Conta solo il bel faccino
Viaggio nella comunità incel, i "celibi involontari" che odiano le donne. Un fenomeno che si alimenta sul web, spia delle attuali difficoltà sul piano delle relazionidi Filippo Errico Verzè e Rodolfo Fabbri
«Oggi sarà sabato sera e le donne già si stanno preparando per i chads. […] Il 90% delle donne stasera andrà a letto o con lo slayer appena conosciuto o col proprio ragazzo (ovviamente bello), questo lo fanno dai 15/16 anni. Nel mentre noi vergini segregati in casa a 20 anni e oltre […]. Ricordate che se non avete fatto esperienze prima dei 20 anni avrete sempre dei rimpianti, una psiche danneggiata, non sarete mai normali. Chi pensa che non sia finita è un povero illuso».
Questo testo, molto popolare in certi ambienti del web, raccontala condizione vissuta ogni giorno da un numero crescente di persone. Si identificano con un nome: incel. Il termine è l’abbreviazione di Involuntary Celibates, celibi involontari. Per dirla meglio, l’insieme delle persone che si ritrovano senza partner non per scelta. Una situazione che crea disagio, frustrazione e un senso di vuoto opprimente. Come se avere relazioni sentimentali fosse l’unico tassello in grado di rendere piena e soddisfacente la vita.
«La società odierna è molto frenetica. I boomer rimorchiavano in modo completamente diverso rispetto ad adesso. Se segui i consigli di tuo padre prendi merdate. E’ aumentata la competitività e molti rimangono indietro. Con il sistema patriarcale ci si sposava con le famiglie che si mettevano d’accordo: anche un completo coglione ce la poteva fare. Oggi non è più così». Giovanni (nome di fantasia), 24 anni, è un frequentatore di forum online di incel, pur non identificandosi come tale. Secondo lui, la frustrazione di queste persone qualche fondamento ce l’ha.
Glossario incel
Alpha: Maschio leader
Beta/Beta provider: contrario di alfa, maschio “sfigato”. Nella sua variante provider uomo sfigato che viene sfruttato economicamente dalle donne
Becky: Ragazza media “acqua e sapone”
Chad: Tipologia di uomo che piace alle donne
C.O.: Cessa obesa
Coping: Processo di autoconvincimento che una realtà sia differente, attuato allo scopo di soffrire di meno
Cordasaponarsi: Suicidarsi mediante impiccagione. Da Corda + Sapone (utilizzato per facilitare lo scorrimento)
Cuckold: Uomo che trae piacere nel vedere la propria donna intrattenersi sessualmente con altri uomini. Utilizzato in senso esteso per definire quegli uomini che appoggiano movimenti femministi o stanno dalla parte delle donne per partito preso, andando contro i propri interessi
Friendzone: Situazione in cui un uomo e una donna sono amici, ma uno dei due vorrebbe qualcosa in più
HV: Vergine che non è mai stato neanche abbracciato da una ragazza (hugless virgin)
KV: Vergine che non ha mai dato un bacio (kissless virgin)
Irvag: Imposta Regionale Vaginale. Ipotetica tassa sulla vagina che avrebbe lo scopo di riequilibrare il potere sessuale di uomini e donne
Muro: Soglia d’età, in genere intorno ai 30 anni, in cui la donna inizia a perdere in maniera più rilevante il proprio valore di mercato a causa dell’invecchiamento
Scroccasushi: Sinonimo per donna, dovuto al fatto che le donne adorano mangiare a sbafo, soprattutto sushi
Simp: Acronimo di “Someone who Idolizes Mediocre Pussy”, ovvero “chi sta dietro a una ragazza mediocre”. In sintesi, un sinonimo di cuck
Slayer: Uomo molto attraente che in ragione di ciò intrattiene relazioni sessuali con molte donne
Stacy: Ragazza bella e appariscente, corrispondente femminile di Chad
Incel e Redpill
Di “single a vita” ce ne sono stati in ogni epoca della storia. Tuttavia il termine “incel” venne usato per la prima volta nel 1993. A coniarlo, peraltro, fu una donna di Toronto, conosciuta con il nome fittizio di Alana. Fu lei, quando Internet era ancora agli albori, a creare un sito dove dare supporto a «chi si sentiva solo, non aveva mai avuto rapporti sessuali o non aveva avuto una relazione sentimentale da molto tempo». L’Involuntary Celibacy Project, così si chiamava questo spazio sul web, era rivolto a donne e uomini e nasceva con finalità positive: Alana condivideva articoli e teorie per fare luce su una problematica sociale che riguardava sempre più persone. Si dedicò al progetto fino al 2000, prima di cedere il sito. In quello stesso momento cominciò l’evoluzione della comunità incel così come è conosciuta oggi, ben distante dalla visione originaria della creatrice.
