Ha solo 15 anni il ragazzo che si è presentato in Questura confessando di aver ucciso Pio Marco Salomone, il 19enne colpito alla testa da un proiettile nella notte tra venerdì e sabato nel quartiere napoletano dell’Arenaccia. Sguardo basso, accompagnato dal suo avvocato, agli agenti ha raccontato: «Sono stato io a sparare, ma non volevo ucciderlo». I fatti risalgono alla notte tra venerdì 22 e sabato 23 novembre, Salomone si trovava in auto con alcuni amici quando è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Portato in ospedale dai coetanei, i medici non hanno potuto fare niente per salvarlo. Prima di consegnarsi, il 15enne era già stato identificato e dichiarato irreperibile. Nei suoi confronti è stato eseguito un fermo con l’accusa di omicidio aggravato e detenzione illegale di arma da fuoco. Poco più che adolescente, davanti agli agenti della Squadra mobile ha ricostruito i pezzi di una notte che di adolescenziale non ha nulla. Ieri sera è stato poi portato nel Centro di giustizia minorile dei Colli Aminei a Napoli.

L’ipotesi di un agguato pianificato – Man mano che le indagini della Procura dei minori di Napoli proseguono, aumentano i sospetti che l’omicidio possa essere stato un regolamento di conti finita in tragedia. Gli agenti della Mobile sospettano che il gruppo di amici di Salomone, che aveva precedenti per spaccio di stupefacenti e nel 2024 era stato arrestato con alcuni coetanei per il possesso di cocaina, possa aver taciuto elementi decisivi per ricostruire tutte le fasi dell’omicidio. Nelle loro parole gli investigatori hanno individuato contraddizioni, dettagli sfuggenti, omissioni. Gli agenti si stanno muovendo anche per verificare se il 15enne ha agito da solo, se abbia avuto effettivamente un ruolo nello sparo o se stia coprendo qualcuno.