispettare gli accordi del 2015 sul nucleare iraniano. Teheran ha sempre sostenuto che si tratti di ricerca “pacifica” per rifornire di energia l’Altipiano e il predecessore di Biden, Donald Trump, aveva annunciato di abbandonare l’accordo nel 2018 nella convinzione che lo scopo ultimo dell’Iran sia la costruzione di armi nulclearei.. Non è chiaro l’effetto dell’attacco di Natanz sulla questione. Secondo il ministro degli Esteri iraniano Zarif.« Il sabotaggio di Israele ci rafforzerà nei negoziati con gli Stati Uniti per l’accordo sul nucleare e la rimozione delle sanzioni».

I precedenti –  A Natanz sabato 10 aprile, il giorno prima dell’attacco, sarebbero state inaugurate alcune centrifughe per l’arricchimento rapido dell’uranio.  All’inaugurazione avrebbe presenziato lo stesso presidente Hassan Rouhani. I nuovi impianti violerebbero l’accordo sul nucleare del 2015, proprio una settimana dopo il vertice Iran-Usa su questo tema. Infine non è la prima volta che Natanz è oggetto di scontro tra Israele e Iran. Sono del luglio 2020 l’ultima esplosione nella stessa centrale e l’uccisione dello scienziato Mohsen Fakhrzadeh. Anche in quelle occasioni Teheran ha indicato lo stato ebraico come responsabile.