I forum “eredi” dell’Involuntary Celibacy Project, prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo, hanno presto sviluppato una forte carica di misoginia e ostilità verso le donne, escluse dai circoli virtuali. Non ci è voluto molto affinché emergessero anche frange più estreme. Gruppi di utenti convinti che i limiti nelle relazioni con l’altro sesso non siano altro che una punizione della società per la loro, supposta, inferiorità genetica all’interno della sfera maschile.
Il principale ritrovo sul web per gli incel è 4chan, soprattutto negli Stati Uniti. Si tratta di un sito formato da bacheche virtuali in cui postare immagini e aprire discussioni. Quella più legata al mondo incel si chiama /r9k/ ed è tra le più controverse del canale, anche perché quasi priva di regolamentazione sui contenuti pubblicabili e frequentata perlopiù da utenti anonimi. Per questo è molto difficile dare un’esatta dimensione demografica del fenomeno. Nel 2012 ci aveva provato lo psicologo sociale americano Brian Gilmartin, secondo cui ci sarebbero 4.7 milioni di incel nel mondo, pari all’1,5 % dell’intera popolazione maschile. «Per il resto, tutti i dati demografici a nostra disposizione provengono da sondaggi fatti su siti e forum frequentati da incel, dunque non sempre affidabili», spiega Francesco Abbiati, criminologo dell’Università San Raffaele di Milano.
Uno di questi sondaggi è stato condotto nel marzo 2020 dai moderatori di incel.si, un forum di celibi involontari con più di 16mila utenti provenienti da tutto il mondo. Dai risultati emerge che l’82% dei membri hanno un’età compresa tra 18 e 30 anni, il 65,4% appartiene al ceto medio e il 55% sono bianchi caucasici, segno che il fenomeno è sostanzialmente multiculturale. L’85,4% degli intervistati ha poi dichiarato di non aver mai fatto sesso, così come è alta la percentuale di chi soffre sul piano psichico: il 67,5% è afflitto da depressione, il 74,1% da disturbi d’ansia, anche se si tratta spesso di autodiagnosi, non per forza veritiere. «Tra queste persone è comunque innegabile un grosso senso di disagio per la loro condizione», dice Abbiati.
Questi tratti si notano molto anche nei gruppi incel italiani. La loro community online di riferimento si chiama Forum dei Brutti, che conta 17.978 utenti e più di 110mila visitatori mensili. Il sito è nato nel 2013, anche se molti membri si ritrovavano già da diversi anni in altri forum. Qui gli utenti condividono opinioni e frustrazioni sulle rispettive vite sentimentali:
«Fra pochi giorni mi laureo in ingegneria meccanica. Dovrò alzarmi presto la mattina e assieme agli altri studenti andare in facoltà e aspettare il mio turno. Chiamano il tuo nome e dicono il voto, e la gente che hai invitato dovrebbe acclamarti e poi fuori a festeggiare. Chiameranno gli altri e verranno acclamati dalle loro rispettive ragazze, nessuno lì è single, li conosco perché hanno pubblicato i nomi e tutti sono fidanzati. Per me non sarà così, non verrà nessuno alla mia laurea, nessun parente, nessuna ragazza, nessun amico. Chiameranno il mio nome e sarà silenzio. Diranno il mio voto e sarà silenzio. Nessuno sarà fuori a festeggiarmi. Mi dileguerò come un cane, vedrò spumante, risate, abbracci e sorrisi: il meno possibile però, perché me ne andrò subito».
Il Forum dei Brutti inoltre raccoglie e diffonde le idee del mondo incel americano adattandole se necessario al contesto italiano. Per esempio, a chi sostiene che nel corteggiamento contino soprattutto educazione ed empatia, gli utenti rispondono con tre semplici parole: “I fratelli Bianchi”, con riferimento al successo con le donne degli assassini di Willy Monteiro Duarte. Altro cavallo di battaglia degli italiani è l’idealizzazione delle ragazze dell’Europa orientale, definite “cerbiattine dell’est”, perché ritenute meno selettive delle connazionali.
