«Le leggi non si sperimentano, si attuano». Questa l’indignazione delle associazioni per il rinvio di un anno della riforma della Disabilità, dopo l’approvazione definitiva del decreto Milleproroghe il 21 febbraio. La riforma fa riferimento al Decreto Legislativo n. 62, già entrato in vigore il 30 giugno 2024. Ma, dopo il voto di venerdì scorso, se ne riparlerà nel 2027: nel frattempo, si sperimenterà in 11 province. Lo ha stabilito la Camera con 165 sì, 105 contrari e 3 astenuti.
La doccia fredda – Fino al 19 febbraio la ministra Locatelli si diceva entusiasta dell’attuazione della nuova riforma e sul sito del ministero scriveva: «Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna». E invece si è fatto più di un passo indietro. Poche ore dopo, il rinvio è stato reso ufficiale portando stupore tra i soggetti disabili, le loro famiglie e le associazioni che con la ministra avevano pensato alla legge. Nessuno era stato pre-informato della questione. La riforma sarà operativa nel 2027, o almeno così è stato promesso, e durante questo periodo si sperimenterà l’attuazione delle novità. Secondo molti si tratta di un test necessario per verificare il nuovo sistema e colmare le sue lacune, ma per molti altro invece è solo un ulteriore ritardo nell’attuazione dei diritti fondamentali delle persone disabili. «Le leggi non si sperimentano, si attuano», come sostenuto dal Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità (PERSONE), il Movimento antiabilista e l’Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (UNASAM). La sperimentazione è già in corso di attuazione in nove province (Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste). Ne sono state individuate altre 11 che dal 30 settembre partiranno con il trial (Aosta, Alessandria, Lecce, Genova, Isernia, Macerata, Matera, Palermo, Teramo, Vicenza e Trento). Verrà poi nominata una segreteria tecnica, al costo di 900mila euro fino al 31 dicembre 2027, che darà supporto al ministero per le Disabilità nella fase di monitoraggio.

La legge – Si tratta di una legge voluta dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli. Anche per le associazioni che si occupano del tema, si tratta di una riforma innovativa, perché chiarifica come attuare il Progetto di vita individuale e personalizzato. Questo fa riferimento in particolare alla Legge 328/2000 e definisce punti essenziali, come la condizione di disabilità, superando la visione medico-centrica tradizionale. Non si parla più di handicap o invalidità come mere menomazioni fisiche, ma si addotta un approccio in linea con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006 secondo cui la disabilità è l’interazione tra il danno fisico e le barriere ambientali e sociali che limitano la quotidianità. A questo poi si aggiunge l’accomodamento ragionevole, ovvero l’adeguamento delle normative per garantire ai soggetti disabili gli stessi diritti e le stesse libertà fondamentali di tutti. Tra gli altri punti importanti della riforma si semplificano anche le procedure di riconoscimento e accertamento dell’invalidità civile, snellendo, e non poco, la burocrazia tramite la valutazione di base e multidimensionale. Viene unificata la certificazione della disabilità con l’accertamento dell’invalidità civile, mentre la multidimensionalità è data da un’analisi approfondita dei bisogni della persona, condotta da un’équipe composta da operatori sanitari, sociali e, se necessario, scolastici. Serve a definire l’intensità dei sostegni necessari (lievi, medi, elevati o molto elevati) e a elaborare il progetto di vita.

Un disastro annunciato – Alessandro Chiarini, presidente del CONFAD (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità), si è detto molto preoccupato per il rinvio e anche dubbioso «riguardo alla trasparenza e al coinvolgimento nel processo decisionale della comunità delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle associazioni. Cosa invece necessaria per garantire che tutti i diritti vengano rispettati». Tuttavia, già un anno fa serpeggiavano dubbi e timori, forse perché troppo bello per essere vero. Nell’aprile 2024 infatti, proprio Chiarini aveva detto: «Sussiste il fondato timore che le aspettative indotte possano essere destinate a sgretolarsi alla prova dei fatti». Si è rivelato profetico, e non solo lui. Bastava infatti guardare ai numeri previsti dalla Riforma e i suoi costi di attuazione. Il Decreto autorizza l’Inps ad assumere 1069 nuovi medici, 142 funzionari amministrativi e 920 funzionari in ambito sanitario. Numeri forse troppo elevati considerata l’attuale difficoltà di reperire personale medico. C’è poi il problema economico. Dal 2000, tramite la legge 328, chiunque può chiedere il Progetto individualizzato, il vero problema sono i soldi per poi attuarlo (circa 250 milioni di euro). Si possono fare anche le leggi ma se poi non ci sono fondi, la legge rimane solo un pezzo di carta. Tutti problemi individuati anche da Carlo Giacobini, esperto di legislazione sulle disabilità, e intervistato da ilfattoquotidiano.it. Secondo l’analista infatti la scelta della proroga è coerente e necessaria visto il fallimentare avvio della sperimentazione. Nessuna svolta epocale quindi, ma solo tante difficoltà. «Mancano ancora alcuni decreti attuativi», dice Giacobini, «mancano atti che le Regioni dovevano approvare entro fine 2024, manca l’effettivo completamento della formazione degli operatori, mancano quegli strumenti di indirizzo sia per la valutazione di base che quella dimensionale». E teme per il peggio anche sui tempi futuri perché: «È impensabile che una sperimentazione degna di questo nome, con questi presupposti, si possa concludere fra 10 mesi».