Il 21 febbraio di ogni anno l’Italia celebra la nascita di un sistema di lettura che ha rivoluzionato la vita delle persone non vedenti, offrendo loro accesso all’istruzione, alla cultura e a una maggiore autonomia. Nato intorno agli anni ’30 dell’Ottocento dall’ingegno di Louis Braille, studente francese che perse la vista a cinque anni, il codice che porta il suo nome si è diffuso oggi in tutto il mondo. Per omaggiare lo studente francese e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della sua invenzione, nel 2007 l’Italia ha istituito la Giornata nazionale del braille. Il giorno è appunto il 21 febbraio, in concomitanza con la Giornata mondiale della lingua madre proclamata dall’UNESCO.

La storia – Nel 1812 Louis Braille è un bambino francese di tre anni. Come tutti i bambini è curioso e un giorno, mentre si trova nel laboratorio del padre, tenta di imitarne il lavoro di sellaio. Tuttavia un punteruolo gli perfora un occhio e due anni dopo l’infezione che ne scaturisce compromette del tutto la vista. L’incidente non gli impedisce però di studiare e di perfezionare un sistema di lettura e scrittura tattile utilizzato dai militari per trasmettere gli ordini di notte basato su puntini in rilievo, così da consentire di leggere anche alle persone non vedenti. Braille scrive con un punteruolo che solleva piccoli coni di carta rigida nel punto perforato. Lo stesso strumento che gli aveva tolto la vista gliela restituisce. Oggi i ciechi di tutto il mondo scrivono e leggono accostando i pallini in 64 modi differenti, combinati in modo da diffondere lettere, numeri, segni di interpunzione, simboli matematici e note musicali.

L’Istituto di Milano – Il codice è stato introdotto in Italia nel 1864 dall’Istituto dei Ciechi di Milano, attivo nel capoluogo lombardo dal 1840. Il Direttore scientifico Franco Lisi spiega la portata rivoluzionaria del braille: «Questa innovazione ha permesso ai non vedenti di leggere e scrivere in autonomia, aprendo loro le porte dell’istruzione e della conoscenza». Il codice, prosegue infatti Lisi, «non è solo un sistema di scrittura, ma uno strumento di indipendenza, che permette di accedere alla cultura e a una vita quotidiana senza barriere». Proprio per questo motivo l’Istituto pone grande attenzione nella crescita dei ragazzi non vedenti: «Qui abbiamo una grande area educativa impegnata sul territorio regionale per favorire il percorso di inclusione scolastica di oltre 400 giovani dall’età prescolare fino alle superiori».

Sussidi didattici – Da questo punto di vista è fondamentale il lavoro del centro di produzione materiale didattico che realizza sussidi in rilievo, come cartine geografiche e forme geometriche, per favorire l’apprendimento scolastico a tutti i livelli. Negli ultimi anni c’è stato un aumento nella produzione di questi sussidi, passati dai 1567 del 2022 agli oltre 2000 realizzati nel 2023. I materiali sono pensati dai tiflologi, esperti di problematiche legate al mondo della cecità: «Il loro compito è quello di favorire un apprendimento consapevole del bambino e modalità consone per trasmettere i contenuti delle lezioni». Lisi evidenzia inoltre che «questi materiali stimolano l’affinamento della manualità, motivo per cui chi crea e progetta il materiale deve conoscere con precisione il codice di comunicazione del tatto». Un compito chiave dell’Istituto dei Ciechi è sensibilizzare sul mondo delle persone non vedenti e ipovedenti. Un’iniziativa di grande successo in questo senso è “Dialogo nel Buio”, un percorso sensoriale che permette ai partecipanti di scoprire attraverso i quattro sensi – la vista è esclusa – e il dialogo con una guida non vedente un altro modo di vedere: «Attraverso questo percorso nel buio più totale, le persone sperimentano come la percezione della realtà e la comunicazione possano essere molto più profonde e intense in assenza della luce», spiega Lisi.

Le difficoltà della grande città – Milano presenta oggi molte sfide per le persone non vedenti, tra cui la carenza di segnaletica tattile, il problema dei parcheggi selvaggi, non solo delle auto, ma anche di monopattini e biciclette lasciati sui marciapiedi. Nonostante queste complessità «la grande città rispetto ai paesi di provincia è un’attrattiva per chi vuol vivere una vita dinamica e in questo senso una città come Milano, da un lato offre molte opportunità, ma dall’altro ti toglie la possibilità di fruire pienamente di quello che mette a disposizione». Questo perché, come sottolinea Lisi, c’è anche un disinteresse da parte della classe politica: «Continuano a mancare la sensibilità, l’attenzione e la competenza, e questo porta la disabilità ad essere considerata un fattore residuale, da affrontare solo se ci sono tempo e risorse».

Il ruolo della tecnologia – Contrariamente a quanto si possa pensare, la tecnologia non ha oscurato il Braille, ma, come chiarisce Lisi, lo ha potenziato: «Mai cosa fu più sbagliata che considerare il Braille superato. Un conto è l’ascolto di una schermata di un computer, un altro è la lettura diretta con le dita, che consente di andare alla velocità che si vuole, di soffermarsi sulle parole, di conoscere l’ortografia, di imparare una poesia a memoria e di fare di conto». Oggi, grazie a stampanti speciali e display Braille elettronici, il codice si integra perfettamente con il mondo digitale: «Per noi è come aver fatto bingo perché così il Braille trova il suo alveo naturale nella tecnologia, permettendo ai ciechi di leggere libri e di svolgere tutte le attività che fanno le persone vedenti».