Ci sono voluti 15 anni al Movimento 5 Stelle per esprimere un presidente di Regione e ora, dopo poco più di un anno dal suo insediamento, il partito fondato da Beppe Grillo rischia pure di perderlo. Tra spese non dichiarate e ricorsi respinti. A finire sotto la lente della magistratura e i riflettori della politica è la governatrice Alessandra Todde, eletta il 25 febbraio 2024. Sostenuta dal campo larghissimo – 5 Stelle, Pd, Avs e progressisti – oggi naviga in acque che sono tutt’altro che calme e che potrebbero far tornare l’Isola al voto prima del previsto.

Il caso – Facciamo un passo indietro. Il 3 gennaio, a meno di un anno dalla sua elezione, il Collegio regionale di garanzia della Corte di Appello di Cagliari ha emesso un’ordinanza di ingiunzione all’assemblea legislativa, chiedendo la decadenza di Todde dal ruolo di consigliere regionale e quindi di presidente della Giunta. Una richiesta che comporterebbe la decadenza di tutto il Consiglio e quindi elezioni anticipate. Le accuse riguardano delle inadempienze nella rendicontazione delle spese sostenute durante la campagna elettorale. In altre parole: ci sono stati errori nelle dichiarazioni sulle spese fatte per le elezioni, vinte per soli tremila voti, che potrebbero levarle la poltrona. «La notifica della Corte d’Appello rappresenta un atto amministrativo che affronterò nelle sedi opportune perché ho piena fiducia nella magistratura» ha commentato Todde, annunciando il ricorso in tribunale. Lo stesso tribunale che, il 28 maggio, respinge stabilendo che la decisione su una eventuale decadenza spetta solo al Consiglio regionale, respingendo anche la tesi per cui la candidata presidente, in quanto tale, sarebbe stata esentata dalle norme di rendicontazione previste dalla legge per i candidati consiglieri.

Le accuse – Secondo i giudici si tratta una serie di “violazioni sostanziali e gravi”. Nella sentenza, i togati respingono la tesi degli avvocati della presidente secondo cui Alessandra Todde era esente dall’applicazione della legge – 515 del 1993 – sulla rendicontazione in quanto candidata alla guida della giunta. Ma i giudici non vogliono sentire giustificazioni. «Chi si candida al ruolo di presidente della Regione si candida anche a quello di consigliere regionale» hanno chiarito dal tribunale, evidenziando che sebbene «la candidatura avvenga attraverso un meccanismo elettorale distinto rispetto agli altri consiglieri non elide tale circostanza».

Il contrattacco – Dopo aver ricevuto la cattiva notizia, Alessandra Todde non ha perso tempo. «Vado avanti» ha detto sui suoi social, annunciando un nuovo ricorso. Poi l’attacco al centrodestra nazionale. «A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura – visti i recenti attacchi del sottosegretario alla giustizia Alessandro Delmastro – noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo» chiarendo che questa sentenza verrà impugnata. Una situazione politica delicata, con l’opposizione che sta puntando i cannoni. «Ci attaccano da cinque mesi – ha detto Todde – e noi abbiamo sempre continuato a lavorare per la Sardegna» puntando il dito contro l’opposizione di centrodestra in Regione che invoca le dimissioni. «Combatteremo nei tribunali. La destra vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione, ma io sono nel pieno delle mie funzioni e intendo onorarle fino in fondo».

L’opposizione – Dal centrodestra e dal palazzo del Consiglio arrivano i primi commenti. «La legislatura era politicamente finita e questa sentenza pone fine ai dubbi da un punto di vista giuridico. Restituiamo la parola agli elettori» ha detto il capogruppo meloniano Paolo Truzzu, avversario perdente di Todde alle ultime regionali. Stefano Tunis, consigliere regionale di Sardegna al centro 20Venti, parla di «chiodi nella bara della Giunta Todde e di questa legislatura mai iniziata». È poi il turno di Forza Italia con Ivan Piras: «La legislatura non è mai iniziata per incapacità politica, probabilmente finirà per lo stesso motivo». Il carroccio sardo, con Michele Pais, interviene evidenziando che «siamo di fronte a un’accertata violazione della legge che rende di fatto la presidente decaduta. È ora che l’ormai ex presidente Todde prenda atto della realtà». Insomma, commenti diversi ma tutti chiedono la stessa cosa: dimissioni ora.

Il nodo Consulta – L’ultima spiaggia per Alessandra Todde potrebbe chiamarsi Corte Costituzionale. Il 9 luglio i supremi giudici saranno chiamati ad esprimersi sul conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione contro lo Stato per quanto riguarda la legge nazionale che regola i casi di decadenza per gli amministratori. Si dovrà chiarire se la legge nazionale utilizzata dai giudici del collegio elettorale per decretare a gennaio la decadenza della Todde possa essere applicabile a una Regione a statuto speciale quale è la Sardegna.