Che sia l’inizio di un Rinascimento o una grande bolla pronta a scoppiare lo si scoprirà col tempo. 54.452 voti online, nella giornata di domenica 24 novembre, hanno stabilito la linea che dovrà prendere il Movimento 5 Stelle. Un partito che alle ultime Europee, aveva visto mettere la croce sul simbolo, che probabilmente sarà strappato nel prossimo futuro, da 2,3 milioni di italiani. L’affluenza alla “Costituente” è stata in generale del 63%, ma su alcuni singoli quesiti la partecipazione è stata anche inferiore. Dai big del movimento-partito è tutto un gran entusiasmo.  A partire dal leader Giuseppe Conte che ha visto nella Costituente una fase di rigenerazione per «tracciare una nuova rotta, per ascoltare la base, voi iscritti che non ci avete mai lasciato a dispetto delle scissioni e dei tradimenti di qualcuno che aveva contribuito al sogno». Un intervento arrivato a chiusura della due giorni a Roma della kermesse Nova: «Noi rispondiamo con più partecipazione. Il fuoco è vivo, non si è spento, è sempre dentro di noi, il M5s non sarà mai una timida brezza, ma un vento forte».

Da francescani a gesuiti – Assente il cofondatore dei 5 Stelle Beppe Grillo: tra lui e Conte il rapporto si era inasprito da mesi. Gli iscritti hanno deciso di eliminare il ruolo del garante, facendo di fatto fuori proprio Grillo. L’uscita plateale del comico non c’è stata. Nei giorni precedenti si ipotizzavano un blitz per un intervento dirompente o un contro-discorso videoregistrato. Nulla di tutto ciò. Un’immagine su WhatsApp («Da francescani a gesuiti») che potrebbe essere il preludio di un commento più articolato o della ritirata dal partito dell’ala movimentista, da oggi francescana, dei 5 Stelle.

Via al terzo mandato – È saltato anche il limite del doppio mandato per i parlamentari, battaglia distintiva delle origini contro la casta. Potranno candidarsi anche per un terzo giro, per non disperdere le competenze acquisite nei palazzi della politica.

Posizionamento a sinistra – Il referendum interno spingerà Conte a imprimere una linea politica definita. «I quesiti confermano che siamo progressisti indipendenti», ha affermato l’ex premier. «Significa essere radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni, le alleanze sono e saranno sempre non un fine, ma un mezzo per combattere battaglie giuste». Con il nuovo corso, la dirigenza vuole lasciarsi alle spalle le politiche giallo-verde del primo Governo Conte. L’etichetta “progressisti indipendenti” rappresenta piuttosto un via libera alle alleanze, che hanno premiato il centro-sinistra alle Regionali in Sardegna e, più di recente, in Emilia-Romagna e Umbria. Conte ha affermato che serve «sporcarsi le mani».