Daniele Pieroni il 17 maggio si è tolto la vita con il suicidio assistito, dopo aver sofferto del morbo di Parkinson per anni. Diagnosticatagli nel 2006, la malattia neurodegenerativa è progredita fino alla decisione di Pieroni di ricorrere all’eutanasia: la notizia è stata diffusa ieri mattina, l’11 giugno.
Si tratta del primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana dopo la legge regionale approvata l’11 febbraio scorso dal Consiglio regionale. Una norma che, sulla base del testo della proposta di legge avanzata dalla Associazione Luca Coscioni, ha stabilito le modalità dell’accesso al fine vita – ma che è già stata impugnata dal governo: contestata il 9 maggio per aspetti ritenuti incostituzionali, resterà però in vigore fino al pronunciamento della Consulta.

Chi era – Nato a Pescara nel 1961, Daniele Pieroni nella vita è stato molte cose. Poeta, musicista, scrittore, saggista, traduttore dal francese, dal russo e dall’inglese, giornalista. Dopo l’adolescenza abruzzese, Pieroni si era poi trasferito tra l’Eur e Trastevere, a Roma, dove ha vissuto e lavorato per 40 anni. Con alcuni periodi di residenza all’estero: a Londra e Montréal ha svolto il ruolo di corrispondente culturale per diversi giornali. Quindi, nel 2006, ha deciso di trasferirsi a Chiusi, piccolo comune di ottomila anime in provincia di Siena. Lo stesso anno gli è stata diagnosticata la malattia. E sempre il 2006 fu l’anno in cui Piergiorgio Welby, gravemente malato, decise di staccare il respiratore artificiale.

«Arriva un giorno in cui / così, senza preavviso / qualcosa viene meno / alla tua costituzione / un arto va per conto suo / e l’altro non gli corrisponde», ha scritto Pieroni in una sua poesia, raccontando gli inizi della patologia.
A Chiusi, in un dimensione più tranquilla e ritirata, ha continuato a scrivere libri e poesie, maturando un profondo senso religioso. La convivenza con dolori sempre più insopportabili, la pena di alimentarsi ormai da sei anni con un sondino nasogastrico, le fitte atroci nel compiere ogni minimo gesto quotidiano lo hanno portato inizialmente a ricorrere alle cure palliative. Che però non hanno funzionato, e, anzi, nel mese di gennaio hanno portato a sofferenze ancora più acute. Da qui la sua attenzione agli sviluppi della legge regionale sul fine vita, l’approvazione e poi la richiesta, accettata. Si è spento il 17 maggio.

Il quadro normativo sull’eutanasia – L’unica fonte normativa disponibile sul tema, al momento, è la sentenza 242 del 2019, pronunciata sul caso dj Fabo. La vicenda si rifà alla decisione di Fabiano Antoniani di ricorrere al suicidio assistito in una clinica svizzera. Era il 27 febbraio 2017, e dj Fabo era rimasto cieco e paraplegico a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 2014. Marco Cappato, attivista del partito dei Radicali, dopo aver accompagnato Antoniani in Svizzera si autodenunciò al suo rientro in Italia. Due anni più tardi, nel 2019, la Corte d’Assise lo assolse con formula piena, e la Corte costituzionale pronunciò la sentenza che ancora oggi regola, insieme alla sentenza n. 135 del 2024, i casi di non punibilità per il suicidio assistito. I quattro criteri sono: 1) l’irreversibilità della patologia; 2) la sofferenza intollerabile; 3) la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e 4) la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli.
Il 16 giugno 2022 il primo caso di suicidio assistito in Italia: quello di Federico Carboni, tetraplegico da 12 anni dopo un incidente stradale, dopo una battaglia legale durata 2 anni.
Non esiste una legge nazionale sul tema, ma – sulla base dell’art. 117 della Costituzione sulla potestà legislativa regionale, che si rifà al quinto principio fondamentale – le Regioni hanno diritto di legiferare sull’argomento. Così è avvenuto l’11 febbraio di quest’anno in Toscana, quando è stata approvata la proposta di legge sul fine vita.
Subito sono arrivate le denunce di Alfredo Guidorizzi, capogruppo FdI alla Camera, che l’ha definita «un atto eversivo». Il vicepremier Antonio Tajani rincara la dose: «Il suicidio non è un diritto». La Consulta ha invitato il Parlamento per ben quattro volte ad approvare una norma nazionale, ma le discussioni non sono mai approdate ad alcunché. Ora però l’obiettivo, fortemente sostenuto dall’esecutivo, è quello di presentare in aula un testo il 17 luglio, con l’idea di istituire un comitato etico nazionale che si esprima sulle richieste di eutanasia.