Un accordo siglato nel 2020, un tesoro da 16,5 milioni di dollari. L’ultima rata è stata pagata il silenzio. Ma non è bastata. I cinque membri della famiglia Cascio che da anni accusano Michael Jackson di abusi sessuali ora rompono il silenzio e chiedono un nuovo risarcimento agli eredi del re del pop. Lo scorso ottobre i Cascio hanno dichiarato pubblicamente di essere stati manipolati e abusati da Michael Jackson per molti anni. Fin da quando erano bambini. Un caso che sta avendo una rilevanza mediatica sempre maggiore negli Stati Uniti e che potrebbe portare gli eredi del Re alla sbarra.
Il primo documentario e le accuse – Frank Cascio è stato per anni il manager di Michael Jackson. I suoi parenti hanno denunciato per la prima volta gli eredi della star dieci anni dopo la sua morte, nel 2019. In quell’anno era uscito il documentario Leaving Neverland, che raccoglieva le testimonianze di due uomini che accusavano Jackson di aver abusato sessualmente di loro quando erano bambini. Da qui la decisione dei Cascio di chiedere un risarcimento per ciò che, stando alle accuse, avrebbero subito anche loro.
L’accordo – Michael Jackson aveva nominato come esecutori testamentari il suo avvocato John Branca e il dirigente musicale John McClain, incaricandoli di gestire le finanze dopo la sua morte. I due hanno ricostruito il patrimonio del cantante, arrivando a generare guadagni per tre miliardi di dollari. Non solo, hanno dato il via ad una campagna mediatica per riabilitarne l’immagine. Al Financial Times Branca ha spiegato di aver accettato l’accordo con la famiglia Cascio perché dopo l’uscita di Leaving Neverland il brand è sopravvissuto ma «non sono sicuro che ce l’avremmo fatta con ulteriori accuse come quelle». Il team legale della famiglia Jackson avrebbe anche ammesso: «Se queste persone si fanno avanti Michael è finito, la sua eredità è finita, l’attività è finita». Dopo un anno, le parti sono arrivate ad un accordo. Cinque accusatori. Cinque assegni. Ognuno di essi da 3,3 milioni di dollari. In totale, 16,5 milioni di dollari di risarcimento. Una stretta di mano nel più riservato silenzio e la faccenda avrebbe dovuto essere chiusa.
Processo pubblico o arbitrato privato – Ora invece i Cascio hanno deciso però che la vicenda deve essere resa pubblica, affermando che l’accordo è nullo secondo le leggi della California dato che vietano clausole di riservatezza relative ad accuse di abuso sessuale. Sostengono che gli eredi avrebbero sfruttato il loro trauma e li avrebbero scoraggiati dal cercare assistenza legale. La famiglia di Jackson ha definito le accuse false e incolpano i Cascio di portare avanti una vera e propria estorsione. Ora la palla passa alla Contea di Los Angeles, o meglio al giudice incaricato di decidere se aprire l’aula e dare inizio ad un processo pubblico oppure se si dovrà restare in arbitrato privato, secondo quanto riportato dal Financial Times. La data da cerchiare in rosso è il 6 novembre, giorno in cui è fissata la prima udienza. La famiglia Cascio vuole il processo pubblico. Vuole raccontare la sua versione. Anche quella sull’accordo. Sì, perché sostiene di essere stata costretta ad accettare termini che non comprendeva. Poi c’è la questione economica. Loro credono di avere diritto ad una somma maggiore rispetto ai 16,5 milioni già incassati.
Il biopic a rischio – Il caso rischia di avere anche ulteriori conseguenze. Ad aprile 2026 dovrebbe arrivare nelle sale Michael, un film dal costo di oltre 150 milioni di dollari che racconta la vita della pop star. L’uscita della pellicola, per ragioni tecniche, è stata rinviata più volte e ora dovremmo esserci, ma la rilevanza mediatica delle accuse dei Cascio potrebbe far posticipare – ancora – l’arrivo nelle sale. Perché, secondo le indiscrezioni, nella biografia mancherebbe completamente il racconto delle denunce di molestie sessuali. Dan Reed, il regista del documentario del 2019, Leaving Neverland, ha definito la sceneggiatura del nuovo film «Un completo insabbiamento» e un «Tentativo di riscrivere le accuse e liquidarle a priori, è un dato di fatto che ha condiviso il letto con bambini piccoli per molti anni». Poi la replica di Grahamn King – produttore di Michael. Alla Bbc ha dichiarato: «Cerco di umanizzare, di presentare la storia più avvincente e imparziale, lasciando che sia il pubblico a decidere cosa provare».