La base del movimento incel per definire i rapporti tra uomini e donne è la teoria LMS, acronimo di Look, Money, Status. Questi tre parametri sarebbero misurabili su una scala da 1 a 10 per ogni persona; la media ponderata sarebbe il solo e unico fattore a determinare il successo o meno nell’ambito sentimentale e sessuale. A una donna, secondo gli incel, non interessa chi è educato, simpatico o semplicemente “ci sa fare”. Questo perché il sesso femminile sarebbe per natura ipergamico, cioè tenderebbe a selezionare il miglior partner possibile basandosi su parametri specifici: aspetto fisico, ricchezza di denaro e fama sociale, appunto. L’emancipazione delle donne a partire dalla seconda metà del Novecento ha portato enormi conquiste in termini di libertà nella scelta del compagno o marito. Per gli incel, invece, è la causa della loro condizione sfavorevole. «Ho 4,5 di Look, 0,5 di Status (forse qualcuno mi riconosce perché davo in giro i volantini) e 0,5 di Money (almeno ho soldi per comprarmi da mangiare). Cerco di non pensare alle donne, ma proprio non riesco a toglierle dalla testa, è troppo dura, in tutti i sensi. Sono l’equivalente di un vermetto triste strisciante da solo in una giornata nera di pioggia», scrive un altro utente del Forum dei Brutti. Chi ha un valore basso di LMS è del tutto escluso dall’ambito sentimentale. O, per dirla con una massima molto popolare, «Sotto il 7 non è vita».
La teoria LMS rientra a sua volta nella più ampia teoria Redpill. Il termine è un diretto riferimento al film Matrix, nello specifico alla scena in cui il protagonista Neo riceve da Morpheus la pillola rossa, con cui può vedere la realtà nella sua forma autentica. Chi crede in questa teoria viene definito “redpillato”, ovvero colui che ha aperto gli occhi ed è consapevole delle attuali disparità tra i due sessi sul piano relazionale dovute alla sproporzionata selettività delle donne. Un redpillato non è per forza un incel, quindi può anche avere rapporti con l’altro sesso. «Quella dell’incel è la condizione di chi non riesce a trovare una fidanzata e si piange addosso, mentre la Redpill è un’analisi onnicomprensiva della società», spiega Giovanni. Secondo lui scegliere la pillola rossa vuol dire avere un approccio attivo per aumentare, o “maxare”, i propri parametri di LMS, perché è l’unico modo per avere successo nel corteggiamento. «Sono come le statistiche di un personaggio di un gioco di ruolo: se nel Look sei scarso, tanto vale maxare in Money e Status».

Questo termine, “maxare”, compare spesso nei forum di incel italiani. Fa parte di un linguaggio condiviso tra i membri, un insieme di termini e codici nel quale tutti si identificano. Qui le donne vengono chiamate “NP”, “non persone”, mentre molti utenti si autodefiniscono “BV”, ovvero “brutti veri”. «In Italia, anche se i temi sono gli stessi dei forum americani, c’è un’enorme fissazione con l’aspetto estetico», spiega Abbiati. Nel Forum dei Brutti c’è una sezione chiamata “Look”, in cui si possono postare le proprie foto e farsi valutare dagli altri utenti. I giudizi, spesso molto crudi, guardano soprattutto a tratti come la forma del setto nasale, la larghezza della mascella e le dimensioni dei polsi. Quello degli incel è un canone estetico molto peculiare, ma che è visto come essenziale, in un revival delle teorie di Cesare Lombroso applicate stavolta alla sfera sentimentale. Migliorare sul piano fisico, andando in palestra ad esempio, serve a poco: «Conta solo il bel faccino».
«Alla base di tutto c’è un fortissimo bisogno di autocommiserazione», commenta Abbiati. Per esprimerlo, oltre ai post sui forum, ci sono i meme, forma di comunicazione per eccellenza nelle comunità online di oggi. La carica misogina rimane invariata, ma vengono considerati meno offensivi per la loro natura ironica, o almeno è così secondo chi li crea. Il meme più popolare è quello che contrappone il “Vergine” al “Chad”, nome che indica l’archetipo dell’uomo che ha successo con le donne. Questo formato, riadattato in decine di versioni, riprende la dicotomia tra maschi “alpha” e “beta”, centrale nel discorso dei celibi involontari. «In questo modo, però, dietro lo schermo dell’ironia si rafforzano stereotipi di mascolinità negativi», spiega Abbiati, «Di fatto il meme diventa un mezzo di normalizzazione del sessismo».
