«Ieri è stata una bella giornata per l’Italia intera, per il Sistema Italia, per le tante persone che ci hanno lavorato, è stata una bella giornata per me. Tra le tante cose che accadono quando si ricoprono incarichi importanti, non ho mai provato un’emozione così grande in questi anni rispetto al poter dire a una madre che sua figlia sta tornando a casa». Lo ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno in riferimento alla liberazione della giornalista Cecilia Sala.

Sala su X – Ci sarà tempo per avere il resoconto della 29enne. L’arrivo in Italia è stato il giorno della commozione, degli abbracci e dei ringraziamenti. Ai genitori, al governo, all’intelligence e ai corpi diplomatici. Ad attenderla c’erano i genitori, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e la stessa Meloni, che aveva informato in prima persona la madre per messaggio e poi con una telefonata. In mattinata è arrivato anche il commento un po’ più a mente fredda di Sala, affidato a X: “Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo. Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che sarei stata a casa oggi. Grazie”. Poche frasi che accompagnano la foto con l’abbraccio al fidanzato e collega Daniele Ranieri, quando è atterrata ieri pomeriggio a Ciampino.

L’audizione del Ros – All’aeroporto di Roma è stata sentita per 3 ore e 20 dai carabinieri del Ros che hanno raccolto la testimonianza sulle tre settimane di prigionia al carcere di Evin. Il verbale dell’audizione sarà trasmesso alla Procura capitolina, che deciderà se aprire un fascicolo sull’arresto a Teheran della giornalista de Il Foglio e di Chora Media.

Quello che si sa – Sala è stata rinchiusa in isolamento per 20 giorni, in una cella stretta, senza materasso, con due coperte, qualche dattero da mangiare, una luce sempre accesa e una feritoia sul soffitto. Non ha incontrato nessuno, a eccezione dell’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amadei. Non le è mai stato consegnato il pacco con i generi di conforto: gli occhiali, un libro e una mascherina per coprire gli occhi dalla luce. La giornalista ha poi chiesto di avere il Corano «perché è un libro molto lungo», avrebbe confidato ai familiari, immaginando che la detenzione sarebbe durata più a lungo. Il 7 gennaio è stata spostata in una cella più grande e condivisa con una donna iraniana e le è stato dato il libro Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami. Cecilia Sala ha pure potuto fare una chiamata a casa.

La svolta – La nuova condizione carcerarie di Sala è stata interpretata con fiducia dalla diplomazia e dall’intelligence. Era il segnale che l’Iran stesse mantenendo i patti. La certezza è arrivata a Palazzo Chigi nel pomeriggio del 7 gennaio. Poco dopo viene mobilitato a Roma il Falcon 900 che è stato spostato a Napoli in attesa del volo per l’Iran. Alle 5 dell’8 gennaio il jet dell’aeronautica militare è decollato con destinazione Teheran. Allo scalo Mehrabad l’aereo è rimasto fermo per due ore e mezza, il tempo necessario per l’arrivo di Sala. Alle 11.20 la missione italiana ha lasciato il suolo iraniano e poco dopo è stata diffusa l’ufficialità della notizia.

I rapporti internazionali – La presidente del Consiglio Meloni nella conferenza stampa coi giornalisti ha negato di aver discusso su singoli dossier con Donald Trump nell’incontro a Mar-a-Lago di pochi giorni fa. Ha invece ammesso dei rapporti avuti con l’uscente amministrazione Biden, elogiando il «lavoro complesso di triangolazione con Iran e Stati Uniti». Molti osservatori hanno parlato anche dei positivi contatti con la diplomazia siriana.

Il caso Abedini – Negli ultimi giorni è stata smentita da Roma e Teheran la connessione tra la vicenda Sala e la cattura a Milano su mandato internazionale dell’ingegnere Mohammad Abedini, con l’accusa di aver fornito droni americani all’Iran e di aver sostenuto le Guardie della Rivoluzione. Il 15 gennaio la Corte di Appello di Milano dovrà decidere se concedere i domiciliari ad Abedini. Dopodiché l’estradizione sarà una decisione politica del Guardasigilli. Il ministro Nordio potrebbe non concederla. Meloni ha dichiarato in conferenza stampa che la questione «è al vaglio del ministero della Giustizia» e che «bisogna continuare a discuterne con gli amici americani». Gli Stati Uniti potrebbero anche non formalizzare la richiesta di consegnare l’ingegnere iraniano.