Sarà un “parricidio” o un “Crono che mangia i suoi figli”? Le parole usate dalla presidente cinquestelle della Sardegna Alessandra Todde descrivono bene  l’ennesimo capitolo della tormentata storia del Movimento Cinquestelle. Per quattro giorni, dal 5 al’8 dicembre, gli iscritti sono chiamati a rivotare sul futuro ruolo del fondatore e garante del Movimento, Beppe Grillo, nonchè  su altri quesiti rilevanti come le alleanze territoriali. Gli iscritti aventi diritti al voto sono circa 89 mila, ossia coloro che risultano appartenenti al Movimento da almeno 6 mesi, dopo uno sfoltimento dei ranghi voluto anche dal presidente Giuseppe Conte: una mossa utile per eliminare gli iscritti inattivi e poter così raggiungere più facilmente il quorum, corrispondente al cinquanta percento più uno degli iscritti totali.

Conte GrilloI Quesiti – Quorum che era stato ottenuto nella prima votazione, tra il 21 e il 24 novembre scorsi, nella quale erano stati approvati tutti i quaranta quesiti proposti, tra i quali l’abolizione del vincolo dei due mandati – aumentati a tre, con la possibilità ulteriore di ricandidarsi dopo cinque anni di pausa – e la cancellazione della figura del garante, carica attribuita al fondatore Beppe Grillo nel 2017. Il garante stesso ha avuto però grazie alle proprie prerogative la possibilità di richiedere la ripetizione del voto. La battaglia tra il garante e il presidente ruoterà tutta attorno al raggiungimento del quorum: sembra molto probabile che la maggioranza degli iscritti voterà nuovamente per l’abolizione. 

Lotta o rassegnazione – Ora Grillo si trova nella situazione di sperare che i suoi sostenitori si astengano dal voto, invitandoli ad andare «a votare, se volete andare a votare, altrimenti andate per funghi». Una formulazione che ricorda un po’ il modo in cui il segretario socialista Bettino Craxi aveva esortato gli italiani ad “andare al mare” invece che al voto nel referendum del ‘91 sulla riduzione delle preferenze elettorali. Ironia della sorte, fu proprio una battuta su Craxi a costare a Grillo il lavoro alla Rai. Il comico genovese sembra comunque non troppo fiducioso sulla possibilità di mantenere il proprio ruolo nel movimento guidato da Conte: il 3 dicembre ha infatti postato un video su Facebook in cui, alla guida di un carro funebre, affermava che «Il Movimento è morto e stramorto, ma l’humus al suo interno è vivo». Mentre invitava “il mago di Oz” Conte e chi lo segue a scegliersi un nuovo simbolo, Grillo sembrava quindi quasi prospettare una fuoriuscita della “parte buona” del movimento dal progetto di Conte, vista l’impossibilità di continuare a influenzarlo da dentro.

Il commento di Conte – il presidente del Movimento 5 Stelle ha affermato che votare nuovamente sulle norme statutarie è «una anomalia perché già abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti. Il problema però è che c’è una clausola del vecchio statuto e lui (Grillo, ndr) ha voluto rivendicare questo diritto, privilegio. E’ una di quelle clausole che la comunità ha voluto cancellare», concludendo che «per l’ultima volta la dovevo applicare». Conte  ha invece commentato così lo scontro col fondatore del Movimento: «Sicuramente non è una bega personale tra lui e me, come un po’ distortamente alcuni la rappresentano. La questione è politica. Ed è semplice: da un lato c’è il passato e dall’altro c’è il futuro. Nel nuovo Movimento che sta nascendo nessuno può essere Sopraelevato». Ha poi minimizzato il rischio di spaccature interne: «Non si fa una scissione dicendo “abbiamo un grande futuro alle spalle”. Da Grillo in tre anni non ho sentito nessun progetto politico alternativo».