Chi ha un basso valore di LMS è del tutto escluso dall’ambito sentimentale. O per dirla con una massima molto popolare: “Sotto il 7 non è vita”
Un movimento di interesse criminologico
Negli ultimi anni il fenomeno incel è uscito dalle nicchie del web in cui si è plasmato e sedimentato dato che alcuni di loro, purtroppo, sono passati dalle parole ai fatti, rendendosi protagonisti di episodi violenti e perfino stragi. Per questo, è cresciuto notevolmente l’interesse da parte del mondo criminologico. «Per sociologi, psicologi e altri studiosi i celibi involontari sono il punto di partenza delle loro ricerche, per noi invece è stato il contrario», spiega Isabella Merzagora, docente di Criminologia all’Università Statale di Milano e presidente della Società italiana di criminologia. «Di fronte ad alcuni omicidi di massa abbiamo visto che spesso gli autori si rifacevano a elementi di ideologia condivisa, affine ai gruppi incel».
Il primo episodio di questo tipo risale a prima che il termine “incel” venisse coniato: il 6 dicembre 1989 Marc Lépine, studente venticinquenne del Politecnico di Montreal sparò a 28 persone con una carabina semiautomatica uccidendone 14, tutte donne, prima di suicidarsi. Pochi giorni dopo fu ritrovata la sua lettera d’addio: «Dato che, scienza a parte, sono un retrogrado per natura, le femministe hanno sempre avuto un talento speciale nel farmi infuriare. […] Anche se i media mi attribuiranno la qualifica di ‘Folle Omicida’, io mi considero una persona razionale ed erudita, che solo la Morte ha costretto a intraprendere atti estremi». Quello di Lépine venne definito il primo femminicidio di massa rivendicato come tale.
Tuttavia, nell’immaginario di alcuni gruppi incel, è un altro massacro ad avere un posto in primo piano, avvenuto 25 anni dopo. L’autore è Elliot Rodger, studente di 22 anni e figlio di Peter Rodger, aiuto-regista del film Hunger Games, che il 23 maggio 2014 uccise sei persone nella città californiana di Isla Vista, per poi suicidarsi. Tutto era stato preparato nei minimi dettagli: prima del gesto, pubblicò un video su Youtube, intitolato “Elliot Rodger’s Retribution” e un manifesto di 137 pagine, “My Twisted World”. In entrambi ripercorreva la propria vita, fatta di continue delusioni nei rapporti con le donne, esprimendo tutto il suo disagio per il fatto di essere ancora vergine. Il discorso fantasticava poi nel sogno di un nuovo ordine mondiale, dove il sesso fosse bandito e le donne sterminate, «così che gli uomini potessero espandere la loro intelligenza e portare la razza umana a uno stato di perfetta civilizzazione». La sua vicenda ha avuto un impatto fortissimo sui forum incel: alcuni rigettarono in pieno le sue azioni, per altri invece divenne “Il Santo”, per essersi immolato al servizio della loro causa.
«In casi come quello di Rodger c’è tanta frustrazione e rancore come punto di partenza, da cui scaturisce l’idea di una missione che li porta a vendicarsi e riscattare la loro figura», spiega Merzagora. Un forte disagio individuale che può spingere a compiere gesti eclatanti. Questi tratti sono comuni a quasi tutti gli stragisti, tra cui Alek Minassian, “erede” di Rodger secondo alcuni seguaci della cultura incel: il 23 aprile 2018 ha investito 26 persone guidando un furgone nel centro di Toronto, uccidendone 11. Nell’interrogatorio con la polizia canadese si è dichiarato parte di un «movimento ribelle» e ha definito l’attentato come una ritorsione per non aver mai fatto sesso. «(Confidenziale) Soldato semplice Minassian Reggimento 00010, desidero parlare al Sergente 4chan per favore. C23249161. La Ribellione Incel è già iniziata! Spodesteremo tutti i Chad e le Stacy! Tutti acclamino il Gentiluomo Supremo, Elliot Rodger!», così recita un post di Facebook, pubblicato quello stesso 23 aprile e attribuito a lui. Tuttavia, a perizia conclusa, il giudice ha escluso l’ideologia incel come movente della strage, attribuendo il gesto di Minassian alla fame di notorietà.


