È quasi finito Pechino Express, non quello condotto da Costantino della Gherardesca ma quello guidato da Xi Jinping. Il presidente della Repubblica Popolare Cinese è arrivato in Cambogia, l’ultima tappa del suo tour nel Sud-Est asiatico. Il viaggio è iniziato il 14 aprile e Xi ha già visitato Vietnam e Malesia. Le visite fanno parte della strategia del Dragone di rafforzare i rapporti con i partner commerciali asiatici per contrastare la guerra dei dazi intrapresa dagli Stati Uniti di Donald Trump: il leader cinese l’ha chiamata «diplomazia di vicinato». I tre Paesi sono già parte di Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico): un’organizzazione politica, culturale e soprattutto economica perché prevede un’area di libero scambio tra gli Stati coinvolti. Si tratta di rapporti bilaterali tra Cina e Asean che nel 2024 hanno raggiunto i 980 miliardi di dollari di commercio. Il viaggio di Xi Jinping era stato annunciato da alcuni comunicati della Xinhua, agenzia di stampa cinese. Il presidente aveva affermato: «Il Sud-Est asiatico ha un enorme potenziale commerciale, per questo sarà necessario aggiornare la nostra area di libero scambio».
Cambogia – Xi è atterrato nella capitale della Cambogia Phnom Penh. Erano più di dieci anni che il leader cinese non visitava il Paese. All’arrivo in aeroporto, Xi ha detto al re Norodom Sihamoni: «Sostengo con fermezza il Paese nel mantenimento della sua autonomia strategica ed è una direzione chiave per la nostra diplomazia». Il presidente cinese ha ribadito la necessità di una fiducia politica reciproca e una cooperazione di standard elevato su più fronti, ricordando il rapporto storico tra i due Paesi che «hanno dato l’esempio per la costruzione di un nuovo tipo di relazioni internazionali». In Cambogia circa la metà degli investimenti esteri viene da fondi cinesi: secondo alcuni esperti questo sarebbe legato a uno specifico interesse di Pechino. Cioè, la Cina utilizzerebbe la Cambogia come “porta segreta” attraverso cui esportare in America con dazi inferiori rispetto a quelli che hanno colpito Pechino. L’economia cambogiana, che si fonda sull’industria tessile con più di 750mila lavoratori, esporta infatti verso gli Stati Uniti l’equivalente del 25% del Pil del Paese, mentre le importazioni sono minime.
Le altre due tappe – Il tour del Sud-Est asiatico della Cina era iniziato il 14 aprile dal Vietnam, una delle economie in maggior crescita nel continente e globale, e per questo tra le relazioni a cui Xi tiene di più. Si tratta di una potenza manifatturiera, anche in questo caso dipendente dal commercio con gli Stati Uniti, circa il 30% del Pil nazionale. Hanoi aveva cercato di “salvarsi” dai dazi di Trump garantendo concessioni e riduzioni di costi sul settore automobilistico americano e il via libera a Starlink nel proprio Paese: ma non ha funzionato. Anche in questo caso Xi ha parlato di «futuro condiviso verso la pace e la collaborazione asiatica». Sono stati firmati 45 accordi di cooperazione, tra cui quello sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento, sull’intelligenza artificiale, sui pattugliamenti marittimi congiunti e sullo sviluppo ferroviario. I due Paesi hanno avviato il Meccanismo di cooperazione ferroviaria Cina-Vietnam: un progetto da 8 miliardi di dollari per collegare Hanoi al confine con la Cina.
La visita si è conclusa con il leader del Dragone che ha anche invitato ad opporsi alle prepotenze unilaterali straniere, frase a cui Trump ha risposto così: «Non biasimo la Cina. Non biasimo il Vietnam. Non li biasimo. Vedo che si incontrano oggi, ed è meraviglioso. È un incontro meraviglioso, è come cercare di capire come possiamo fregare gli Stati Uniti d’America».
La seconda tappa del viaggio di Xi è stata in Malesia, dove si è tenuto l’incontro con il premier malese Anwar Ibrahim a Kuala Lumpur. La Malesia quest’anno ospiterà l’incontro dell’Asean e quindi il Paese assume un ruolo centrale nelle relazioni internazionali della rete commerciale. Xi ha chiesto alla Malesia di «resistere alla legge della giungla, muovendosi verso l’apertura e la cooperazione tra loro». L’incontro ha favorito rapporti che andranno oltre il commercio, puntando ad aree chiave come infrastrutture, poli industriali, tecnologia e materie prime. In particolare Xi ha elogiato i progressi del collegamento ferroviario East Coast Rail Link, costruito insieme ai due governi. In generale, si tratta di un rapporto già consolidato e che dura da più di 16 anni, periodo nel quale, all’interno dell’Asean, la Cina è stata il principale partner commerciale della Malesia e la Malesia il secondo per la Cina. Inoltre, la Malesia è diventata anche un paese BRICS.
Vittime dei dazi – I tre paesi Asean sono stati tra i più colpiti nel continente dai dazi di Trump. La Cambogia ha ricevuto un dazio del 49%, il Vietnam del 46% e la Malesia del 24%. Al contrario degli Stati Uniti, la Cina ha iniziato questo viaggio ponendosi come alleato affidabile. Nei giorni scorsi, il portavoce del ministero del Commercio cinese in una nota ha detto: «Esortiamo gli Stati Uniti a correggere i propri errori e cancellare i dazi reciproci». Il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, ha risposto: «Quello che vogliamo sentire da Paesi come Cambogia, Messico e Vietnam è che smetteranno di consentire alla Cina di eludere i dazi statunitensi facendo transitare le esportazioni attraverso i loro porti». Finiti in mezzo a questo fuoco incrociato Vietnam, Malesia e Cambogia sono stati costretti ad avviare negoziati diretti con Washington, dato che gli Stati Uniti sono per loro un mercato di esportazione cruciale, che gli permette anche di avere uno sbocco alternativo alle imposizioni cinesi. Allo stesso tempo, il mercato con la Cina è fondamentale: nel 2024 i paesi Asean sono stati i principali destinatari delle esportazioni cinesi. Inoltre, Pechino ha investito miliardi di dollari in infrastrutture per costruire la Belt and Road initiative, un’enorme via commerciale asiatica iniziata nel 2013 che per molti è la “nuova via della seta”. Questi tre Paesi però non sono le uniche vittime perché il coltello che Trump sta usando potrebbe rivelarsi fatale anche per lui. Infatti, l’America dipende anche dalle importazioni a basso costo che arrivano soprattutto dai paesi del Sud-Est asiatico export oriented, in particolare per quanto riguarda abbigliamento e calzature. Privarsi di questo mercato rischia di essere letale per un settore economico americano.