In volo sull’Air Force One, Donald Trump annuncia di aver sentito Putin al telefono: i russi intendono incontrarlo per porre fine alla guerra. Non ci sono dettagli su proposte o piani concreti. Solo una rassicurazione: al Cremlino vogliono che «si smetta di morire». Nessun accenno a un eventuale ruolo dell’Unione europea, proteste e incredulità in Ucraina.
I protagonisti – Ai giornalisti del New York Post che lo incalzavano domandando quante volte avesse sentito Putin, Trump ha risposto laconico: «meglio non dirlo». È certo però che qualcosa si stia muovendo e, al netto degli annunci, la svolta negoziale sembra più vicina. Da Mosca non confermano né smentiscono il contatto tra i leader ma convalidano, tramite le parole del portavoce Dmitry Peskov, le «numerose comunicazioni condotte attraverso vari canali». Sibillino anche Michael Waltz, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa che parla di «conversazioni sensibili in corso» ed è molto più specifico sulla questione degli aiuti militari all’Ucraina: «Dobbiamo recuperare i costi, ci sarà una compensazione con le terre rare ucraine, con petrolio e gas. Anche loro compreranno i nostri».
Gli esclusi – A poche ore dalla dichiarazioni del presidente americano, giunge la protesta di Volodymyr Zelensky: «Mosca non aspira alla tregua. Rapporti d’intelligence confermano che la Russia sta creando nuove divisioni e sviluppando nuovi impianti di produzione militare». Silenzio dall’Unione Europea, nemmeno citata nel discorso di Trump. Solo dopo molte ore, trapela il risentimento di alcuni anonimi funzionari UE, citati dall’agenzia Ansa: «qualsiasi accordo funziona solo con l’Europa».
I prossimi passi – Nei prossimi giorni si potrà valutare l’effettivo avanzamento dei piani di pace negli incontri al vertice previsti per questo mese. Si inizia con la prima riunione dell’era Trump del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina, in calendario il 12 febbraio a Bruxelles. Qui, Pete Hegseth, neo segretario alla Difesa dettaglierà l’ulteriore aumento delle spese militari per la coalizione di 50 paesi e darà forse nuove indicazioni sul conflitto che vorrebbe chiudere «il più presto possibile». Fondamentale poi l’incontro tra Zelensky e il vicepresidente Usa J.D. Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 14-16 febbraio. In Baviera sono attesi anche il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Keith Kellogg, oltre ai rappresentati dei paesi europei e della Cina.