«In questi omicidi di massa la motivazione è secondaria rispetto alla volontà di fare violenza: gli autori sono spesso bombe a orologeria pronte a usare il loro vissuto per compiere gesti estremi», spiega Maria Laura Personeni, criminologa dell’Università San Raffaele di Milano. Sia lei che Merzagora ritengono questa forma di terrorismo l’esatto opposto di quello di matrice politica o religiosa: in questi casi l’aspetto ideologico ha un ruolo predominante, mentre negli incel è solo un guscio dai contorni opachi, spesso costruito attorno a una serie di disturbi psichici. Possono ad esempio riguardare lo spettro dell’autismo, come sembrerebbe nel caso di Minassian, a cui si aggiunge una totale mancanza di empatia: basti pensare che ha fermato il furgone perché una bibita aveva macchiato il parabrezza, e non per le urla delle vittime.
«Questa frequenza del tema del risentimento e dell’astio verso le donne mi fa sospettare che ci sia una dimensione di narcisismo covert, o “narcisismo dalla pelle sottile”», aggiunge Abbiati. «Diversi incel sono riservati nell’atteggiamento ma nella loro testa sono combattuti tra fantasie di grandiosità e di continua autosvalutazione. Tutti aspetti che mi auguro che la letteratura psicopatologica approfondisca al più presto».
Le forze di sicurezza di molti Paesi stanno seguendo con attenzione il fenomeno. Negli Stati Uniti, dove è avvenuta la maggior parte degli attentati, il movimento incel viene trattato come una forma di terrorismo interno. I timori riguardano soprattutto la diffusione di dottrine violente e antifemministe sul web, cosa di per sé permessa dal punto di vista normativo, dato che il primo emendamento garantisce un’ampia libertà di espressione. C’è comunque un contrappeso: il Patriot Act introdotto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 è la pietra miliare di tutte le politiche antiterroristiche del Paese. Se una persona viene etichettata come pericolosa, le agenzie federali potranno monitorare la sua attività online e perfino intervistare familiari, amici e colleghi. «Parte dell’opinione pubblica è contraria a questo approccio perché lo ritiene troppo pervasivo», spiega la giurista e criminologa Serena Scandolara. Gli Stati Uniti sono stati poi i primi ad approntare studi specifici per prevenire e contenere i fenomeni legati alla sfera incel. Nell’ottobre 2021 la Florida State University ha presentato il Trap18: un modello di psicodiagnostica che cerca di monitorare i segnali predittori di una deriva violenta di certi soggetti analizzando il loro comportamento sul web.
C’è di sicuro apprensione intorno agli incel, ma si parla comunque di una realtà che negli Stati Uniti ha un ordine di grandezza di centinaia di migliaia, in un Paese da 330 milioni di abitanti. I numeri sono sì aumentati dopo la pandemia, che ha riacutizzato le problematiche psicologiche di molti soggetti, tuttavia una deriva generalizzata di tutti gli uomini sembra un’eventualità molto distante.
«In Italia, come nel resto dell’Europa, il fenomeno è ancora più marginale», dice Scandolara. L’unico possibile caso è quello di Andrea Cavalleri, ventiduenne di Savona arrestato nel gennaio 2021 perché secondo gli inquirenti sarebbe stato in procinto di fare una strage. Il ragazzo aveva rivendicato l’appartenenza al movimento incel, ma in realtà era più vicino alle idee del suprematismo antisemita. Il nostro codice penale può usare gli articoli 270 e 270bis come strumenti generali di lotta al terrorismo, «ma l’ordinamento italiano non ritiene gli incel una minaccia tale da giustificare uno stato di emergenza». Pur essendo innegabile il substrato misogino di siti come il Forum dei Brutti, non ha comunque rilevanza penale, normalmente non c’è istigazione alla violenza. Molti utenti, quando parlano di Elliot Rodger, anziché inneggiare al suo gesto preferiscono discutere sull’aspetto esteriore: «Non è brutto, è un 6,5. Probabilmente se si fosse presentato su questo forum sarebbe stato cacciato come belloccio. Il problema è che viveva in California, dove è pieno di americani strafighi e pieni di soldi». Dentro e fuori dai forum incel non si percepisce una vera e propria dimensione del pericolo. Questo dipende anche da un accesso alle armi molto più difficile in Italia rispetto agli Stati Uniti, dove c’è peraltro una media di 5 omicidi ogni 100mila abitanti, mentre nel nostro Paese sono 0,5. «Può esserci qualche elemento di allarme intorno agli incel, ma non più di tanto in realtà», conclude Merzagora.
