L’indagine annuale del Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia, giunta alla sua 35° edizione, per il 2024 ha incoronato Bergamo con Trento e Bolzano damigelle d’onore e Reggio Calabria a chiudere la classifica. Ma come viene stilata la graduatoria?  Si basa su un insieme complesso di 90 indicatori raggruppati in sei macro-aree: Ricchezza e consumi, Affari e lavoro, Ambiente e servizi, Demografia, società e salute, Giustizia e sicurezza, Cultura e tempo libero. Ogni anno, questo studio offre una fotografia dettagliata dei territori italiani, classificando le province in base a dati ufficiali e certificati da fonti autorevoli come il ministero dell’Interno, Istat, Inps, Agcom, Siae e Banca d’Italia.

Bergamo in cima – Bergamo si è posizionata al vertice della classifica nel 2024, un risultato che rispecchia una ripresa straordinaria dopo gli eventi traumatici del 2020, anno in cui si trovava al 52esimo posto della classifica. Quasi cinque anni sono trascorsi dal 18 marzo 2020, quando 70 mezzi militari trasportavano fuori da Bergamo le salme delle prime vittime del Covid-19. La città ha guadagnato posizioni grazie a una serie di fattori chiave. Per quanto riguarda la categoria Ambiente e servizi, ha beneficiato dell’innovazione nella gestione delle aree dismesse e della spinta verso una mobilità sostenibile. La sindaca Elena Carnevali ha sottolineato come la città sia riuscita a creare un fronte comune tra amministrazione, imprese e comunità, dimostrando un pragmatismo che si traduce in progetti concreti come il recupero delle aree industriali e un’attenzione particolare all’innovazione tecnologica e culturale. In termini di Demografia, società e salute, Bergamo si distingue per l’autosufficienza sanitaria, con un sistema ospedaliero che non solo soddisfa le esigenze locali ma attira anche pazienti da altre regioni. Questo ha contribuito a un punteggio elevato in questa macro-categoria, dove Bergamo ha mostrato una performance d’eccezione, segnando un 22% di pazienti provenienti da fuori regione. Sul fronte Affari e lavoro, la città ha visto una crescita nel turismo e nell’innovazione tecnologica, con strutture come l’università e il Kilometro Rosso, il polo privato per l’innovazione, in cui Bergamo è presente con il suo laboratorio di Meccatronica, le aule per l’alta formazione e gli uffici di trasferimento tecnologico, che catalizzano interesse e investimenti.

L’ultima della lista – All’altro estremo della classifica, Reggio Calabria chiude la graduatoria. La città è penalizzata in particolare per il rischio idrogeologico, l’emigrazione e la mancanza di opportunità lavorative. Tuttavia, non mancano segnali di speranza, soprattutto con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha visto il comune impegnato in ben 55 progetti per un valore di oltre 200 milioni di euro, puntando a migliorare infrastrutture e servizi pubblici. Gli indicatori che hanno pesato negativamente includono Ambiente e servizi e Affari e lavoro, nei quali la città denuncia carenze significative. Tuttavia, sotto la guida di amministratori e attivisti come Antonella Cuzzocrea, Reggio Calabria sta cercando di rilanciarsi, con iniziative come l’ampliamento degli asili nido e un ammodernamento della flotta dei trasporti pubblici verso soluzioni più ecologiche.

I nuovi parametri del 2024 – Quest’anno l’indagine ha introdotto 27 nuovi parametri, tra cui il rischio idrogeologico, la cassa integrazione guadagni (Cig), il trend del Pil e le disuguaglianze reddituali, riflettendo un tentativo di adattare l’analisi ai cambiamenti economici e sociali contemporanei. Questi nuovi indicatori hanno avuto un impatto notevole sulla classifica, con Bergamo che beneficia di un incremento del Pil pro capite e di una ridotta disuguaglianza reddituale rispetto a Reggio Calabria, dove questi fattori sono ancora in fase di miglioramento. Trento e Bolzano, due habituè del podio, che ricoprono rispettivamente il secondo e il terzo posto, hanno mostrato una buona performance in termini di fecondità e salute demografica, oltre a un’efficace gestione delle risorse ambientali e dei servizi pubblici. Dall’83esimo posto in poi, la classifica presenta tutte città del sud Italia, come Catania, Messina, Palermo, Napoli, Enna e Cosenza. Questo fenomeno è attribuibile a diverse ragioni: il Sud continua a soffrire un Pil pro capite più basso, un tasso di disoccupazione più elevato e una maggiore disparità di reddito dichiarato rispetto al centro-nord. Inoltre, i nuovi parametri come il rischio idrogeologico e la qualità dei servizi pubblici evidenziano ulteriormente le difficoltà infrastrutturali e sociali che queste regioni devono affrontare, portando a una performance complessiva meno competitiva nella classifica.