Il supervulcano dei Campi Flegrei continua a far tremare la terra, ma sempre meno. Alle 5.19 della mattina del 10 aprile c’è stata una nuova scossa di magnitudo 2.2 a 4 chilometri di profondità, nel golfo di Pozzuoli. Dopo i forti terremoti di metà marzo, ai Campi Flegrei si continuano a registrare scosse di lieve intensità. L’ultima significativa, del 7 aprile, è stata di magnitudo 2.4. Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), però, la velocità di sollevamento del suolo è in costante diminuzione. L’area è interessata dal fenomeno del bradisismo, il «respiro vulcanico» che causa un periodico innalzamento e abbassamento del terreno.

Il bollettino – Sono stati registrati, nella settimana del 31 marzo, 28 terremoti di intensità lieve (magnitudo compresa tra 0.0 e 2.0) contro i 33 di quella precedente. L’ultimo bollettino dell’Ingv, dell’8 aprile, conferma che «si registra una diminuzione della velocità di sollevamento del suolo, con un valore medio preliminare di velocità mensile di circa 20±5 mm/mese». Appena prima delle forti scosse di marzo, infatti, la velocità di sollevamento del suolo aveva raggiunto i 30 millimetri al mese, dopo un periodo in cui questo parametro si era fermato a 10 millimetri (tra l’estate del 2024 e febbraio 2025). Un’altra misurazione importante da sottolineare è invece in centimetri: l’innalzamento totale, da inizio anno, è pari a 25,5 cm. Di cui 2,5 solo nei primi 10 giorni di aprile.

Il bradisismo – Il bradisismo flegreo è un fenomeno unico nel suo genere. Un continuo sollevarsi e abbassarsi del terreno, ma è solo quando la terra sale che si creano i terremoti. È dal 2005 che l’area di Pozzuoli registra un graduale sollevamento del suolo, un movimento dovuto a una risalita di magma e gas da una sorgente a 8 km di profondità fino a una più superficiale a meno di 4 km. Un sollevamento a velocità non costante, aumentata tra il 2022 e il 2023, che è all’origine degli sciami sismici e della loro maggiore magnitudo nel corso del tempo. Uno studio pubblicato il 13 settembre 2024 sulla rivista Nature, condotto dai ricercatori dell’Osservatorio Nazionale Terremoti e dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, in collaborazione con l’Università di Roma Tre e l’Università di Ginevra, ha mostrato la presenza di queste due sorgenti magmatiche. La prima dal 2007 al 2023 sarebbe risalita di due km fino a raggiungere i 3,9. Inoltre, in 16 anni avrebbe anche aumentato il suo volume di 60 milioni di metri cubi. Il volume della seconda sorgente, più profonda, è invece in costante diminuzione e questo farebbe pensare che i due bacini siano in comunicazione. E che la risalita di magma e gas sia proprio il motore dell’attività del Campi Flegrei.

I Campi Flegrei – La caldera dei Campi Flegrei è una vasta area vulcanica situata a ovest di Napoli. Si tratta appunto di una caldera, cioè una grande depressione del terreno formata dal collasso del suolo dopo eruzioni vulcaniche molto potenti. I Campi Flegrei coprono circa 130 km² e comprendono numerosi crateri, coni vulcanici e manifestazioni idrotermali come fumarole e sorgenti termali. La Rete Gnss (Global Navigation Satellite System) permanente dei Campi Flegrei è costituita da 37 stazioni terrestri e marine e monitora costantemente il livello del terreno per comprendere se è in sollevamento o in discesa.