Una capacità produttiva annua di 800mila tonnellate. Esportazioni in 20 paesi, soprattutto verso Medio Oriente e Europa. Più di 2.000 dipendenti. Sono i numeri dal sito ufficiale di Baku Steel Company, il gruppo siderurgico dell’Azerbaigian sempre più vicino all’acquisto dell’ex Ilva, storica azienda di acciaieria italiana. Nel corso della giornata di 19 marzo i commissari straordinari sull’operazione Davide Tabarelli, Giancarlo Quaranta e Giovanni Fiori hanno dato il via libera all’offerta di un miliardo di euro (più la promessa di investimenti per altri quattro miliardi in cinque anni) del consorzio azero, formato da BSC e dal governo dell’Azerbaigian. Dopo il confronto con il Boston Consulting Group, i tre hanno sottoposto gli elementi fondamentali della proposta al ministro dell’Industria e del Made in Italy Adolfo Urso. Ora si aspetta una decisione definitiva da parte del governo Meloni che dovrà considerare alcune criticità come il numero dei dipendenti, la valutazione del danno sanitario e i finanziamenti richiesti.

Baku Steel Company – L’impresa è stata fondata nel 2001 a Baku, la capitale azera che a novembre ha ospitato la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Si tratta del primo stabilimento siderurgico moderno del Caucaso, con sede nel quartiere di Darnagul. La produzione realizza 400 miliardi di rinforzi e comprende barre quadrate e tonde, tubi senza saldatura per uso generico, angoli, barre piatte, vergella (filo d’acciaio) e getti sagomati. Le maggiori applicazioni si hanno nell’edilizia, nel petrolifero e nel settore del gas. Con tecnologie innovative di fusione e colata continua, BSC è il maggior produttore di acciaio della zona e fa parte della World Steel Association, organizzazione internazionale dei metallurgisti. Per questo motivo, l’azienda è rientrata nell’accordo di cooperazione bilaterale economica fra Azerbaigian e Tagikistan. Dal 2022 ha cambiato gestione diventando una società per azioni.
L’Azerbaigian è uno dei maggiori produttori di petrolio greggio e gas a livello mondiale e la sua economia si basa largamente sul fossile. Dal suo canto, BSC è un esponente di spicco del settore non petrolifero e collabora ai piani governativi per lo sviluppo di eolico e idroelettrico. Come riportato da Borsa e Finanza, l’azienda punta inoltre a ridurre l’impatto ambientale della siderurgia, in quanto «l’acciaio è uno dei materiali a più alta impronta carbonica al mondo».

ANSA / CIRO FUSCO

Le persone – Il volto principale dell’azienda  è il direttore generale Kamal Ibrahimov, classe ’73 e in BSC dal 2021. Dopo essersi laureato presso l’Università statale di economia dell’Azerbaigian (ASEU), Ibrahimov ha lavorato come ispettore fiscale statale e ha ricoperto ruoli dirigenziali presso diversi enti tra cui Standard Insurance OJSC, Ufficio Assicurazioni Obbligatorie e Bank Standard CJSC. Sta tutt’ora frequentando un dottorato di ricerca presso il Dipartimento di finanza dell’ASEU, iniziato nel 2016.
In generale, la BSC è strettamente legata al governo azero e al presidente Ilham Aliyev. Basti pensare che il padre dell’attuale leader, Heydar Aliyev, aveva fortemente voluto la fabbrica e l’aveva inaugurata in prima persona il 23 giugno 2001. Alcuni anni prima, con il “Contratto del secolo” (1994) l’Azerbaigian aveva gettato le basi per la propria strategia energetica e aveva stretto i contatti con le principali compagnie petrolifere e di gas del mondo.
A confermare la vicinanza col governo centrale di Baku, la BSC partecipa attivamente alla ricostruzione del Karabakh, la regione contesa a partire dal 1994 tra lo stato azero e la Repubblica dell’Artsakh, stato di popolazione armena che nel 1991 si è autoproclamato indipendente. Lo scontro nasce dalla politica di trasparenza dell’Unione Sovietica che aveva provocato disordini politici e scontri etnici fino a scatenare la prima guerra del Nagorno Karabakh. Dopo un ventennale periodo di cessate il fuoco, non sempre interamente rispettato, gli scontri sono ripresi sia nel 2020 sia nel 2023. Nell’ultima offensiva, l’Azerbaigian ha riconquistato tutti i territori persi e ottenuto il disarmo della Repubblica dell’Artsakh, il cui presidente Samvel Šahramanyan ha annunciato lo scioglimento delle istituzioni e la fine della Repubblica.