Il Polo del Gusto si prepara all’arrivo dei dazi Usa e innalza lo scudo anticrisi con nuovi investimenti e nuove fabbriche. Al tè, soprattutto, è stato affidato il compito di trainare il gruppo conosciuto per il marchio di caffè Illy. La holding, fondata e presieduta di Riccardo Illy, che riunisce i maggiori marchi del settore del food and beverage ha chiuso il bilancio del 2024 con ricavi in aumento del 10%.

Gli investimenti – In un anno non facile come quello del 2024, in cui la produzione industriale ha chiuso in calo del 3,5%, sono stati gli investimenti a salvare le poche imprese in crescita. Su Damman Frères, storica azienda francese produttrice di tè, si è concentrata l’azione principale del gruppo Illy che con un piano da 36 milioni ha costruito un nuovo stabilimento a Dreux, vicino Parigi, dove trasferire e raddoppiare la produzione. Il nuovo impianto dovrebbe essere consegnato a fine agosto e diventare operativo entro fine anno. Il Polo del Gusto ha saputo invertire il trend negativo e chiudere con un aumento del 10% nei ricavi aggregati, ovvero l’insieme delle capacità di generare reddito di un’azienda. Gli investimenti previsti erano di circa 50 milioni e hanno permesso alle aziende operative di espandersi o di trasferire la propria produzione. Per esempio Pintaudi, l’azienda legata alla pasticceria, ha registrato una crescita del 40% nei ricavi. In questo caso il trasferimento in un nuovo impianto, quello di Trieste aperto nel 2024, ha permesso all’azienda di migliorare il bilancio.

Tazza di caffè (creative commons: wikimedia)

Il caffè cerca di uscire dalla crisi puntando sul tè (creative commons: wikimedia)

I dazi Usa – «Il 2025 sarà un anno di incertezza, i dazi di Trump saranno una spada di Damocle per le aziende che esportano tanto», commenta Riccardo Illy, fondatore e maggior azionista del Polo del Gusto. Illy è a capo, oltre all’omonima azienda produttrice di caffè, anche della holding che riunisce i marchi di eccellenza agroalimentare legati al caffè ed extra. Tra le imprese, Damman e Domori sono quelle che esportano maggiormente negli Usa e quindi le più colpite dalle eventuali sanzioni. Per la seconda, legata al mondo del cioccolato, il 2024 è stato un periodo critico: «Siamo soddisfatti del bilancio, l’unica criticità ha interessato Domori a causa del prezzo del cacao che è quintuplicato in un anno e mezzo. Prevediamo di chiudere in pari dopo la perdita del 2024». Sempre per affrontare i rincari è stata necessario ricapitalizzare l’azienda con 4,9 milioni di euro. Per la Domori era previsto anche un trasloco nel 2026, che verrà rimandato al 2028 a causa delle spese necessarie per bilanciare i costi di approvvigionamento, aumentati a causa delle malattie alle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio e Ghana. Illy ha precisato che il sostegno rimarrà invariato e che: «Di fronte alla crisi abbiamo comunque investito perché crediamo nella società».

Collaborazioni esclusive – Oltre agli aumenti in percentuale il 2024 e i primi mesi del 2025 sono ricchi di soddisfazioni per la holding. È infatti di gennaio 2025 la notizia della partnership che ha reso Illy caffè fornitore esclusivo della compagnia aerea Ita Airways. Anche per Damman il 2024 ha portato un accordo di fornitura in esclusiva, in questo caso con la Tour Eiffel, con una collezione dedicata all’experience sul simbolo francese. Per l’azienda del tè il fatturato è salito del 7% e come dichiarato da Riccardo Illy per il 2025, si punta a superare i 50 milioni di fatturato, rispetto ai 44 del 2023. Gli investimenti stanno dando risultati e le aperture delle nuove boutique a Torino, Osaka e Digione lo dimostrano.