La giovane democrazia sudcoreana ha vacillato, ma non è caduta. Il 3 dicembre il presidente Yoon Suk-yeol aveva proclamato la legge marziale e sospeso il parlamento. La motivazione che ha dichiarato Yoon, durante un discorso tv nella tarda serata di martedì, è quella di voler: «proteggere la Corea del Sud dalle minacce poste dalle forze comuniste nord coreane e eliminare gli elementi ostili allo Stato». Questi ultimi, secondo il presidente, sarebbero i sostenitori del Partito democratico, accusato di paralizzare le attività del governo e di essere una forza antistato filo-nordcoreana. Il Partito del Potere Popolare (Ppp) cui appartiene Yoon ha criticato pubblicamente la mossa del presidente, prendendo le distanze da quella che è stata una iniziativa personale. Contro Yoon è stata presentata una mozione di impeachment, ovvero di messa in stato di accusa, dall’opposizione. Il voto in parlamento è stato fissato per le 19 locali di sabato 7 dicembre e dipenderà dal partito del presidente. Infatti, per essere approvata la mozione ha bisogno del voto di almeno 9 dei 108 membri di Ppp. Sono inoltre arrivate le dimissioni del ministro della Difesa Kim Yong-hyun, che aveva suggerito la proclamazione della legge marziale al presidente e ordinato alle truppe di bloccare il parlamento. Ora rischia a sua volta l’impeachment e l’ergastolo per tradimento.
La legge marziale e il fallimento del colpo di stato – La legge marziale è un sistema di governo che sospende le leggi ordinarie e attribuisce ai tribunali militari ampi poteri giudiziari, di fatto interrompendo il normale svolgimento della democrazia e ogni attività politica, compresa quella parlamentare. Il provvedimento ha scatenato una massiccia protesta popolare, con migliaia di persone che martedì si sono riversate per le strade di Seul chiedendo le dimissioni del presidente. Nonostante il blocco imposto dall’esercito, 190 deputati – non solo membri dell’opposizione ma anche dello stesso Ppp – sono riusciti a entrare nel parlamento e a votare all’unanimità per la revoca della legge marziale. Le forze armate e la polizia, dislocate intorno all’Assemblea nazionale, si sono ritirate senza opporre resistenza, decretando nei fatti il fallimento del (presunto?) colpo di stato.
La situazione politica prima del 3 dicembre – Da aprile di quest’anno, a seguito delle elezioni parlamentari, l’Assemblea nazionale è controllata dal Partito democratico che detiene la maggioranza parlamentare con 192 seggi su 300 e rappresenta il principale partito di opposizione, ben più forte e popolare del Ppp. Quello di Yoon è di fatto un governo di minoranza e la situazione ha creato uno stallo politico nel paese che il presidente definisce una «dittatura del potere legislativo». Il Partito democratico ha bloccato diverse iniziative del governo, tra cui la legge di bilancio per il 2025 proposta dal governo. La settimana scorsa ne ha presentato una versione molto ridotta, insieme a richieste di destituzione per diversi esponenti di governo. Già da tempo il presidente godeva di un tasso di approvazione molto basso, sotto al 25%, e quello di introdurre la legge marziale è sembrato un tentativo di colpire duramente le opposizioni con l’obiettivo di squalificarle politicamente.
Washington, che considera il paese un partner strategico cruciale in Asia e che ha 28 500 soldati sul territorio per contenere eventuali minacce nordcoreane, ha espresso «preoccupazione» per gli eventi ma anche «sollievo» per il ripristino dell’ordine democratico.