Una corte federale americana ha annullato i dazi imposti da Donald Trump definendoli illegali. Nello specifico la legge invocata dal presidente, l‘International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) del 1977, non gli conferirebbe l’autorità di applicare tasse illimitate sulle merci importate dal resto del mondo. A deciderlo tre giudici della Us Court of Interntational Trade, tribunale che si occupa di commercio internazionale, dopo che alcune aziende e dodici Stati americani hanno fatto causa sostenendo che in materia di imposte il presidente stesse usurpando il potere conferito al Congresso. Immediata la reazione della Casa Bianca: il vice capo di Gabinetto Stephen Miller, come riportato dall’Ansa, ha definito la sentenza come «un colpo di stato giudiziario fuori controllo». L’amministrazione Trump ha già fatto sapere che presenterà ricorso per capovolgere la decisione. La battaglia legale potrebbe giungere alla Corte Suprema, con un impatto miliardario sull’economia mondiale.

La legge – L‘Ieepa non era mai stata invocata prima della seconda amministrazione di The Donald. Approvata dal Congresso nel 1977, faceva parte di una riforma che intendeva chiarire i poteri presidenziali riguardo alle emergenze nazionali. Nel rapporto del Senato 93-549 si possono ritrovare le emergenze dell’epoca che hanno stimolato l’introduzione di tale legge: l’oro come riserva monetaria (1933), la guerra di Corea (1950), i lavoratori postali in sciopero (1970) e l’inflazione (1971). Come si legge nel testo dell‘Ieepa, il presidente sarebbe autorizzato a identificare una «minaccia inusuale e di carattere straordinario […] alla sicurezza nazionale, alla politica estera o all’economia degli Stati Uniti» e di conseguenza congelare le transazioni economiche e gli scambi commerciali condizionati dall’emergenza in questione. Secondo la ricostruzione di Axios, con la sentenza del 29 maggio la Corte «non interpreta (la legge) come un atto che conferisce tale autorità illimitata e annulla i dazi contestati contestati imposti sulla sua base».

Le reazioni – Non si è fatta attendere la dura reazione della Casa Bianca. Un portavoce di Pennsylvania Avenue ha dichiarato al The Guardian: «Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un’emergenza nazionale. L’amministrazione si impegna a utilizzare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza dell’America». Già nota la richiesta di appello presentata da Trump contro la sentenza pronunciata dai tre giudici, di cui uno nominato da Barack Obama, uno da Ronald Reagan e uno dallo stesso tycoon. La politica economica statunitense sta trovando opposizione fin dal principio. Basti pensare che l’ormai ex braccio destro di Trump Elon Musk aveva duramente criticato l’adozione dei dazi, arrivando a litigare con il segretario del Tesoro Scott Bessent. Il 29 maggioi,tra l’altro, il magnate di origini sudafricane ha rassegnato le dimissioni come membro del governo e ministro del Doge.

I mercati – Le reazioni delle Borse europee sono invece positive, anche grazie ai risultati sopra le aspettative di Nvidia. In positivo Parigi (+0,9%), Francoforte (+0,54%) e Madrid (+0,2), mentre non si registrano oscillazioni notevoli a Londra. Il settore tecnologico (+2%) fa da traino al momento di ritrovata serenità, insieme al settore del lusso (+1,7%) e dell’automotive (+1%). Sulla stessa scia la Borsa di Milano (+0,61%), con i picchi di Stm (+3,6%) e Stellantis (+ 2,4%). In attesa dell’esito del ricorso i titoli di Stato appaiono in leggero rialzo, con lo spread fra Btp e Bund a 97 punti.