I sei giudici della sezione Immigrazione di Roma si riuniscono l’11 novembre per discutere del trattenimento dei sette migranti del centro italiano di permanenza e rimpatrio costruito in Albania. Poche settimane fa, appellandosi alle leggi del diritto europeo sui Paesi di provenienza da considerare sicuri, non avevano convalidato i trattenimenti – dispoosti dalla questura della Capitale – di altri dodici migranti portati a Gjader. Sulla questione è in corso da giorni uno scontro tra magistratura e governo, che in proposito ha varato un proprio decreto ‘Paesi sicuri’ che tuttavia continua a essere diverso da quanto pèrevisto dalle norme comunigtarie.

Alta tensione – Sull’argomento, in occasione del convegno per i 60 anni dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), è intervenuta la presidente di Magistratura democratica Silvia Albano: «Il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come “giudice comunista” mi preoccupa molto per lo stato della nostra democrazia e per il suo futuro. In tasca non abbiamo il libretto di Mao né il Capitale di Marx, ma la Costituzione», ha dichiarato. Anche lei era tra i magistrati che lo scorso 18 ottobre avevano annullato i primi trattenimenti di migranti in Albania. «I giudici stanno solo cercando di fare il loro lavoro, applicare la legge e i rinvii alla Corte di Giustizia non sono solo su questo tema ma su tutti i temi regolati dal diritto dell’Unione. E l’asilo è uno di questi. Non ho nessuna intenzione di andare allo scontro con il governo, è il governo che vuole uno scontro», ha proseguito ,a leader della corrente progressita del sindacato dei magistrati.

Prove di conciliazione – A mediare tra le parti, usando toni concilianti, ha provato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: «Noi vogliamo il dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che è chiamata ad applicare le leggi. Mi auguro che nel confronto futuro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi in Parlamento e un abbassamento di toni da parte della politica nel criticare le sentenze», ha sentenziato. Appello che, però, gli alleati al governo non hanno raccolto. «La magistrata Albano dice che non ha in tasca il libretto di Mao Tse Tung, ma la Costituzione? Sono contento. Le regalerò degli occhiali così la leggerà meglio», ha ironizzato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. Poi ha aggiunto: «Stiamo peggio che in Corea del Nord. Lì, forse, ci sono più garanzie e più trasparenza nelle giustizia di quante ve ne siano in Italia». A commentare la vicenda, in un post su X, anche il vicepremier Matteo Salvini: «Quei giudici, pochi per fortuna, che invece di applicare le leggi le stravolgono e boicottano, dovrebbero avere la dignità di dimettersi e cambiare mestiere».

La voce del sindacato – Per l’Associazione nazionale magistrati, il «clima è peggiorato» rispetto agli attacchi che arrivavano nel passato. «Prima erano i pubblici ministeri le toghe rosse, che ora invece sono dappertutto, anche nei tribunali civili che si occupano di immigrazione. Una cosa è la critica e un’altra cosa è la rappresentazione di un potere che diventa arbitrario ed eversivo. Tutto questo è inaccettabile», ha affermato il leader del sindacato Giuseppe Santalucia.