«Non ho paura della morte, basta non faccia male». Nella mattina del 13 gennaio, Oliviero Toscani è morto. Dopo aver combattuto per tutta la vita impugnando la sua macchina fotografica, non ha perso, si è solo lasciato trasportare dalla malattia. Vicino a lui Kirsti Moseng, la modella norvegese che lo ha accompagnato per quasi 50 anni di matrimonio.
La fotografia – Definirlo un semplice fotografo sarebbe riduttivo, Oliviero Toscani era un combattente, sempre pronto a denunciare i soprusi e le ingiustizie della società grazie alla sua macchina fotografica. «È solo un mezzo, faccio il fotografo perché sono un fotografo. Uno scrittore non è uno a cui piacciono le penne» aveva dichiarato parlando della sua compagna di viaggio. Con la macchina fotografica ha saputo trasformare il semplice diletto in una critica sociale. L’unione lavorativa con Benetton, nel 1982, è stata il trampolino di lancio per le campagne pubblicitarie dal significato sociale spesso divisivo. Scatti controversi, come la scelta di ritrarre un prete e una suora che si baciano, oppure il riferimento biblico “Chi mi ama mi segua” immortalato su un fondoschiena femminile per Jesus Jeans, marca di pantaloni italiana. Dall’Aids alla mafia, senza tralasciare l’omofobia e la pena di morte, Toscani ha saputo sviluppare tutti questi temi, seppur rimanendo confinato nella pubblicità.
La carriera – Gli inizi nel 1956 con il suo primo scatto pubblicato sul Corriere della sera: a soli 14 anni ha catturato lo sguardo di Rachele Mussolini a Predappio durante la tumulazione di suo marito Benito, il Duce del fascismo. Dopo il diploma in fotografia l’ingresso nel mondo delle pubblicità con la campagna Algida. In poco tempo l’aumento delle richieste lo ha portato sulle prime pagine dei giornali: Vogue, Elle, GQ sono solo alcuni. Nel 2007 è tornato a far parlare di sé. Per il marchio Nolita ha fotografato Isabelle Caro, modella francese di 31 chili per 1,64 metri, una critica sociale forte e divisiva con cui Toscani ha voluto denunciare il problema dell’anoressia.
La famiglia – Nato a Milano nel 1942, già da piccolo c’è l’avvicinamento al mondo della fotografia grazie al padre, Fedele, uno dei primi fotoreporter del Corriere della Sera. Dopo il liceo ha proseguito la formazione a Zurigo, dove dal 1961 al 1965 ha studiato grafica e fotografia. Prima dell’incontro con Kirsti Moseng, altri due matrimoni. Dalla prima moglie, Brigitte, sposata a soli 23 anni, è nato Alexandre. Poi sono arrivate Olivia e Sabina, entrambe dal secondo matrimonio di Toscani, quello con Agnete. Il rapporto con almeno una delle figlie è stato complicato: Olivia in una lettera al Corriere della Sera ha dichiarato con toni forti di non aver più rivisto il padre da quando aveva 15 anni. Infine le nozze con Kirsti, con lei il matrimonio più duraturo e tre figli. Lola, Ali e Rocco, di cui Toscani aveva parlato in una recente intervista televisiva dichiarando: «Mio figlio butterà le mie ceneri sulle feci dei cavalli. Quando muori è finita».
La malattia – L’amiloidosi lo stava prosciugando, aveva perso quasi 40 chili e dal 10 gennaio era ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Cecina, nel Livornese. Gli amiloidi sono depositi anomali di proteine negli organi e nei tessuti, che compromettono le funzioni vitali e lentamente portano alla morte. Aveva dichiarato di volersi informare, con l’amico Marco Cappato, sulle opzioni del suicido assistito in Svizzera, un ultimo gesto per liberarsi della sua malattia incurabile. «Siamo alla mercé di un sistema che mi fa veramente paura. La destra è contro la libertà di scelta»: seppur provato, Toscani non ha mai perso i suoi toni combattivi.