Dopo oltre 900 giorni di assenza la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata in Senato per il quarto question time del suo mandato. Un’ora e mezza in cui, sostenuta dai partiti di maggioranza, ha difeso le azioni del suo governo, rispondendo solo in parte alle domande delle opposizioni.
Spese militari: verso il 2% del Pil – «L’Italia e l’Europa devono rafforzare le proprie capacità difensive per rispondere alle responsabilità cui sono chiamate anche in ambito Nato». Questa la premessa con cui Meloni ha annunciato che entro la fine del 2025 sarà raggiunto il 2% del Pil nelle spese per la Difesa. Meloni ha sottolineato che si tratta di spese «che servono a rafforzare il pilastro europeo della Nato e rientrano in un percorso coerente con gli impegni internazionali dell’Italia». Nel corso dell’intervento ha inoltre aggiunto che quest’aumento è necessario «perché senza difesa non c’è sicurezza e senza sicurezza non c’è libertà». Sul tema è arrivata un’apertura del leader di Azione Carlo Calenda che si dice «parzialmente soddisfatto» delle risposte di Meloni.

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi (fonte: Ansa)
Premierato e legge elettorale – Nel corso del dibattito la polemica più accesa è stata quella con Matteo Renzi. L’ex premier ha incalzato Meloni in particolare sulle riforme costituzionali, evidenziando come il governo abbia spostato l’attenzione dal premierato alla legge elettorale. Il leader di Italia Viva ha accusato la premier di essere «campionessa dell’incoerenza», con Meloni che però ha replicato che «il premierato resta la madre di tutte le riforme». La presidente del Consiglio ha poi confermato il suo favore «all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale», nonostante la Lega sia contraria a modificare un sistema di voto che punta a eliminare i collegi uninominali.
Gli altri temi di politica interna – La stoccata sulla sanità è arrivata dal Partito democratico, che ha puntato il dito sulla lunghezza delle liste d’attesa. Meloni ha risposto sottolineando che la gestione è affidata alle singole Regioni, provocando la replica delle opposizioni. «Scaricabarile», il commento di Elly Schlein, mentre il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha evidenziato che «le regioni le governano quasi tutte loro, si parlassero nel partito». Per quanto riguarda il capitolo lavoro, la premier ha ribadito che le priorità sono l’aumento degli stipendi, la sicurezza sul lavoro e la crescita occupazionale. Sul tema migranti Meloni si è concentrata sui centri realizzati in Albania: «Abbiamo deciso di usare i centri come ordinari Cpr e abbiamo dunque iniziato a trasferire migranti irregolari in attesa di rimpatrio». Ha inoltre aggiunto che «entro la fine di questa settimana il 25% dei migranti trattenuti sarà rimpatriato».
La politica estera – Sul rapporto con gli Stati Uniti Meloni ha chiarito che è «leale, ma non subalterno a Donald Trump», chiarendo che «bisogna evitare una guerra commerciale tra la nostra economia e quella americana». Ha poi ribadito il sostegno all’Ucraina: «Continueremo ad essere al fianco dell’Ucraina, sosteniamo gli sforzi dell’amministrazione americana per una pace giusta e duratura e rinnoviamo l’urgenza di un cessate il fuoco immediato».
Più breve invece il commento sul conflitto israelo-palestinese: «In Medio Oriente appoggiamo il lavoro portato avanti dai Paesi arabi, chiave di volta per una soluzione permanente del conflitto». Nessun riferimento, però, nonostante le richieste delle opposizioni, alla strage di civili a Gaza e agli annunci di occupazione della Striscia da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu.