La terra trema e fa migliaia di morti. In Myanmar, stato della penisola indocinese, si è abbattuto un terremoto di magnitudo 7.7 e per ora le vittime sono oltre duemila, ma il numero è destinato a salire. Secondo le prime stime dell’Us Geological Survey, si potrebbe arrivare presto a diecimila morti, mentre le perdite economiche sarebbero più alte del prodotto interno lordo del paese. Le scosse hanno raggiunto anche Bangkok, capitale della Thailandia, dove circa 170 edifici hanno subito danni.

Disastro – L’epicentro del terremoto è stato localizzato nelle vicinanze di Mandalay, la seconda città più abitata del Myanmar, e a soli 35 chilometri di profondità nel sottosuolo. Quest’ultimo dato classifica il sisma come superficiale, quindi lo inserisce nella categoria di quelli potenzialmente più distruttivi perché originati vicino alla superficie. La scossa ha colpito una zona densamente popolata in cui abitazioni e infrastrutture non vengono costruite tenendo conto di criteri antisismici. Ciò ha aggravato ancora di più la situazione mentre continuano a verificarsi scosse di assestamento: gli ospedali sono al collasso, le strade impraticabili e non mancano i blackout elettrici. In più, è stato fortemente danneggiato il patrimonio artistico e culturale del Myanmar con monumenti ridotti in macerie come il tempio buddhista Maha Myat Muni Pagoda, una delle più importanti mete di pellegrinaggio del paese, e la torre dell’orologio del monastero di Masoeyein.

Politica – Come se non bastasse, il Myanmar non è una delle nazioni più stabili dell’Asia. Dal primo febbraio del 2021, quando le forze armate hanno effettuato un colpo di stato ai danni del governo democraticamente eletto, il paese vive una guerra civile tra la stessa giunta armata golpista e vari gruppi di miliziani etnici riuniti in un’alleanza. Guerra che non si è arrestata neanche durante il terremoto, visto che le forze armate hanno effettuato diversi attacchi aerei contro i ribelli che si oppongono al regime. Negli ultimi quattro anni il bilancio è di oltre 50.000 vittime e 2,3 milioni di sfollati, con il 75% della popolazione che vive in condizioni di povertà.

AiutiL’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha annunciato di aver attivato il suo sistema di gestione delle emergenze. Russia, Stati Uniti, Unione europea, Onu hanno già iniziato a inviare aiuti di varia misura per sostenere la popolazione birmana. Cina e India si sono mobilitate per fornire anche aiuti umanitari oltre che economici, ma anche tutte le più importanti ong si stanno muovendo nella stessa direzione. Angelo Conti, membro dell’ong torinese Mediacross, che da anni è attiva in Myanmar, ha dichiarato: «Parlare con chi è nelle zone colpite è difficile, è già difficile comunicare normalmente. Un terremoto 7.7 è come quello che ha colpito nel 2023 Turchia e Siria, distrugge le case. Ci stiamo attrezzando con le cliniche mobili che abbiamo sul posto e i partner locali per dare assistenza medica».