«Lanciamo un grido di allarme. Non c’è mai stata negli ultimi 50 anni, forse, una riforma che stravolge radicalmente la fisionomia della nostra Costituzione alterando quelli che sono i rapporti tra i poteri dello Stato e gettando le basi per un possibile condizionamento del potere giudiziario». Queste le dichiarazioni di Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm – acronimo di Associazione nazionale magistrati, l’ente di rappresentanza sindacale della categoria -, parlando ad Agorà in onda su Rai Tre nella mattina del 20 gennaio.
Il tema è quello della separazione delle carriere tra funzione giudicante e requirente, sul quale si è espresso anche il presidente dell’associazione Giuseppe Santalucia a Sky Tg 24: «(la riforma) cambia il volto della magistratura. Se sarà questa la volontà del Paese saremo rispettosi, ma abbiamo il dovere di dire quello che pensiamo. Con lo sciopero abbiamo ritenuto necessario richiamare l’attenzione dei cittadini sulla riforma, e sul fatto che il referendum non venga vissuto come un sondaggio sul gradimento della giustizia e del suo servizio». Il prossimo 27 febbraio infatti, l’Anm, ha proclamato uno sciopero contro la riforma della giustizia che riguarda perlopiù la cosiddetta separazione delle carriere dei magistrati. Tale riforma prevede l’istituzione di carriere nettamente distinte per i magistrati inquirenti (o requirenti), cioè i pubblici ministeri che conducono le indagini, e quelli giudicanti, cioè i giudici che emettono le sentenze. Secondo l’Associazione, la riforma della giustizia mette a «rischio autonomia e indipendenza della magistratura».