Un fenomeno che viene da lontano
Ma cosa ha portato al fenomeno incel? Secondo Sveva Magaraggia, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università Bicocca di Milano, è stato in qualche modo la reazione di una certa parte dell’universo maschile ai cambiamenti della società. «Gli incel raccolgono paure sensate, reali, difficoltà effettive che il mondo degli uomini ha avuto nel reagire ai grandi cambiamenti che ci sono stati a livello culturale e sociale dagli anni ’70 a oggi», sostiene la professoressa. «I redpillati e gli incel sono arrabbiati perché i maschi hanno perso diritti o privilegi che erano dati per scontati». L’avvento del femminismo, con la fine del tradizionale modello patriarcale e l’emancipazione sessuale della donna, ha tolto agli uomini certezze millenarie. Michel Houellebecq, uno dei più popolari scrittori del nostro tempo, ha posto la crisi del maschio occidentale contemporaneo al centro di molti suoi libri. In particolare, il suo romanzo d’esordio si intitola “Estensione del Dominio della Lotta”, intendendo con ciò l’aumento della competizione sessuale (e della sofferenza che ne deriva) portato dalla società liberale e post-sessantottina. Il dolore che si legge nelle righe di Houellebecq ricorda quello degli incel, i quali si ritengono oppressi dalle donne che negherebbero il loro diritto di avere una partner e del sesso.
Quella dei celibi involontari è una narrazione vittimistica, che colpevolizza le donne dei cambiamenti di una società in cui non esiste più lo stigma sociale delle donne non sposate e non è più l’uomo a provvedere al sostentamento della famiglia. Ma oltre la coltre della violenza verbale verso il genere femminile, nei forum incel si vede la grande fragilità di chi è desideroso di amore ma fatica a esprimerlo, anche perché vittima di stereotipi maschilisti. Dalla poca ricerca che è stata fatta sul tema, emerge che l’incel è una persona che ha spesso subito traumi durante l’infanzia o l’adolescenza, che l’hanno portata a un progressivo ritiro dalla vita sociale.
“Il liberalismo economico è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Altrettanto, il liberalismo sessuale è l’estensione del dominio della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società”.
Michel HouellebecqTuttavia in un classico meccanismo psicologico, la sofferenza di queste persone viene riversata su un capro espiatorio, che per gli incel sono appunto le donne. Tanto loro quanto i redpillati riconoscono come modello di maschilità l’uomo forte, virile, ricco e leader. Ma se per i secondi questo può essere raggiunto, i primi lo ritengono inavvicinabile. «Invece di mettere in discussione il modello macho, la loro frustrazione e destabilizzazione viene riversata, in forme più o meno aggressive e violente, sulle donne», illustra ancora la professoressa Magaraggia. Secondo la teoria redpill cui aderiscono anche i celibi involontari, un uomo con basso LMS non ha alcuna speranza, mentre una donna ha comunque la possibilità di trovare un partner “facendo la troia”. Per tale impari “legge dell’attrazione” questi uomini odiano le donne. Il loro vocabolario attinge a piene mani da quello maschilista e più in generale il gruppo riprende molti aspetti di questa cultura, come l’idea che le donne esercitino una sorta di violenza sessuale mostrandosi seducenti pur senza volersi concedere. Nei forum incel, le donne sono deumanizzate e reificate, arrivando a definirle come “NP”, non persone. Psicologicamente è certamente più facile odiare delle non persone, ma è interessante notare come incel e redpillati oggettifichino anche se stessi: nella rigida teoria LMS, tutti noi, uomini o donne, siamo solamente un numero.
La realtà degli uomini rifiutati dalle donne è sempre esistita, anche se probabilmente in termini minori rispetto ad oggi. La vera differenza per la creazione e radicalizzazione della comunità dei celibi involontari l’hanno fatta i social. Il concetto di camera dell’eco (o echo chamber) è fondamentale per capire come si è plasmato il fenomeno incel: confrontarsi solo con chi ha le stesse opinioni le rende più radicali, dato che manca qualsiasi tipo di input contrario, portandoli così a dare dei connotati strutturali alla loro rabbia. «Oggi Instagram ti sbatte in faccia le coppiette felici e questo fa arrabbiare l’incel, che sempre grazie ai social ha la possibilità di esprimersi», argomenta Abbiati. «Una pratica tipica dei celibi involontari è quella di creare profili fake su Tinder con foto di “Gigachad” e di mandarsi gli screenshot delle ragazze che li scelgono, mentre i loro profili reali non ricevono alcuna attenzione. Tinder diventa così un modo per confermare le loro teorie», continua il criminologo. Con termini diversi, Giovanni ha lo stesso pensiero. «Avete mai visto com’è il Tinder di una tipa? 300 e passa match, centinaia di messaggi. Tu magari hai delle foto brutte e non ti caga nessuno. Se tu parti dagli assunti degli incel per cui non c’è speranza, su Tinder trovi degli elementi per dire che non c’è speranza. È confirmation bias».

