Finisce un’era. L’ultima bobina di carta e fotocopie per ufficio ha lasciato la fabbrica Fabriano (Ancona) dopo quasi cinquant’anni. Mercoledì 10 dicembre la storica macchina F3 all’interno dello stabilimento di Vetralla, la più grande del Gruppo Fedrigoni, è stata spenta per sempre. «I dipendenti erano in lacrime. Il famoso Fabriano copy 2 non sarà più disponibile», racconta Valerio Monti, dipendente di Giano Srl (società attiva nel ramo della produzione di carta per ufficio) e segretario Uilcom, sindacato che tutela i lavoratori nel mondo della comunicazione. Era il 1976 quando, nelle Marche, l’azienda ha iniziato a sfornare risme destinate all’uso lavorativo quotidiano, business da cui ha ufficialmente deciso di uscire. Una scelta motivata dalla mancanza di nuovi partner e possibili acquirenti. Nel settore si stampa sempre meno e le società straniere la fanno da padrone.

Ricollocamento – Nessun licenziamento, però, come era stato preventivato lo scorso ottobre. I 174 dipendenti di Vetralla e Fabriano saranno posti in cassa integrazione straordinaria per un anno, poi ricollocati. L’azienda proporrà 31 posizioni legate ai servizi e dieci al business di sicurezza nello stabilimento di Fabriano, ulteriori dieci con agganci nel settore Fabriano Colore nel sito di Rocchetta e sedici negli altri stabilimenti marchigiani, con la concreta possibilità che aumentino a venti a causa dei pensionamenti previsti nel corso del prossimo anno. Insomma, il gruppo Fedrigoni, a cui il brand fa capo, non ha intenzione di lasciare la città marchigiana. Anche perché, dal 1264, Fabriano è sinonimo di carta. Le opportunità di ricollocamento riguarderanno anche il Nord Italia, con altri 55 posti di lavoro nelle fabbriche Fedrigoni di Trentino, Friuli e Veneto. Le candidature saranno su base volontaria e con benefit e facilitazioni fino a due anni. Per coloro che cambieranno mansione, inoltre, la Regione Marche metterà a disposizione alcuni fondi per attività di formazione e riqualificazione.

Nuove ambizioni – «L’anno che abbiamo davanti ci darà il tempo di identificare nuove opportunità occupazionali anche grazie al potenziamento di alcuni segmenti del business Fabriano, come le carte speciali per il disegno artistico, le carte di sicurezza e i prodotti per la scuola e la cartoleria realizzati nelle Marche, su cui intendiamo investire», spiega a La Repubblica l’amministratore delegato di Fedrigoni Marco Nespolo. Lo storico marchio apre dunque a nuovi scenari e ambizioni: «Abbiamo un piano di investimento da oltre 300 milioni di euro a livello globale, di cui una parte è destinata ai nostri cinque stabilimenti che sono nella regione», dichiara ancora l’ad. Nonostante l’uscita dal business della carta d’ufficio, la società ha chiuso il terzo trimestre di quest’anno con ricavi pari a circa 468 milioni di euro, in aumento del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. E, quasi sicuramente, il bilancio 2024 sarà in verde: «Ci aspettiamo che i ricavi superino i due miliardi di euro e il margine operativo (Ebitda) proforma i 370 milioni di euro, con una crescita di circa il 10% rispetto all’anno precedente», rivela Nespolo.

Addio alla F3 – Resta, comunque, lo spegnimento storico della macchina F3, dopo anni di produzione a ciclo continuo. «Si è chiuso l’ennesimo capitolo drammatico di un’eccellenza italiana», il messaggio social postato dai dipendenti dello stabilimento di Fabriano. A far loro eco, le parole di Monti: «Per 50 anni, grazie alla F3 tantissime famiglie fabrianesi hanno potuto avere un reddito. Proporremo che l’ultima bobina sia conservata all’interno del museo della Carta e della Filigrana di Fabriano perché chiunque possa ricordare».