Il nucleare in Italia riparte da un accordo. Quello siglato tra Enel, Ansaldo energia e Leonardo per la costruzione di una startup che riattiverà la produzione di questo tipo di energia nel nostro Paese. L’accordo, trapelato lo scorso anno e annunciato il 5 febbraio, è stato stipulato sotto la supervisione del Mef che possiede alcune quote all’interno delle tre società. Enel avrà la fetta maggiore del 51% di questa startup, seguita dal 39% di Ansaldo e dal 10% di Leonardo. La nuova realtà avrà un duplice obiettivo: da una parte realizzare il primo Smr (Small modular reactor) in Italia, dall’altra si concentrerà sulla ricerca teorica e sul monitoraggio nel campo dei reattori nucleari di quarta generazione, i cosiddetti Amr (Advanced modular reactor).
Smr e Amr – Per comprendere a fondo i punti chiave dell’accordo è doveroso spiegare cosa significhino Smr e Amr. L’accordo tra le tre aziende non cancella infatti i referendum abrogativi sul nucleare, di cui l’ultimo, nel 2011, ha impedito lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia, ma si pone di avviare nuove realizzazioni, di altro tipo. Smr significa Small modular reactors e si tratta di mini reattori di terza generazione ad acqua. Come viene spiegato sul sito di Ansaldo, «le caratteristiche distintive di questi reattori sono la potenza ridotta e la costruzione modulare, che rispondono all’esigenza di maggiore flessibilità e garantiscono certezza di budget e puntualità di realizzazione». Anche la grandezza stessa dei reattori è molto più ridotta rispetto a quelli nucleari generalmente conosciuti. Dimensioni quindi che ridurrebbero anche i costi dei sistemi di sicurezza, lasciando inalterate le garanzie e che si adatterebbero meglio alla geografia delle manifatture italiane. Per Amr si intende invece advanced modular reactors, cioè reattori derivati dalle tecnologie di quarta generazione, che utilizzano nuovi sistemi di raffreddamento e ridurrebbero i rifiuti radioattivi.
Il progetto – L’accordo è una risposta a problemi energetici imposti dalle condizioni attuali, soprattutto se si considera che l’industria nucleare italiana è fortemente presente sul suolo europeo: su 277 imprese aderenti all’Alleanza europea sugli Smr, 50 di queste sono italiane. A conferma della ricca competenza teorica e industriale sul tema, che risente però della carenza di infrastrutture adeguate. L’intero progetto si inserisce all’interno di un quadro più ampio del governo: il piano strutturale di bilancio di medio termine, che ha inserito il nucleare tra i provvedimenti della manovra, e il piano nazionale integrato per l’energia e per il clima, che punta a un mix tra elettrico e nucleare entro il 2050.