«Venezia non è dell’oligarca Bezos, non è neppure del sindaco Brugnaro. Venezia è di chi ci vive». Con queste parole Federica Toninello, portavoce del comitato “No space for Bezos”, ha raccolto gli applausi di attiviste e attivisti che si sono trovati venerdì 13 giugno in campo San Giacometto per mettere a punto nuove mobilitazioni e impedire «l’ennesima mercificazione della città». Erano oltre duecento i cittadini che hanno partecipato all’assemblea, la prima in cui associazioni e collettivi si sono ritrovati sotto il nome del nuovo comitato contro il matrimonio tra Jeff Bezos, magnate di Amazon, e Lauren Sanchez, ex giornalista e pilota di elicotteri che ora si definisce «filantropa». I contestaori semra disposti a riutto, anchem,, dicono, a tuffarsi nei canali per tentare di bloccare tutto.
L’evento – Tommaso Cacciari, membro del comitato e attivista di “No grandi navi“, ha spiegato che gli attivisti non sono contro il matrimonio in sé, ma contro «l’arroganza con cui questo tecno feudatario tratta la nostra città». L’organizzazione dell’evento, che si terrà tra il 24 e il 28 giugno, ha affittato l’intera isola di San Giorgio e invitato oltre 700 persone (di cui 250 vip come Leonardo DiCaprio, Oprah Winfrey, Katy Perry, Kim Kardashian). Tra i forse ci sono Lady Gaga e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per dirne due. Prenotate tutte le stanze dei cinque alberghi più lussuosi, noleggiati tutti i taxi della città, allertata l’intera flotta di gondole. La famiglia degli sposi alloggerà sul mega yacht Koru, lungo 127 metri e del valore di 500 milioni di dollari. Tempi e luoghi della festa non sono stati resi noti per questioni di sicurezza, ma tra i siti prenotati c’è anche la Scuola Grande della Misericordia, storico edificio nel cuore del sestiere di Cannaregio e oggi sede di mostre e di esposizioni della Biennale;: da alcune indiscrezioni pare che la cerimonia si terrà proprio lì sabato 28 giugno.
L’amministrazione – Il sindaco della Serenissima Luigi Brugnaro ritiene che l’evento sia una «ancora una volta l’occasione per presentare Venezia al mondo sotto la sua luce migliore». Per questo, di fronte ai dubbi dei consiglieri d’opposizione di fronte ai disagi nella mobilità dei cittadini e alla militarizzazione delle strade che ne conseguiranno, Brugnaro ha ribadito la volontà di gestire l’evento in prima persona: «Voglio che Jeff Bezos venga accolto a braccia aperte! È un onore che venga a Venezia e noi ne siamo orgogliosissimi. Viva Bezos tutta la vita, bene che venga e magari che venga anche un’altra volta privatamente». E non ha alcuna simpatia per chi protesta: «Mi vergogno per loro, mi vergogno di questa minoranza violenta in cerca di pubblicità». A fargli eco si è unito il presidente della regione Veneto Luca Zaia: «Protestare contro chi porta visibilità e ricchezza al nostro territorio è, a mio avviso, una vergogna».
Le proteste – L’attivista Alice Bazzoli di “No space for Bezos” ha ironizzato: «Per il nostro sindaco, la luce migliore è solo quella che porta sghei (soldi, ndr). Sghei che tra l’altro non finiscono mai nelle tasche dei residenti ma in quelli dei soliti imprenditori miliardari. Ma che si venda a prezzi stellari per un turismo di super lusso o per pochi euro a folle di visitatori domenicali, il modello di sfruttamento della nostra città rimane identico. Venezia è ridotta ad un parco giochi dove non c’è spazio per i residenti». La prima dimostrazione è stata giovedì 12 giugno, quando uno striscione con la scritta “Bezos” barrata da una X è apparso sul campanile della basilica di San Giorgio. Solo l’inizio, a quanto pare. Alla domanda del sindaco «come si fa a protestare contro chi porta visibilità e ricchezza?», gli attivisti rispondono «Siamo pronti a tuffarci nei canali e a fare barriera con i nostri corpi, per impedire agli invitati vip di raggiungere la Scuola della Misericordia. Abbiamo già pronti i costumi da bagno!».