Meno del 50% dei danni causati da catastrofi naturali nel 2024 era coperto da assicurazione: solo 14 miliardi di dollari a fronte dei 31 totali. Eventi come terremoti, alluvioni e frane non provocano danni solo in termini di vite perse e di ecosistemi distrutti, ma creano buchi significativi nei bilanci degli Stati coinvolti, che devono finanziare la ricostruzione di case, imprese ed edifici pubblici. La catastrofe più grave dell’ultimo anno è stata l’inondazione a Valencia, con danni totali per circa 11 miliardi di dollari, di cui 4,2 miliardi assicurati, mentre le inondazioni in Slovenia del 2023 hanno causato danni stimati al 16% del Pil nazionale. In Italia, gli interventi statali per la ricostruzione di edifici privati (abitazioni e attività) a seguito del terremoto di Amatrice del 2016 hanno raggiunto un totale di 20 miliardi di euro.

L’obbligo di assicurazione in Italia – «È necessario rafforzare l’impegno verso soluzioni innovative non solo per mitigare i rischi, ma anche per favorire uno sviluppo sostenibile che protegga le generazioni future», aveva affermato all’Ansa a fine 2024 Thomas Wilde, ceo del colosso assicurativo Munich Re Italia. Dal governo italiano la risposta non si è fatta attendere, e la Legge di bilancio 2024 ha stabilito l‘obbligo per le aziende italiane di sottoscrivere la polizza Cat Nat per i danni provocati da calamità. I termini inseriti nella legge, entrata in vigore a gennaio 2025, sono stati ora prorogati dal Consiglio dei ministri per le piccole e medie imprese.

Per chi è obbligatoria la polizza – Il decreto rende obbligatorio sottoscrivere una polizza per danni causati da alluvioni, inondazioni ed esondazioni, terremoti e frane. La stipulazione è obbligatoria per tutte le imprese con sede legale in Italia e per quelle con sede legale all’estero, ma con una stabile organizzazione di servizi in Italia. Le polizze coprono terreni, fabbricati e macchinari, ma non danni a merci e scorte di magazzino o danni indiretti. Sono escluse dall’obbligo di sottoscrizione le imprese agricole, che in caso di calamità naturali beneficiano del Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole causati da alluvione, gelo-brina e siccità.

Le nuove tempistiche – Con la proroga approvata il 28 marzo le piccole e medie imprese avranno tempo fino al primo gennaio 2026 per stipulare l’assicurazione. La decisione del Cdm ha prorogato il termine originario del 31 marzo, spostandolo anche per le medie imprese, che avranno tempo fino al primo ottobre 2025. La proroga non si applica alle grandi imprese, per le quali la scadenza rimane al primo aprile, ma che non saranno sanzionabili per altri 90 giorni per inadempienza dell’obbligo di assicurazione.
Il Consiglio dei ministri ha accolto la richiesta di Confederazione nazionale artigiani per dare più tempo ai titolari delle piccole imprese di orientarsi sul mercato assicurativo, e al legislatore di fare chiarezza su alcuni punti oscuri del provvedimento. Prima della scadenza della proroga, infatti, dovrebbe attivarsi il portale Ivass, che consentirà alle imprese di confrontare le offerte delle agenzie assicurative e scegliere in modo consapevole.
Tra i principali interrogativi non ancora risolti spicca lo squilibrio tra locatore e locatario: a pagare la copertura assicurativa è chi paga l’affitto, mentre il beneficio della polizza va esclusivamente al proprietario dell’immobile. Confesercenti ha poi dichiarato che a mancare è ancora «un progetto organico di messa in sicurezza del territorio, che renderebbe il provvedimento più coerente e funzionale».