Vietare l’utilizzo di capi o indumenti «atti a celare il volto, come nel caso del burqa o del niqab». È ciò a cui punta la nuova proposta di legge della Lega, a firma del deputato Igor Iezzi, già depositata alla Camera. Il provvedimento interverrebbe su una legge in vigore dal 1975, la quale vieta di nascondere il proprio volto per motivi di sicurezza «salvo giustificato motivo». Se dovesse passare senza modifiche, i “giustificati motivi” andrebbero sostituiti da un elenco di casi specifici, quali momenti di culto, tutela della salute, sicurezza stradale o manifestazioni artistiche.
Un nuovo reato – Alla proposta del partito di Matteo Salvini si affiancherebbe l’introduzione di un nuovo reato, quello di «Costrizione all’occultamento del volto». Sarebbe un crimine penale e andrebbe a punire chi costringe altre persone a indossare accessori che ne coprano il volto. Si andrebbe incontro al rischio di reclusione fino a 2 anni e mezzo e una multa massima di 30mila euro, con la pena aumentata della metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna o di persona disabile. Come pena accessoria, verrebbe inoltre preclusa la richiesta di cittadinanza.
Reazioni – Per la Lega, dietro alla proposta di legge ci sono «esigenze di carattere securitario ma, soprattutto, di integrazione». Nel testo si legge come il principale scopo sia «introdurre misure a difesa delle donne costrette a celare il proprio volto. Le norme proposte rispondono al principio per cui non è accettabile, secondo i valori sanciti dalla Costituzione e dal Trattato di Lisbona, che la donna possa essere in qualsiasi modo indotta a comportamenti e ad abbigliamenti che la pongono in palese stato di sottomissione e discriminazione». Critica la reazione della capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Luana Zanella: «Tutto ciò non ha nulla a che fare con le questioni delle libertà femminili, che richiederebbero ben altro approccio e visione: è la riproposizione di una fobia antislamica di cui non abbiamo bisogno».
E nel resto d’Europa? – L’iniziativa firmata da Iezzi si inserisce in un contesto diversificato come quello europeo. Il primo Paese a varare una legge che vietasse l’utilizzo di indumenti che coprono il volto è stata la Francia nel 2011, mettendo al bando l’uso del burqa (il lungo velo che copre anche il viso) e del niqab (il velo che lascia scoperto solo lo sguardo). A questo provvedimento si sono aggiunti negli anni il divieto per le atlete islamiche d’indossare l‘hijab (comunemente chiamato “velo”) nelle competizioni atletiche francesi e, nel 2023, quello dell’abaya (abito lungo dalla testa ai piedi) nelle scuole. A seguire, anche il Belgio ha introdotto il divieto di indossare il velo integrale che copre anche il volto. Norme simili esistono anche in Austria, Danimarca e Olanda.
Discorso differente in Gran Bretagna, dove non ci sono leggi che vietano il velo islamico nelle sue varietà, compreso il burqa, ma le scuole possono avere un proprio codice di abbigliamento che vieta determinati copricapo. In Spagna non esistono norme sull’uso del velo islamico in classe e ogni regione può decidere autonomamente in materia di istruzione.