«Irragionevole condannare senza nemmeno rifare il processo» dopo che «uno o più giudici hanno dubitato al punto di assolvere». Queste le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio riguardo il caso Garlasco e la condanna a 16 anni in via definitiva all’ex fidanzato di Chiara Poggi, Alberto Stasi. Intervenuto a Zona Bianca su Rete 4, il ministro ha espresso dubbi sulla decisione della Corte di Cassazione, arrivata dopo due assoluzioni di Stasi nei primi due gradi di giudizio, e ha dato la colpa «alla legge» che «va cambiata».
Breve cronistoria – Le assoluzioni a cui si è riferito Nordio fanno capo ai cinque processi che si sono tenuti tra il 2009 e il 2015 a carico di Stasi. La Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione del primo e secondo grado e aveva chiesto un nuovo appello. Nel 2015 era arrivata, nel processo d’appello di rinvio, la condanna a 24 anni per omicidio volontario, diventata definitiva il 12 dicembre 2015. Alberto Stasi, avendo scelto il rito abbreviato, aveva ricevuto lo sconto di un terzo della pena: la condanna da scontare quindi ammonta a 16 anni. Da quel momento, tutte le richieste di revisione del processo sono state rigettate e Stasi è stato rinchiuso nel carcere di Bollate con il fine pena fissato nel 2030. Nel gennaio 2023 il tribunale di sorveglianza di Milano gli ha concesso di lavorare all’esterno del penitenziario, mentre dallo scorso 11 aprile ha ottenuto la semilibertà, che consiste nella possibilità per il condannato di trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto di pena, per partecipare ad attività lavorative, istruttive o comunque utili al reinserimento sociale.
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Nessuna conseguenza – Nordio ha proseguito il suo intervento televisivo parlando della fiducia dei cittadini nella giustizia: «Credo che purtroppo in questo momento l’opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abbastanza negativa. Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all’infinito, anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli». Le dichiarazioni sono arrivate in un momento in cui il caso sta affrontando una nuova fase. Dallo scorso 14 marzo infatti, le indagini sono state riaperte e Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima, è entrato nel registro degli indagati. In queste settimane gli inquirenti si stanno concentrando sulla dinamica del delitto e sull’arma utilizzata, che mai è stata individuata.




