Una valanga ha ucciso tre persone in Piemonte verso le 12.45 di ieri, 12 gennaio. I tre scialpinisti, Enzo Bonini 65enne titolare di un’autoscuola, Matteo Auguadro, velista 48enne e Matteo Lomazzi, operaio frontaliere di 34 anni, si trovavano sul crinale est della Punta Valgrande, una cima di 2.856 metri delle Alpi Lepontine, quando la neve li ha travolti. Ci sono anche due superstiti che non hanno riportato ferite gravi, ma sono sotto choc.

La dinamica – Il gruppo di amici che viveva a Verbania stava raggiungendo la punta della montagna con i ramponi ai piedi con l’intenzione di scendere a valle sciando. All’improvviso una massa nevosa li ha trascinati per circa cinquecento metri. Le tre vittime erano già morte quando sono state disseppellite: erano riuscite ad azionare l’airbag contenuto nello zaino, ma ciò non è bastato a proteggerle. Sembra che i decessi siano avvenuti per i traumi del trascinamento verso valle e non per soffocamento.

I soccorsi I due superstiti sfiorati dalla valanga, Lorenzo Locarni, istruttore di sci alpino 32enne e Renato Rossi, architetto di 63 anni, hanno iniziato a scavare sin da subito insieme ai tre testimoni oculari dell’incidente, che hanno dato l’allarme. Sul posto sono arrivati due elicotteri: quello di Azienda Zero Piemonte, ente regionale che si occupa della gestione delle emergenze, e quello della Guardia di Finanza, con a bordo i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico e i finanzieri del Sagf (Scuola alpina della Guardia di Finanza). Sono state impiegate anche tre unità cinofile da valanga.

Le responsabilità Pur essendo degli sciatori esperti, il gruppo avrebbe sottovalutato il rischio frana, che secondo il bollettino dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) era di livello 3, cioè «marcato». Il mattino del 12 gennaio Aineva.it, il sito che monitora il rischio di neve e valanghe, aveva messo in guardia gli amanti dello sci annunciando che «la neve fresca e gli accumuli di neve ventata possono subire un distacco in seguito al passaggio di un singolo appassionato di sport invernali in quota» e quindi di fare «attenzione sui pendii molto ripidi nelle zone di passaggio da poca a molta neve. I punti pericolosi sono in parte innevati e appena individuabili. Le escursioni richiedono esperienza nella valutazione del pericolo di valanghe e una prudente scelta dell’itinerario».