«L’Europa del Manifesto di Ventotene non è la mia». Così Giorgia Meloni ha scelto ieri, 19 marzo, di chiudere la sua replica alla Camera: leggendo una serie di citazioni dal testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, confinati dal regime fascista sull’isola pontina. Sui fogli, preparati dal suo staff a dibattito ancora in corso, sono state scelte alcune frasi del Manifesto riguardanti il «partito rivoluzionario» e la sua «auspicata dittatura». «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista», legge Meloni. E ancora: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso»; «La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria».

il ministro della Difesa Guido Crosetto e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la seduta della Camera del 19 marzo 2025
Ansa/Riccardo Antimiani
Il Manifesto – Stupisce poco che la leader di un partito nazionalista e conservatore, come Giorgia Meloni, possa dichiararsi contro un documento di forte impianto federalista e socialista (qui il documento integrale). Stupisce di più, invece, che la lettura della premier sia isolata dal contesto storico, priva di concreti riferimenti all’opera politica svolta dal Movimento federalista europeo (Mfe). Non bisogna dimenticare che gli autori scrissero il testo del Manifesto durante la loro permanenza sull’isola di Ventotene, confinati lì per aver cospirato contro il regime fascista. Spinelli era un ex comunista, espulso dal partito per aver criticato i processi farsa del Terrore staliniano. Rossi era un militante del movimento Giustizia e Libertà. Mentre Eugenio Colorni era un filosofo e politico, noto come uno dei massimi promotori del federalismo europeo e poi ucciso dai fascisti della banda Koch nel maggio 1944. La stessa prospettiva “troppo” rivoluzionaria, fra l’altro, venne ridimensionata dallo stesso Spinelli già nell’agosto del 1943, durante la riunione di fondazione del Mfe. Lì aveva parlato della necessità di creare «un movimento trasversale tra le diverse forze antifasciste», con lo scopo di riunire tutti quelli che condividevano l’obiettivo di «un’Europa libera e unita». Per questo il Manifesto di Ventotene è ancora oggi uno dei testi fondanti dell’Unione Europea. Perchè prefigura la necessità di istituire una federazione europea, dotata di un governo e di un parlamento democratico con poteri reali in economia e in politica estera. Ma anche perchè si fonda sui concetti di pace e libertà, e sull’idea necessaria di creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, troppo legati al nazionalismo e incapaci di rispondere alle sfide internazionali. Inoltre, l’indirizzo politico del Manifesto è sì socialista, ma non statalista, come ha fatto credere la Presidente del Consiglio. Sul tema della proprietà privata, infatti, ha un’impostazione non molto diversa da quella della Costituzione repubblicana, sostenendo che la si debba correggere, limitare o estendere a seconda delle convenienze economiche, e non abolire.
Reazioni – Se l’Europa del Manifesto di Ventotene non è l’Europa di Meloni, sembrerebbe logico pensare che si possa dire altrettanto di «un’Europa libera e unita», scopo principale del Manifesto. Così, un attimo dopo la lettura di quelle frasi, dai banchi di centro-sinistra sono partite le grida. Si sono alzati in piedi anche quelli notoriamente più composti, come Roberto Speranza. «È apologia di fascismo», ha urlato l’ex ministro della Salute. Il deputato democratico Federico Fornaro ha fatto un discorso più lungo, al termine del quale si è commosso: «Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini, lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qua grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici. Si inginocchi di fronte a questi uomini e queste donne, altro che dileggiarli». Il deputato Alfonso Colucci, invece, ha preso in prestito le parole di Mattarella durante una sua visita a Ventotene: «Il fascismo aveva mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare, per impedire che seminassero pericolose idee di libertà». Anche Elly Schlein ha fatto leva sull’antifascismo: «Noi non accetteremo i vostri tentativi di riscrivere la storia perché il Manifesto di Ventotene è riconosciuto in tutta Europa come la base su cui si è fondata l’Unione». E ha concluso: «Allora se lei dice che l’Europa sua è diversa da quella di Ventotene, chiedo a Giorgia Meloni qual è la sua Italia. È quella della Costituzione? Perché sono gli stessi antifascisti che l’hanno scritta e stiamo ancora aspettando di sentire che lei si dichiari antifascista come la nostra Costituzione su cui ha giurato». Il ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti, non è riuscito a leggere i pareri del governo sulle risoluzioni per il frastuono e ha commentato con la stampa: «Mi hanno stupito le urla con cui l’opposizione ha tentato di impedire alla presidente Meloni di leggere alcuni passi del Manifesto di Ventotene. O le citazioni le può fare solo l’opposizione e sono precluse alla maggioranza?»