Possibili negligenze delle forze di polizia nel giallo di Villa Pamphili. Sarebbe stata aperta un’inchiesta interna perché non sarebbe stato dato seguito a diverse segnalazioni e testimonianze quando ancora la donna e la bimba, ritrovate nel parco il 7 giugno, erano in vita e poi quando l’uomo – sospettato di duplice omicidio – si trovava ancora a Roma. Lo ha rivelato il Corriere della Sera.
Mancato fermo – Le negligenze degli agenti riguarderebbero almeno tre omissioni nell’identificare la donna, che ancora non ha un’identità certa, e soprattutto l’uomo (si è fatto chiamare Rexal Ford, Francis Kaufmann e Matteo Capozzo). La prima occasione, il 20 maggio, in via Giulia: un uomo ubriaco e alterato stava strattonando una donna con una bambina. Gli agenti si sarebbero limitati a chiedere i documenti alla donna, accontentandosi di una risposta a voce: “Stella”. Due ore più tardi, un passante avrebbe notato una ferita alla testa dell’uomo, ma la pattuglia lo avrebbe lasciato andare. Ultimo episodio, il 5 giugno, quando la donna non c’era e l’uomo era accompagnato dalla bimba.
Le incognite – Troppi ancora i punti da chiarire dopo 12 giorni dal ritrovamento dei cadaveri. Intanto i nomi delle vittime e dell’omicida. Nella puntata di Chi l’ha visto del 18 giugno una donna russa ha detto che la giovane trovata morta sarebbe sua figlia, Anastasia. La avrebbe riconosciuta dalle immagini del tatuaggio diffuse dalla polizia. La ragazza era andata a Malta a studiare inglese, dove aveva conosciuto Charles Kaufmann. Gli ultimi contatti con la madre, il 27 maggio in una videochiamata e il 5 giugno via mail. La neonata sarebbe stata chiamata inizialmente Andromeda, poi Lucia. Devono ancora essere definite le cause della morte della ragazza: non ci sono segni di violenze e i test non hanno rilevato tracce di sostanze stupefacenti nel corpo. La neonata è stata invece soffocata. Kaufmann, fermato in Grecia, potrà forse fornire i dettagli per sciogliere il giallo di Villa Pamphili.