Avrebbe accettato un invito ricevuto su un’app di incontri e poi sarebbe stato drogato, derubato e infine ucciso. Questo è quanto hanno rivelato le indagini a distanza di quasi un mese da quando il corpo di Alessandro Coatti, ricercatore romagnolo, era stato ritrovato fatto a pezzi in Colombia.
La svolta nelle indagini – Carlos Triana, capo della polizia nazionale colombiana, ha riferito al quotidiano locale El Tiempo di aver individuato l’abitazione in cui si sarebbe svolto l’omicidio e di aver identificato quattro sospettati (al momento ancora a piede libero). Le indagini si sono concentrate sulla ricostruzione degli spostamenti del 39enne la sera dell’omicidio, il 4 aprile. Secondo gli investigatori, Coatti sarebbe stato adescato da un profilo falso su Grindr, piattaforma di incontri dedicata alle persone parte della comunità LGBTQ+, e si sarebbe presentato all’appuntamento nell’abitazione indicata. Proprio in questo appartamento, perquisito dalla polizia, sono state rinvenuta tracce del DNA di Coatti e degli effetti personali del ricercatore.
L’ipotesi delle bande – Le modalità dell’omicidio e le condizioni del cadavere, ritrovato in una valigia vicino allo stadio di Santa Marta, avevano inizialmente fatto pensare al coinvolgimento di narcotrafficanti o di gruppi paramilitari che operano nelle montagne vicine alla località caraibica. Ora, l’ipotesi più concreta è quella di una rapina finita male portata avanti da una delle cosiddette “bande della scopolamina“, gruppi di truffatori che usano questa droga per rendere incosciente la vittima e derubarla senza lasciarne traccia nella sua memoria. I rapinatori avrebbero forse ucciso Coatti dopo che il ricercatore avrebbe tentato di reagire: lo smembramento del corpo potrebbe essere stato un tentativo per rendere più difficile l’identificazione.