Venerdì 27 febbraio a Washington si gioca una partita cruciale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky farà visita al corrispettivo americano Donald Trump: i due parleranno dell’accordo per le terre rare, riguardo allo sfruttamento delle risorse minerarie in Ucraina come risarcimento agli aiuti militari durante il conflitto con la Russia. Per gli Stati Uniti è un’occasione per fare soldi, per Kiev l’unica carta da giocarsi in cambio della garanzia di protezione dalla minaccia di Mosca in vista di un ipotetico futuro post-bellico.
Le terre rare – Ma prima di tutto, cosa sono queste terre rare (in inglese Rare Earth Elements o Ree) di cui tanto si parla? Da definizione della Iupac (International Union of Pure and Applied Chemistry) si tratta di un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, fondamentali per l’utilità in campo tecnologico e industriale. Sono presenti negli smartphone, nei computer e in generale in gran parte dei dispositivi elettronici di cui oggi non possiamo fare a meno, oltre che nelle batterie e nei motori delle auto elettriche. Tra le proprietà che rendono questi elementi tanto richiesti ci sono caratteristiche chimico-fisiche come il magnetismo resistente alle alte temperature, ma anche il ruolo chiave che possono giocare nella transizione energetica, essendo componenti essenziali di tecnologie come pannelli solari e turbine eoliche.
In Ucraina – Quando si fa riferimento all’accordo tra Kiev e Washington, si parla di terre rare per indicare più genericamente i giacimenti di minerali, gas e petrolio presenti su suolo ucraino. Il Paese di Zelensky è tra i primi dieci fornitori al mondo (primo in Europa) di risorse minerarie cosiddette strategiche, quindi di grande importanza economica. Sul territorio sono presenti circa 20.000 giacimenti e tra le regioni più ricche di risorse ci sono quelle orientali. Parte delle ricchezza naturali ucraine, circa il 30% di quelle prese in considerazione dall’accordo come riportato dal Corriere della Sera, si trovano all’interno di aree attualmente occupate dall’esercito russo.
L’accordo – In un primo momento, sembrava che l’accordo prevedesse un “rimborso” di 500 miliardi di dollari con cui l’Ucraina avrebbe ripagato gli Stati Uniti per gli aiuti ricevuti nella guerra contro la Russia. Secondo il New York Times però, nel nuovo testo (quello definitivo?) questa cifra non è più menzionata. Si parla invece di un fondo dove il Paese dell’est Europa verserà metà dei ricavi ottenuti dalle risorse naturali che svilupperà in futuro con l’aiuto degli americani. A sentire Trump, l’accordo è già pronto. «Venerdì il presidente Zelensky verrà qui e lo firmeremo», ha detto il tycoon ieri durante la prima riunione di gabinetto della sua nuova avventura alla Casa Bianca. Da Kiev lasciano invece trasparire maggior cautela, ed è lo stesso Zelensky a dire che andrà a Washington «per trattare». La condizione irrinunciabile per l’Ucraina è ricevere garanzie di sicurezza reali, ad esempio riguardo all’invio di armi e la possibilità di acquistarne. Un tema su cui Trump non si è esposto: «Non ho intenzione di fornire molte garanzie di sicurezza all’Ucraina. Lo lasceremo fare all’Europa, ma ci assicureremo che vada tutto bene». Un tema che potrebbe rallentare ogni trattativa è l’adesione alla Nato dell’Ucraina, che secondo il presidente Usa «devono scordarsi», dato che è «probabilmente la ragione stessa per cui la guerra è iniziata».