«L’Iran ha finito i suoi razzi», o anche, «L’Iron Dome è impenetrabile». Sono passati dieci giorni da quando Israele ha attaccato l’Iran e queste sono solo alcune delle dichiarazioni che già circolano ovunque. Quanto può andare avanti questo conflitto? La risposta va oltre i desideri tanto di Benjamin Netanyahu, quanto di Ali Khamenei. In questo caso vince la realpolitik e la fredda matematica dei missili. Fare una guerra costa tanto e né Tel Aviv né Teheran dispongono di risorse infinite.
Quanto può resistere Israele – Israele controlla lo spazio aereo iraniano, bombarda ogni giorno Teheran e intercetta circa il 90% dei missili lanciati dall’ayatollah Khamenei. È quest’ultimo dato che però negli ultimi giorni è iniziato a calare al 60-70%. Secondo il Washington Post senza un aiuto concreto statunitense, Israele potrebbe resistere al massimo 10-12 giorni in questo conflitto. E si parla di una resistenza a danni ingenti causati dai bombardamenti ma anche di resistenza finanziaria. Solo nelle prime 48 ore dello scontro, Israele ha speso almeno 725 milioni di dollari. Se continuasse per un mese ai livelli attuali, Tel Aviv spenderebbe 12 miliardi di dollari (tra guerra e ricostruzione): oltre al 2% del Pil israeliano nel 2024.
A costare più di ogni cosa è il sofisticato sistema di difesa. È stato sviluppato, grazie a miliardi di dollari americani, dopo che nella guerra israelo-libanese nel 2006 quasi tutti i missili lanciati da Beirut colpirono Haifa e il nord del paese. Oggi Netanyahu dispone di un sistema a tre livelli, tra i migliori al mondo. Il primo è l’Iron Dome, in grado di intercettare solo bersagli piccoli e lenti, di certo non i missili iraniani. Al secondo livello c’è la Fionda di Davide capace di abbattere missili a corto e lungo raggio, oltre che droni e aerei. Costa 700 mila dollari ogni volta che viene attivato. Ci sono situazioni in cui però neanche la Fionda basta e allora interviene Arrow 3, su cui davvero si basa la difesa di Israele. Protegge da missili balistici a lungo raggio, anche fuori dall’atmosfera. Ha un unico difetto: un solo missile costa circa 3 milioni di dollari e perché sia utile occorre lanciarne più d’uno. Israele in media quindi spende circa 300 milioni di dollari ogni notte di bombardamenti. Senza contare anche le decine di aerei da guerra utilizzati come i caccia F-35, circa 10.000 dollari per ora di volo. In ogni caso, non esiste un sistema difensivo perfetto e anche Israele conta le sue vittime e i suoi feriti. Il caso più eclatante è stato il Soroka Medical Center di Be’er Sheva colpito il 19 giugno.
Iran al limite – Dopo poco più di una settimana l’Iran è già al limite delle sue capacità offensive, o così si ipotizza. Secondo le stime di alcuni esperti militari, Teheran ha già usato un terzo, per altri metà, dei suoi lanciamissili e gli sarebbero rimasti solo mille missili. Si aggiungono ingenti danni alle strutture militari e anche a quelle civili che ogni giorno aumentano. I sistemi di difesa iraniani infatti sono quasi azzerati. A livello offensivo più tempo passa e più le raffiche si riducono. Solo il 10-15% colpisce davvero l’obiettivo in Israele. Nonostante ciò, l’Iran possiede uno dei sistemi di attacco più diversificato e sofisticato del Medio Oriente, capace di colpire nel breve, medio e lungo raggio. Oggi si affida a missili da crociere ad alta velocità, basso volo e manovrabili: difficili da intercettare. Alcuni rapporti indicano però che Khamenei disporrebbe di un arsenale avanzato non ancora utilizzato come forma di deterrenza. Dopo l’attacco degli Stati Uniti del 21 giugno sarà da vedere che uso sceglierà di farne. Per fare un esempio, il missile Khybe, con una gittata di 2mila chilometri e capace di colpire obiettivi in profondità. Oppure Fattah 2 la cui esistenza è messa in dubbio da molti. Sarebbe in grado di aggirare i moderni sistemi di difesa aerea e di colpire ad alta velocità, con una gittata fino a 1.400 chilometri.