Banco Bpm ha conquistato Anima, la società milanese di gestione del risparmio su cui aveva lanciato un’offerta pubblica di acquisto a inizio novembre 2024. L’istituto di piazza Meda possiede ora l’89,95% del capitale della società, dopo essere partito da una quota del 21,97%: superato l’obiettivo del 66,7% che consente di controllare l’assemblea straordinaria. Adesso, nel risiko bancario che potrebbe cambiare gli assetti finanziari dell’Italia, i dadi passano in mano a Unicredit, che proprio su Bpm ha lanciato un’offerta pubblica di scambio cui settimana scorsa è stato dato il via libera dalla Consob. Ma l’istituto di piazza Gae Aulenti adesso deve valutare l’impatto dell’acquisizione di Anima, che potrebbe rendere l’acquisto più oneroso del previsto. L’ad Andrea Orcel ha tempo fino al 28 aprile per decidere se rilanciare, confermare o ritirare l’offerta e quasi sicuramente aspetterà la conclusione dell’assemblea di Generali del 24.
Qui Bpm – All’Opa della controllata assicurativa Bpm Vita su Anima Holding hanno aderito 221.067.954 azioni, una cifra pari al 67,97% del capitale. Un’offerta pubblica di acquisto è volta ad acquisire titoli di una società e prevede il pagamento in denaro delle azioni acquistate. Quando, come in questo caso, viene promossa dall’offerente, che propone il prezzo e stabilisce il numero di azioni che vuole acquistare, si tratta di un’Opa volontaria. In particolare, quella di Bpm su Anima si definisce anche totalitaria perché mossa su tutte le 253.756.155 di azioni di Anima che non erano già controllate dalla banca milanese. All’offerta hanno aderito il gruppo Caltagirone con il suo 5,84%, le Poste Italiane con l’11,7% e il Fondo strategico italiano con il 9,6%, oltre a piccoli azionisti e management di Anima. Cruciale per la buona riuscita è stata la scelta di Bpm di rilanciare a 7 euro ad azione innescando uno sprint finale negli acquisti. Venerdì 4 aprile, il panic selling innescato dai dazi ha convinto molti ad approfittare dell’offerta, inizialmente fissata a 6 euro e 20 centesimi.
Qui Unicredit – La banca di Gae Aulenti adesso attende le analisi dei risultati dell’Opa e ai suoi effetti patrimoniali per procedere con l’Ops su Bpm. Un’offerta pubblica di scambio si usa per operazioni di fusione e, a differenza di un’Opa, il pagamento avviene attraverso altri titoli. Gli azionisti della società target hanno la possibilità di scambiare le proprie quote con quelle della società offerente e, a operazione conclusa, diventarne compartecipi. Con la negazione a Bpm del danish compromise da parte dell’Autorità bancaria europea, l’istituto di piazza Meda non può godere dello sconto in termini di assorbimento patrimoniale previsto dalle normative. Questo potrebbe impattare negativamente l’Ops di Unicredit, perché costerebbe punti in quotazione e renderebbe le azioni meno attraenti per gli investitori. La banca guidata da Orcel, quindi, potrebbe dover ricorrere a un incentivo in denaro per favorire l’operazione (che diventerebbe così un’Opa).
Cosa aspettarsi – I risultati definitivi dell’offerta sono attesi per il 10 aprile, ma per ora, come riporta Orafinanza, non si sono verificati i presupposti per far scattare l’obbligo di acquisto su Anima. Il progetto di Bpm è comunque di raggiungere il 100% della società per poi ritirarla dal listino della Borsa di Milano. Unicredit, dal canto suo, continua ad aumentare la quota in Generali: secondo gli ultimi dati della Consob, la partecipazione è aumentata dal 5,229% al 5,543% ed è probabile che il 24 aprile a Trieste la banca si presenti con una quota dell’8%. Ancora non è chiaro quali siano i piani di Orcel per il Leone, mentre si attende anche la decisione del governo sull’applicazione del golden power per quanto riguarda l’operazione su Bpm. Si saprà tutto a fine aprile.