Ha trasformato “Tutta l’Italia” da sigla di Sanremo in un tormentone. Adesso, Gabry Ponte prova a far ballare anche l’Europa intera. Lo scorso marzo ha vinto da favorito il San Marino Song Contest, staccando un biglietto per l’Eurovision. A Basilea, nel calderone di brani in gara, c’è anche il suo. Ha superato la semifinale e tornerà sul palco del St.Jakobshalle, per la Grand Final di sabato 17 maggio, in cerca del miglior piazzamento nella storia della Repubblica del titano (al momento è la 19esima posizione nel 2019). «Sono felice di essere qui. Arrivare a 52 anni, con più di 25 carriera alle spalle e trovare nuove esperienze è bellissimo», ha dichiarato in un incontro con la stampa.

Gabry Ponte durante la semifinale di martedì 13 maggio (Photo credit: EBU/Sarah Louise Bennett)

Un brano nato come inno – Vincere non conta. La vera soddisfazione è che, per la strade di Basilea, si sente cantare il ritornello di “Tutta l’Italia”. «All’inizio, nei pre-party (occasioni per far conoscere il brano in vista della competizione, ndr) che abbiamo fatto in Europa erano tutti spiazzati perché il testo in italiano non è facile da assimilare. Poi si sono affezionati». E il brano sta diventando virale. Il viaggio, però, è cominciato a Sanremo: «Carlo Conti mi ha scritto prima e dopo la semifinale, è stato uno dei primi fan del disco e sono stato onorato di poterlo presentare al Festival. È anche un po’ suo», ha rivelato il dj e producer torinese. «Ma la canzone non era nata per Sanremo. L’idea era creare un inno da regalare ai fan per il concerto di San Siro del prossimo 28 giugno». Il riconoscimento per una carriera esplosa negli anni 90 con gli Eiffel 65 e il successo planetario di “Blue (Da Ba Dee)” e che non ha più preso strade in discesa.

Da dj operaio a star– Prima di suonare alla Scala del Calcio, però, c’è da pensare alla finale all’Eurovision, centrata alla prima partecipazione. «Ci tengo a fare una bella performance, ma non credo di avere possibilità di trionfare», ha spiegato il produttore. L’esibizione è in playback, come da regolamento. «Avevo chiesto una deroga, ma è uno show televisivo e i cambi di palco durano un minuto». Restano, però, i visual di monumenti italiani che prendono vita e le fiamme che divampano a ritmo di musica. Sul palco anche tamburello e fisarmonica, strumenti tradizionali della pizzica, danza a cui è ispirata la base di “Tutta l’Italia”. Un brano la cui scrittura, nonostante versi come “beato santissimo Craxi”, non ha ideologie politiche. «Non dobbiamo mai dimenticare che la musica è divertimento, questo genere serve per far divertire le persone e la chiave con cui scriviamo i testi è ironica. Abbiamo parlato di stereotipi della cultura italiana e lo abbiamo fatto con il sorriso». Nonostante non suoni live, Ponte ha voluto con sé sul palco anche la console. «È lo strumento identificativo del dj e volevo che ci fosse per dare un senso al mio ruolo», ha spiegato. Un simbolo. Soprattutto per lui che è un rappresentante della prima generazione di disc jockey produttori. «Quando ho iniziato a fare questo lavoro, nei primi anni 90, il dj era considerato un operaio della notte. Eravamo lontani dai palchi e dalle grandi folle. Abbiamo avuto riconoscimenti fuori dalle discoteche, quando la nostra musica è diventata più mainstream».

La polemica e “Tutta l’Italia”– Sulla performance di Ponte all’Eurovision, infine, non sono mancate le critiche. «Tommy Cash (in gara per l’Estonia, ndr) ha detto che sono difficile da capire perché non canto? Io scrivo la musica e la produco, poi la faccio cantare ad altri perché non è il mio lavoro. Ci sono molti cantanti che interpretano pezzi che non hanno né scritto né prodotto. L’importante è creare belle canzoni». Ora, Ponte attende solo la serata di sabato. Sarà il penultimo a esibirsi. «Sono stato messo lì dai produttori, non so se sia un bene o un male». Rispetto a Sanremo ci saranno meno ballerini, come già visto martedì 13 durante la prima semifinale. All’Eurovision, sul palco, si può stare massimo in sei. Le voci devono essere dal vivo, per cui «canto con i ragazzi nel ritornello. Non è il mio ruolo, ma rende la performance più efficace».