La polemica contro il cinema «di sinistra» e il pesante attacco a Luca Marinelli. Poi il tentativo di scuse. L’attore Michele Morrone, noto soprattutto per aver recitato nel film 365 giorni del 2020, il 20 maggio al programma tv Belve ha parlato di «attori sinistroidi con le boiserie anche nel c***». Sottolineando poi come ci sia solo un attore migliore di lui, Alessandro Borghi, e di non gradire «quasi tutti gli altri». Critiche e offese che non ha risparmiato ai colleghi anche il giorno successivo sui social, puntando il dito contro gli artisti che definisce «finti inclusivi democratici, sinistroidi che dopo aver preso un David (di Donatello, ndr) si sentono Dei scesi in terra». Dopo una lunga serie di duri e accesi messaggi, non privi di termini volgari, il tentativo di porre rimedio: «Chiedo scusa per non avere usato le parole appropriate e per avere eventualmente offeso qualcuno».

Gli attacchi a Marinelli – Ha fatto particolare scalpore l’affondo contro Marinelli, che nei mesi scorsi aveva raccontato di essersi trovato a disagio nell’interpretare il ruolo di Benito Mussolini nella serie M. – Il figlio del secolo. Sul proprio profilo Morrone ha scritto: «Siete più tristi delle vostre stesse idee. Gente che “si sente male e ha sofferto” per aver interpretato il ruolo del Duce, ma che, come per magia, si riprende molto bene da questo tumulto dopo aver incassato 1.5 milioni di euro. Patetici». Ha poi proseguito in altri messaggi: «Se davvero volete fare i rivoluzionari smettete di fare gli attori, lasciate stare il cinema e scendete in politica, candidatevi e provate veramente a cambiare qualcosa in questo paese».

Lo scontro tra Giuli e Germano – La nuova polemica si inserisce nel contesto della più ampia controversia, che sta coinvolgendo e dividendo l’opinione pubblica, tra l’attore Elio Germano e il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Nei giorni scorsi vari attori hanno preso posizione per una o per l’altra parte, in seguito alla lettera diretta al ministro, sottoscritta da oltre 100 figure del cinema, di sostegno a Germano e di richiesta di maggiore attenzione al settore. Valerio Aprea a In altre parole ha voluto distanziarsi, pur indirettamente, da Germano: «Noi attori non siamo intoccabili. La crisi del cinema italiano dobbiamo addossarcela». Dichiarazioni che hanno suscitato una reazione immediata e contrariata da parte dell’autore televisivo e vignettista Marco Dambrosio, in arte Makkox: «Adesso mi alzo e me ne vado». Anche Pierfrancesco Favino ha detto la sua, tenendo una posizione intermedia: «Il problema non è Germano né Giuli, ma un cinema completamente bloccato».