Nonostante il boom delle app di dating, le ricerche dimostrano come i giovani oggi abbiano meno rapporti della generazione che li ha preceduti: l’età media della prima volta si è alzata e sono sempre più numerose le persone con una vita sessuale scarsa o addirittura nulla. Sono state date molte spiegazioni a questo fenomeno: l’esponenziale aumento dei single (soprattutto nelle grandi città), l’estensivo utilizzo della pornografia come sostituto, una società sempre più focalizzata su di sé piuttosto che sulle relazioni. «Oggi le coppie che si conoscono di persona sono una rarità. È un trend riscontrabile a livello comportamentale e di mercato: anche noi che vendiamo corsi e consulenze notiamo che c’è uno spostamento verso l’interesse online», spiega Christian Pozza, fondatore della scuola di seduzione PlayLover Academy. Ma la mediazione della tecnologia nei rapporti tra i due sessi crea forti problematiche: manca la parte emozionale, la condivisione, la volontà di mettersi in gioco. Oggi però sembra essere la direzione verso cui stiamo marciando: «È un fenomeno emerso già prima della pandemia, che lo ha poi amplificato. Credo che tra 5 anni le conoscenze dal vivo scompariranno quasi completamente, il trend è questo», continua Pozza. Oltre all’avvento dei social network, le relazioni tra i due sessi scontano anche l’aver trascurato per troppo tempo una giusta educazione all’emotività e alla sessualità. «Per anni la poca educazione sessuale che si faceva nelle scuole era “no sex”: attenzione alle malattie, alle gravidanze indesiderate. La parte emozionale era quasi completamente assente», ricorda Magaraggia, che dà grande importanza anche al tema della pornografia: «Nei porno, oggi iper diffusi sin dalla più tenera età, non c’è dialogo, creano distanza tra maschile e femminile, oltre a generare standard irrealistici. Bisognerebbe cercare di costruire una socialità migliore».
Come aiutare gli incel?
Per supplire alle sopravvenute difficoltà di relazione tra i due sessi molte persone hanno deciso di rivolgersi appunto alle scuole di seduzione. Queste hanno come obiettivo di aiutare ragazzi e uomini ad approcciare le donne, in un mondo in cui ciò è considerato come qualcosa di sempre più difficile e innaturale. È interessante notare come il fenomeno sia quasi esclusivamente maschile, sebbene in Inghilterra esista almeno una scuola di seduzione per donne.
Il mondo dei Pick up artist, (letteralmente “artisti del rimorchio”) balzò agli onori della cronaca nel 2005 negli Stati Uniti con la pubblicazione del best-seller “The Game” da parte del giornalista Neil Strauss, che andò sotto copertura nelle nascenti scuole di seduzione e ne documentò le attività. Nel 2007 l’imprenditore Richard La Ruina portò il fenomeno per la prima volta in Europa nel Regno Unito. L’anno successivo La Ruina fondò insieme a Louis Nicoletta PUATraining Italia, la prima scuola di seduzione del nostro Paese. «Noi ci rivolgiamo maggiormente a persone sui 40 anni che hanno trascurato l’aspetto sentimentale della propria vita, magari per fare carriera, e ora cercano la donna della loro vita», spiega Nicoletta. L’approccio prevede corsi pratici e teorici, individuali e di gruppo, con cui cercare di superare i blocchi che hanno le persone che si rivolgono a queste scuole. «Proviamo a scavare dentro di loro, comprendere le cause profonde di questi problemi. Spesso si tratta di persone che hanno avuto genitori possessivi o molto conservatori, oppure padri assenti», prosegue il fondatore di PUATraining. Al contrario, il core business di PlayLover Academy, fondata nel 2016, è sui ragazzi della fascia 20-30, tendenzialmente molto focalizzati sull’importanza dei social network. «Notiamo in questa generazione una grande carenza comunicativa con l’altro sesso», racconta il fondatore Christian Pozza. «Diamo consigli su come fare conoscenze online e migliorare il profilo Tinder, ma anche su come ritornare con l’ex o su come uscire dalla friendzone. La richiesta del mercato va verso l’online, ma io sono per un utilizzo equilibrato tra tecnologia e parte dal vivo», continua Pozza.
