Luce verde del governo per il tentativo di acquisto di Banca Monte dei Paschi di Siena della totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca. È il primo via libera da quando Mps ha fatto l’annuncio dell’offerta nel gennaio 2025. La mattina del 14 aprile Mps ha informato con un comunicato ufficiale che: «La presidenza del Consiglio dei Ministri ha deliberato, in accoglimento della proposta del ministero dell’Economia e delle Finanze, il non esercizio dei poteri speciali con riferimento all’offerta pubblica di scambio di Mps sulla totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca». Il testo fa riferimento alla scelta del governo di non servirsi del golden power (ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21, convertito nella Legge 11 maggio 2012, n. 56). Si tratta della possibilità per lo Stato di esercitare poteri speciali nei confronti di tutte le società che svolgono attività di rilevanza strategica per la nazione. Può dunque imporre specifiche condizioni o veti di acquisto e delibere nei confronti di tutte quelle operazioni finanziarie che possono compromettere gli interessi nazionali. Si attende ora l’assemblea dei soci di Mps il 17 aprile dove sarà approvato il bilancio 2024 e si voterà per decidere l’aumento di capitale per concretizzare l’offerta pubblica di scambio su Mediobanca.
I favorevoli all’aumento di capitale – La proposta è dare la facoltà al Cda di aumentare il capitale sociale in una o più volte entro il 31 dicembre 2025. L’aumento dovrà raggiungere il 66% dei voti a favore e l’esito non è scontato, anche se i favorevoli sono molti. In primo luogo va detto che il voto del Tesoro, che ha l’11,7% della banca, sarà probabilmente positivo, essendo in linea con il pensiero del Ceo della banca senese Luigi Lovaglio. L’ambizione è costruire intorno a Mps un polo risanato e privatizzato sotto l’influenza del Mef. Anche i grandi soci saranno a favore, con Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, che aggiungendosi al Mef raggiungeranno il 30% del capitale. Secondo gli osservatori anche Banco Bpm e Anima Holding approveranno l’operazione, aggiungendo insieme il 9% delle quote. Ci sono poi le quotazioni azioniste come Cariplo e Compagnia di Sanpaolo, vigilate dal Mef e quindi a favore (non superano però l’1%). Bloomberg rende noto anche che Pimco, con l’1,5% delle azioni, sarà a favore così come Algebris. Il fondatore David Serra ha infatti dato nei giorni scorsi un chiaro endorsement alla questione: «Supportiamo l’operazione, ci sembra corretta, intelligente. I numeri parlano chiaro». In ultimo è favorevole all’ops anche Norges Bank, il fondo sovrano della Norvegia con asset da 1.700 miliardi di dollari derivanti da petrolio e gas del Paese. In tutto, i voti a conferma dell’operazione che possono essere considerati certi superano la percentuale del 40%.
I voti contrari – Alcuni grandi gruppi come Institutional Shareholder Services (Iss), hanno raccomandato voto contrario. Lo hanno seguito il fondo New York City Controller, con una quota di circa lo 0,16% di Mps (asset manager che gestisce i portafogli di investimento dei cinque sistemi pensionistici della metropoli americana, amministrando 285 miliardi di dollari), e Florida State Board of Administration, con lo 0,13% (un fondo pensione che gestisce 260 miliardi di dollari in investimenti), e il fondo Calvert (società di investimento del gruppo Morgan Stanley con 40 miliardi di attivi in gestione).