Altra tenda esplosa, altri due giornalisti uccisi a Gaza. Dal 7 ottobre 2023 sono 234 i reporter che hanno perso la vita a causa delle bombe israeliane. Più della guerra civile americana, della prima e della seconda guerra mondiale, del conflitto in Vietnam, in Corea, in Jugoslavia, nell’Afghanistan post 11 settembre. Messe insieme. Lo afferma un report della Brown University. Sono invece almeno 57 le vittime degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. Tutto questo mentre il premier israeliano Netanyahu è atteso alla Casa Bianca e il presidente francese Macron si trova in Egitto per incontrare il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.

La diplomazia – Il 7 aprile il premier israeliano Netanyahu vedrà il presidente americano Donald Trump per la seconda volta dall’inizio del suo secondo mandato alla Casa Bianca. Sul tavolo il conflitto in Medioriente ma anche la questione dei dazi. I due leader dovrebbero affrontare il nodo della Corte penale internazionale, considerando che Netanyahu arriva proprio da una visita in Ungheria, dove ha incassato il sostegno di Orban contro l’Aja (che su di lui ha emanato un mandato d’arresto internazionale). Si dovrebbe parlare anche delle tensioni tra Israele e Turchia. Nella stessa giornata il presidente francese Emmanuel Macron è in visita al Cairo dove ha incontrato Al-Sisi, con il quale dovrebbe avere un summit a tre insieme al re di Giordania Abdallah II.

Attacchi – Sul campo continuano i bombardamenti israeliani: due persone, incluso un giornalista, sono state uccise nella notte tra il 6 e il 7 aprile in un attacco che ha colpito una tenda per giornalisti vicino all’ospedale Nasser a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha riportato Al Jazeera, citando media palestinesi. Nell’attacco sono rimasti feriti almeno altri sette giornalisti, due dei quali sono in condizioni critiche. Nelle stesse ore, nella Cisgiordania occupata, secondo l’agenzia di stampa Wafa, sono stati fermati nove palestinesi, tra cui un minorenne. Intanto, i coloni hanno iniziato a costruire delle case mobili trasportando i container con delle autogru e posizionandosi a pochi metri dalle case degli abitanti legittimi del posto: è accaduto nella zona di Masafer Yatta, il territorio raccontato dal documentario vincitore di un Oscar No Other Land. Diverse città della Cisgiordania occupata hanno organizzato uno sciopero in solidarietà del popolo di Gaza.

Controllo – Dalla ripresa delle ostilità Israele ha esercitato una pressione ancor più stringente su Gaza. L’esercito israeliano ha annunciato il dispiegamento di truppe in un nuovo corridoio: il corridoio Morag, che isolerà Rafah e la zona meridionale dal resto della Striscia. Netanyahu ha dichiarato: «Stiamo tagliando la Striscia e stiamo aumentando la pressione passo dopo passo, in modo che ci consegnino i nostri ostaggi». Le famiglie degli ostaggi continuano a scendere in piazza per chiedere la liberazione dei loro cari, criticando il governo di Netanyahu. Dall’altra parte, a Jabalia, nel nord della Striscia, i gazawi hanno sfilato in centinaia per protestare contro Hamas: è la seconda iniziativa di questo tipo dalla ripresa del conflitto dopo la tregua.

Smentite – Continua a far discutere il video, pubblicato dal New York Times, in cui si vede l’esercito israeliano colpire delle ambulanze ben riconoscibili. Il filmato si riferisce al 23 marzo scorso, quando 15 operatori sanitari erano stati uccisi e poi gettati in una fossa comune. La prima versione ufficiale dell’Idf sosteneva che i veicoli fossero sospetti anche perché non avevano i segnali di emergenza accesi, ma dal video, trovato sul cellulare di una delle vittime, le luci di riconoscimento erano ben visibili.

Regno Unito – Come riporta il Guardian, un team di avvocati britannici presenterà una denuncia per crimini di guerra contro 10 cittadini che hanno preso parte al genocidio di Gaza. In particolare, sono accusati di attacchi indiscriminati contro aree civili e attacchi coordinati contro siti protetti, tra cui monumenti storici e siti religiosi. Il popolare avvocato Michael Mansfield ha dichiarato: «I cittadini britannici hanno l’obbligo legale di non colludere con i crimini commessi in Palestina. Nessuno è al di sopra della legge».