Lavoro e contratti, Roma finisce nel mirino di Bruxelles. Con l’invio di una lettera di costituzione in mora, mercoledì 19 aprile la Commissione europea ha avviato la procedura d’infrazione per le normative nazionali sull’impiego dei lavoratori stagionali. Non solo. Bruxelles non ha ritenuto soddisfacenti le spòiegazioni che l’Italia ha fornito sull’ uso dei contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione. La commissione, con un parere motivato, ha chiesto di conformarsi al diritto comunitario.

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Lavoro stagionale – Nel 2014 l’Unione Europea ha emanato la direttiva n. 36, che mira a evitare lo sfruttamento e ad assicurare condizioni di vita dignitose ai lavoratori stagionali. L’Italia e altri nove paesi (Belgio, Bulgaria, Germania, Estonia, Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo) non avrebbero recepito il provvedimento in modo conforme agli obiettivi di Bruxelles e, nei loro confronti, la Commissione ha avviato una procedura d’infrazione. Si tratta di un procedimento giurisdizionale che l’organo esecutivo dell’Ue può azionare nel caso in cui uno o più Stati membri non abbiano rispettato il diritto comunitario. Il primo passaggio della procedura consiste nell’invio di una lettera di costituzione in mora con cui l’Ue chiede informazioni al Paese in questione sulla normativa nazionale per verificare la sua conformità agli obblighi comunitari. Mercoledì l’Italia ha ricevuto la richiesta di spiegazioni da parte della Commissione e sarà tenuta entro due mesi a rispondere sulle eventuali inadempienze. Nel caso in cui Bruxelles dovesse ritenere che l’Italia non abbia recepito in modo corretto la direttiva, la commissione invierà un parere motivato con cui chiederà al paese di conformarsi agli obblighi.
I contratti nella pa – A una fase avanzata della procedura d’infrazione è quella sul recepimento non corretto da parte dell’Italia della direttiva 1999/70. Il provvedimento comunitario mira a evitare la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato e obbliga gli Stati membri ad adottare misure volte a tutelarli. Nel 2019 la commissione europea aveva già inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora per accertare la sua eventuale inadempienza. L’Ue non ha ritenuto sufficienti però le argomentazioni e ha inviato mercoledì un parere motivato. L’applicazione di un contratto a termine per chi lavora nella pa comporterebbe condizioni di lavoro meno favorevoli da quelle che deriverebbero da un contratto a tempo indeterminato. Secondo la Commissione «la normativa italiana non previene nè sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico». Così si è espressa Bruxelles nel provvedimento inviato all’Italia. Tra i lavoratori interessati ci sono insegnanti e personale amministrativo, operatori sanitari, lavoratori forestali e volontari dei vigili del fuoco. Nel caso in cui il nostro paese dovesse continuare a non conformarsi alla direttiva comunitaria interverrà la Corte di Giustizia.