Dal 2008 a oggi però, il mondo è cambiato. Oltre alla diffusione dei social network, in questo ambito ha avuto grande importanza l’avvento del movimento femminista “MeToo”. «Intendiamoci, io sono con le femministe quando si tratta di istanze come la parità salariale», precisa Nicoletta, «ma alcune loro frange estremiste hanno cercato con sempre più insistenza di stabilire un legame tra approcciare (ovviamente in modo rispettoso) e molestare. Oggi è totalmente inaccettabile pensare di approcciare una ragazza in metro o per strada, come era normale per la mia generazione». Secondo il fondatore di PUATraining, la combo di social media e di quelle che definisce “nazifemministe” ha inibito la capacità di molti uomini di approcciare dal vivo, con tutti i problemi emozionali e comunicativi che ne derivano. Dall’altro lato però, bisogna registrare come in questi 14 anni l’utilizzo delle app di dating e la possibilità di farsi aiutare nella propria relazione con le donne siano state socialmente sdoganate, perlomeno nelle grandi città.
Ma l’idea di ricevere un aiuto, da una scuola di seduzione o anche da uno psicologo, non è contemplata dagli incel. Per loro queste persone sono inutili “venditori di fumo”, che sfruttano la disperazione delle persone per fare soldi. Sul web è in corso una sorta di guerra tra incel e scuole di seduzione, con le seconde che postano il loro materiale sui social e i primi che lo commentano regolarmente con disprezzo e ironia, spesso anche attraverso i meme. «Mi fa ridere come nel 99,9% dei casi postino solo video di loro studenti mentre PARLANO con tizie a caso per strada o mentre chattano con delle C.O. su Tinder, come se rappresentasse chissà quale traguardo», scrive sul Forum dei Brutti un utente che ha scelto il nickname “Subumano”. «Noi proviamo a rispondergli con ragionamenti logici, chiedendogli per esempio come la teoria LMS spieghi che molti operai dell’Ilva siano felicemente sposati, ma loro sono fossilizzati e non si smuovono dalla loro idea», dice Nicoletta.
Tra i meme incel più famosi, che mostra come le differenze tra Vergine e Chad siano evidenti già dalla camminata
Qui viene presentato un personaggio ricorrente nell’immaginario incel, il Gigachad, massima espressione del maschio virile. Si tratta di una persona reale, ovvero il modello russo Ernest Khalimov
Questo meme è un esempio di metaironia: il bersaglio è proprio l’incel, per il suo cortocircuito sul rispetto verso le donne
Non mancano i meme contro gli incel: qui viene usato un famoso episodio del cartone “Due Fantagenitori” per far notare che i celibi involontari siano spesso i primi ad avere pretese alte in materia di donne
Ma come aiutare allora gli incel? Secondo Francesco Abbiati, si deve innanzitutto partire dalla prevenzione sociale: «Bisognerebbe riuscire a comprenderli nel periodo più sensibile, ovvero l’adolescenza. Parliamo di individui che iniziano a mostrare segni di isolamento già in questa fase dove sarebbe necessario agire. Poi andrebbero forniti gli strumenti per allontanarsi o non avvicinarsi a forum e siti con contenuti estremisti», sostiene il criminologo. L’approccio è condiviso anche dalla collega Maria Laura Personeni, che punterebbe in particolare sulla prevenzione del bullismo, sull’educazione alla sessualità e sul ruolo della scuola per arginare situazioni familiari difficili, che sono terreno fertile per lo sviluppo di fenomeni di radicalizzazione. Dal punto di vista normativo poi, secondo Serena Scandolara potrebbero essere utili degli strumenti condivisi a livello internazionale, dal momento che è un fenomeno legato alla rete che è per sua natura globale. «Il modello potrebbe essere la Convenzione di New York per la tutela dei diritti del fanciullo che mira a impedire il loro sfruttamento sociale online», propone la giurista e criminologa. Ma oltre a queste fondamentali misure, quello di cui gli incel avrebbero forse più bisogno sarebbe un “clic” a livello psicologico. Secondo Sveva Magaraggia «queste persone dovrebbero avere la forza di fermarsi e voltare il loro sguardo rabbioso verso di sé, chiedendosi in cosa possono cambiare e in che cosa la società deve cambiare. L’esternalizzazione della colpa è tipica dei bambini, gli adulti dovrebbero prendersi le proprie responsabilità». E questo è vero per tutti, non solo per gli incel.