«Le garanzie internazionali per assicurare l’integrità dell’Ucraina dovranno essere europee senza il coinvolgimento degli Stati Uniti d’America». Questo il commento di Stefano Stefanini, advisor presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ed ex diplomatico tra Australia, Stati Uniti e Russia e Rappresentante permanente dell’Italia presso la NATO tra il 2007 e il 2010. La possibile fine delle ostilità in Europa Orientale è stata discussa nella telefonata privata del 12 febbraio tra Donald Trump e Vladimir Putin anche se non è ancora chiaro quali saranno le condizioni di un’eventuale tregua. L’unica certezza rimane quella del disimpegno americano dal continente europeo.

Ambasciatore, si è parlato della telefonata di Trump a Putin ma cosa potrebbe prevede?
L’indicazione che abbiamo è che ci sia una cessione di territorio da parte dell’Ucraina in cambio della pace. La principale distinzione è però capire se sarà un cessate il fuoco o una pace attraverso un trattato. Se sarà un cessate il fuoco, l’Ucraina rinuncerà ai territori occupati ma manterrà la rivendicazione. Se si parlerà di pace, si arriverebbe invece a una vera rinuncia dell’Ucraina su quei territori. La pace in ogni caso dovrà avere delle garanzie internazionali, ma pare chiaro che dovranno essere europee e non coinvolgeranno gli Stati Uniti d’America. Per Trump, in ogni caso, non coinvolgere l’Unione Europea nelle trattative non è una contraddizione, visto che vuole demandare a noi il conto dell’eventuale accordo russo-americano, senza chiederci un consenso.

Di questo approccio molto personale tra Stati Uniti e Russia chi potrebbe beneficiare maggiormente?
La Russia è sicuramente la privilegiata perché potrebbe rivendicare in patria delle conquiste territoriali. Nel medio lungo termine gli Stati Uniti potrebbero risultare perdenti, perché stanno utilizzando un approccio che vanifica la lunga storia di accordi con Paesi storici come l’Unione Europea. La Cina, la terza grande potenza, ci potrebbe perdere perché per gli Stati Uniti la priorità nei prossimi anni sarà la deterrenza della Cina.

Zelensky ha qualche arma negoziale per invertire la rotta di questa trattativa che lo vedrebbero perdente?
Zelensky ha pochissime armi negoziali. L’unica sarebbe di rifiutare quest’accordo e continuare a combattere. Senza le armi americane però l’Ucraina non è in condizione di resistere alla pressione militare russa. Negli ultimi giorni si è parlato delle “terre rare” che potrebbe vendere agli Stati Uniti per ingraziarsi l’amministrazione, certo è un fattore, ma a quanto pare non sufficiente per ottenere dei veri e propri benefici. In ogni caso mentre Trump chiamava Putin, il segretario del tesoro Usa Scott Bessen, negoziava con Zelensky la cessione delle terre rare

Zelensky, ha parlato di un piano B se non dovesse entrare nella Nato. La strategia sarebbe armarsi per prepararsi al peggio, potrebbe essere sufficiente?L’Ucraina potrebbe fare come la Finlandia, cioè mantenere una forza militare cospicua che possa reggere l’impatto con le forze russe. Certo, bisogna verificare quali saranno le condizioni di questa pace, perché Putin potrebbe richiedere la demilitarizzazione dell’Ucraina. In ogni caso senza un pacchetto di garanzie internazionali è molto complesso che questo sia sufficiente, soprattutto dopo l’annunciato disimpegno americano. Pete Hegseth, alla riunione Nato del Gruppo di Contatto sull’Ucraina, ha dichiarato irrealistica un’adesione all’alleanza dell’Ucraina, rinnovando invece l’attenzione ai confini degli Stati Unitio con Messico e Canada e alla Cina. Siamo in un contesto che non conosciamo dagli anni 30’, prima della seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti non si occupavano di difesa nel continente.

Come alternativa al disinteresse americano, gli ucraini potrebbero richiedere l’aiuto dell’Unione Europea. Quali mosse potrebbe intraprendere  l’Unione?Pete Hesghet (Segretario della difesa degli Stati Uniti d’America) non ha parlato di ritirare un ombrello nucleare, quindi quello che ci serve è una capacità di difesa convenzionale. Fare quadrato è l’unica possibilità per essere competitivi. Abbiamo ancora le ossa rotte dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, che ci ha fatto perdere circa un quarto della nostra capacità difensiva. Dopo l’invasione dell’Ucraina, il Regno Unito si è molto riavvicinato, ma non basta, serve una collaborazione forte tra i principali leader europei di Francia, Germania, Regno Unito e Italia. Le elezioni in Germania di questo febbraio possono essere un’opportunità nel caso vincesse il leader della Cdu, Friedrich Merz.