Aria di festa, tanto divertimento e fan da tutta Europa e non solo. Un unico denominatore: la musica. A Basilea si è alzato il sipario sulla 69esima edizione dell’Eurovision Song Contest, il terzo ospitato dalla Svizzera nella sua storia (lo aveva già organizzato a Lugano nel 1956 e a Losanna nel 1989). In gara, a contendersi il microfono di cristallo, 37 Paesi. Durante la prima semifinale, andata in onda martedì 13 maggio su Rai 2 dalle 21.00 con la conduzione di Gabriele Corsi e BigMama, solo 10 nazioni su 15 hanno staccato il pass per la Grand Final di sabato 17 maggio. A qualificarsi, tramite televoto, sono state Islanda (che torna in finale dopo due edizioni), Norvegia, Albania, Svezia, Paesi Bassi, Polonia, Estonia, Portogallo, Ucraina e San Marino. Quest’ultima, con “Tutta l’Italia” di Gabry Ponte, ha centrato il grande appuntamento che mancava dal 2021. Durante la serata si sono esibite anche Italia, Spagna e Svizzera, tutte e tre già con il biglietto in tasca per l’ultimo atto. Le prime due in quanto Big Five (le nazioni che hanno fondato la manifestazione, tra cui anche Germania, Francia e Regno Unito), la terza perché Paese ospitante.

Lucio Corsi sul palco durante la prima semifinale. (Photo credit: EBU/ Alma Bengtsson)

Lucio Corsi “rompe” il regolamento – Lucio Corsi, che cerca l’ottavo piazzamento consecutivo in top 10 per l’Italia, ha presentato per la prima volta al pubblico europeo la sua “Volevo essere un duro”. Il brano è stato certificato disco d’oro ed è parte dell’omonimo album che ha raggiunto anche la vetta della classifica FIMI. Il cantautore toscano è salito sul palco senza snaturarsi, con un look ispirato al glam rock anni 70, spalline e trucco bianco in viso. È rimasto se stesso, il cantastorie che il grande pubblico ha conosciuto a Sanremo. L’esibizione è stata semplice, zero effetti speciali: ha cominciato a cantare al piano, per poi spostarsi al centro con la chitarra insieme al co-autore del brano Tommaso Ottomano. Dietro di loro, due grandi speaker retro e, in TV, sottotitoli in inglese a schermo per permettere a tutti di comprendere il messaggio del testo. Durante l’ultimo ritornello, il tocco d’originalità. Nonostante l’Eurovision preveda che gli strumenti siano in playback, Corsi ha trovato il cavillo nel regolamento e ha eseguito un assolo live di armonica, che non necessita di cavi o microfoni appositi. «Sono felice di questa nuova esperienza. Sono sicuro che possa insegnarmi qualcosa su come fare questo lavoro in un modo migliore nel futuro», ha dichiarato Corsi ai microfoni dell’EBU (Unione europea di radiodiffusione).

 

La serata – A condurre la serata sono state la stand-up comedian Hazel Brugger e la cantante Sandra Studer, che hanno fatto gli onori di casa e intrattenuto il pubblico con grande ironia. Tra le esibizioni più applaudite quella di Tommy Cash, rappresentante dell’Estonia, che ha cantato la sua “Espresso Macchiato”, ritratto satirico della lingua e della cultura italiana. Ovazione prolungata per il gruppo KAJ della Svezia, favorito per la vittoria finale, che ha fatto cantare e ballare tutti con “Bada Bara Bastu”. La canzone è dedicata alla sauna e ha più di 41 milioni di streaming su Spotify. Da segnalare anche l’esibizione della Svizzera, nonostante un piccolo problema a una delle camere. La regia ha optato per un unico piano sequenza e un solo faro a far luce sul viso dell’artista. Il pubblico ha pensato al resto, illuminando l’arena mentre Zoë Më cantava la sua “Voyage”. Un colpo d’occhio suggestivo e applausi a scena aperta anche per la cantante classe 2000, nata a Basilea.

L’interval act “Made in Switzerland” (Photo Credit: EBU/Alma Bengtsson)

“Made in Switzerland” – Non solo musica. La prima semifinale è stata anche uno show di alto livello. Dopo l’apertura delle votazioni è cominciato l’interval act “Made in Switzerland” e le due conduttrici hanno sfatato i cliché sulla Svizzera in un numero comico-musicale. Ne è venuto fuori un effetto musical che è stato gradito sia dal pubblico al palazzetto che sui social. Durante la performance, spazio anche per un’ironica rievocazione storica ambientata nel XIII secolo. Petra Mede, presentatrice di tre edizioni di Eurovision e molto amata dai fan, ha interpretato il leggendario eroe Guglielmo Tell dando voce alla sua proposta di creare un concorso musicale per unire i popoli. La genesi (scherzosa) della competizione. Intenso e commovente, poi, l’omaggio a Cèline Dion, di cui è stato proiettato un videomessaggio e che trionfò nel 1988 per la Svizzera con “Ne partez pas sans moi”, soffiando la vittoria al Regno Unito per un solo punto. Il  brano, tributo alla regina delle power ballad, è stato eseguito dalla “Neues Orchester Basel” (Nuova Orchestra di Basilea) e da quattro artisti che hanno partecipato alla competizione nel 2024: Iolanda (Portogallo), Marina Satti (Grecia), Jerry Heil (Ucraina, in coppia con la rapper Al’ona Al’ona) e Silvester Belt (Lituania).

I prossimi appuntamenti – Archiviata la prima serata, l’Eurovision Song Contest tornerà giovedì 15 maggio, sempre su Rai2 dalle 21.00, con la seconda semifinale. Altri 16 Paesi si sfideranno per qualificarsi alla Grand Final di sabato 17, in diretta su Rai 1 dalle 21.00.

 

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