Dicono che la pazienza sia la virtù dei forti. E dopo anni di attesa, sogni infranti e ricostruzioni, i Thunder hanno finalmente raccolto i frutti dei loro sforzi: Oklahoma City è sul tetto del mondo Nba. Al Paycom Center l’ha spuntata proprio la squadra di casa contro gli Indiana Pacers di Indianapolis vincendo 103-91.
Gara 7 – A segnare la partita è l’infortunio del giocatore simbolo di Indiana Tyrese Haliburton, che esce dal campo con 4:55 ancora da giocare nel 1° quarto per la rottura del tendine di Achille. I Pacers, senza la loro principale fonte di gioco e leadership, guidati da un T.J. McConnell ancora una volta eroico e autore di 16 punti in uscita dalla panchina, resistono fino a metà del 3° quarto. Da quel momento in poi, Oklahoma City alza il livello in difesa e sulle spalle di uno Shai Gilgeous-Alexander da 29 punti e 12 assist, poi eletto miglior giocatore delle Finals, prima dilaga, quindi soffre il ritorno di Indiana e alla fine consolida la vittoria.
La lunga attesa – I Thunder conquistano il loro primo titolo da quando la franchigia si è trasferita in Oklahoma nel 2008 (prima si chiamavano Seattle SuperSonics). Okc aveva raggiunto la finale per la prima volta nel 2012 con il trio formato da Russel Westbrook, James Harden e Kevin Durant, ma era stato dominato da Miami e LeBron James. Tredici anni dopo, la società ha cambiato tutto, tranne il manager generale Sam Presti, che ha pazientemente costruito un rullo compressore difensivo, grazie a giovani giocatori e un allenatore appena più vecchio, Mark Daigneault (40 anni): «Giocano da campioni. Si sostengono a vicenda, cosa rara nello sport professionistico. Ripeto, è una squadra fuori dal comune e ora sono campioni», ha commentato Daigneault.
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La cavalcata vincente – Okc ha chiuso la regular season con 68 vittorie e 14 sconfitte, il miglior record della Nba e il quinto più alto di sempre, stabilendo anche il primato per la miglior differenza punti media a partita (+12,9). Nei playoff, i Thunder hanno eliminato Memphis, Denver e Minnesota, mostrando una difesa d’élite e una rotazione profonda, impreziosita dall’esperienza di Alex Caruso e dalla difesa di Isiah Hartenstein. I due innesti della scorsa estate hanno fatto fare il definitivo salto di qualità alla squadra e sono stati fondamentali nei momenti decisivi delle Finals.
La serie finale contro Indiana, però, ha messo a dura prova la squadra di coach Mark Daigneault: i Pacers, noti per le loro rimonte nei playoff, hanno costretto Okc a confrontarsi con i propri limiti di tenuta mentale e fisica. Solo la coesione del gruppo e il sacrificio hanno permesso ai Thunder di resistere e chiudere la serie davanti al proprio pubblico.
I protagonisti – Il volto di questa impresa è senza dubbio Shai Gilgeous-Alexander. Il 26enne canadese ha vissuto una stagione da sogno: Mvp (Most valuable player) della regular season, miglior marcatore della stagione e, infine, miglior giocatore delle Finals, primo giocatore dopo 25 anni a centrare questa tripletta nella stessa stagione. In gara 7 oltre ai 29 punti e ai 12 assist ha aggiunto due palle recuperate e una presenza costante su entrambi i lati del campo, confermandosi leader tecnico ed emotivo della squadra: «È una sensazione incredibile, mi sono tolto un bel peso dalle spalle. Sono felice che tutti i miei sogni si siano avverati», ha dichiarato a fine partita.
Accanto a lui, il talento di Jalen Williams e la presenza difensiva di Chet Holmgren (record di cinque stoppate in una gara 7 di Finals) hanno dato profondità e versatilità a una squadra giovane ma già matura, capace di reggere la pressione dei momenti più caldi.
Prospettive future – Questa vittoria rappresenta molto più di un semplice trofeo: è il coronamento di un lungo percorso di ricostruzione, iniziato dopo l’addio delle stelle Durant, Westbrook e Harden, e la consacrazione di una nuova generazione pronta a dominare la lega. Okc diventa così la settima squadra diversa a vincere il titolo negli ultimi sette anni, segno di una lega sempre più competitiva. Con una rosa giovane, talentuosa e già vincente, i Thunder sembrano destinati a restare protagonisti ancora a lungo. La vittoria di quest’anno potrebbe essere solo l’inizio di una nuova dinastia Nba.