I produttori la definiscono «100% apartheid free» e invitano ad acquistarla per assaporare «un sorso di libertà». La Gaza Cola (che in realtà è prodotta in Polonia da una’azienda britannica) è una bevanda che richiama la più famosa Coca Cola nel design, ma con i colori della bandiera palestinese oltre al rosso. Da poco è entrata nel catalogo di Coop Alleanza 3.0, la più grande catena di supermercati di Coop che opera in 350 punti vendita e 8 regioni. La catena ha deciso inoltre di boicottare i prodotti provenienti da Israele, aderendo ad un’iniziativa di Coop a livello nazionale.
La Cola – A produrre la bevanda è la Palestine House del Regno Unito, il cui fondatore è Osama Qashoo, esule palestinese a Londra da 18 anni, mentre gli stabilimenti sono in Polonia. Stando a quanto dichiarato da Qashoo, i proventi sono destinati alla ricostruzione dell’ospedale Al Karama, nel Nord della Striscia di Gaza, e di altre strutture. Le stime dei costi per la ricostruzione del solo Al Karama ammontano a circa 4 milioni di dollari. Le vendite hanno per ora interessato Australia, Sud Africa, Kuwait, Stati Uniti, Canada e Spagna, con più di mezzo milione di lattine acquistate nel 2024, stando alle stime riportate dal Guardian. Una lattina costa circa un euro e 80, il pacco da 24 lattine 32 euro.
Il boicottaggio – Oltre a inserire la Gaza Cola nel proprio catalogo, Coop Alleanza ha anche annunciato il boicottaggio di diversi prodotti israeliani per aderire alla campagna nazionale “Coop For Refugees”. Arachidi e tahina israeliane non troveranno più posto sugli scaffali, così come il marchio israeliano più importante all’estero, SodaStream, che produce gassificatori per acqua frizzante. La decisione era stata già presa da un’altra realtà all’interno di Coop Italia, Unicoop Firenze, che ha un centinaio di punti vendita in Toscana.
Reazioni – Le scelte di Coop Alleanza hanno destato diverse critiche. Il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi ha dichiarato che «Il boicottaggio della Coop si inserisce nella peggiore tradizione del nazionalsocialismo e del fascismo, è pericoloso e fomenta un clima antiebraico». Meghnagi ha ricordato la propria esperienza: «Ho vissuto personalmente a Tripoli le persecuzioni anti-ebraiche, quando gli arabi cercavano gli ebrei casa per casa, e anche là si iniziò con questo genere di iniziative scellerate». Ha poi attaccato: «La Coop è corresponsabile di un clima di odio senza precedenti e ne risponderà nelle sedi opportune». Anche alcuni esponenti del centrodestra si sono schierati contro la Lega delle Cooperative: la deputata di Fratelli d’Italia Beatriz Colombo ha detto che si «orienterà altrove», dato che il marchio storicamente legato alle cooperative “rosse” «produce divisioni anziché coesione». L’ex ministro Carlo Giovanardi ha sottolineato che la scelta di boicottare Israele vuol dire «colpire i prodotti provenienti da un Paese democratico mentre Hamas e l’Iran continuano a sostenere la sua cancellazione dalla faccia della terra». I commenti degli utenti sui social vedono una divisione tra chi elogia l’iniziativa e chi la giudica un’operazione di marketing tardiva, se non addirittura chi la vede come un’operazione di supporto ai gruppi terroristici palestinesi, seguendo una fake news smentita sull’affiliazione di Qashoo ad Hamas.