Bitcoin precipita e risale. Poi cade di nuovo. La crypto più celebre di tutte oscilla sull’altalena del prezzo e si avvia verso uno dei peggiori mesi dal 2022. La moneta virtuale di Satoshi Nakamoto, inventore dall’identità segreta, è scivolata fino a 86.885 dollari, con perdite superiori al 10% a partire da venerdì 21 novembre. Gli analisti ipotizzano che dovrebbe chiudere l’ultima settimana di novembre in una fascia tra 80.000 e 90.000 dollari. Un calo che non si vedeva da tempo in un periodo in cui, secondo quanto riporta La Stampa, l’intero mercato delle criptovalute ha bruciato più di un miliardo di dollari di capitalizzazione.

Il bitcoin (immagine generata con AI)

Il bitcoin (immagine generata con AI)

La crisi ciclica – Ma la storia di Bitcoin ha abituato ad alti impressionanti e correzioni profonde. Nei primi anni dal lancio il saliscendi è stato continuo. Il 6 ottobre 2025 ha toccato il massimo storico a 126.080 dollari. Solo quattro giorni dopo, quando Trump ha annunciato i dazi del 100% sulle importazioni cinesi (mai attuati), è crollato del 14-18%, arrivando a 105.000 dollari. Ora un altro tonfo, ancora più in basso. Che, ovviamente, avrà delle conseguenze. A sorreggere il Nasqad – l’indice dei principali titoli tecnologici della borsa americana – non è bastata la trimestrale record di Nvidia e sui mercati si è cominciato a vendere. Almeno fino a venerdì 21 novembre, quando la Federal Reserve System (Fed), la banca centrale degli Stati Uniti, ha annunciato un possibile taglio ai tassi di interesse. L’attesa sulle decisioni della Fed ha contagiato anche il mondo delle crypto. Perché se gli interessi restassero alti, a essere penalizzati sarebbero gli asset più rischiosi come le monete virtuali. Per le quali, più che di una semplice flessione, si parla di una crisi ciclica. Una delle dinamiche ricorrenti nelle oscillazioni di prezzo è l’halving, un evento “programmato” nella vita di Bitcoin, che riduce le ricompense per i miner (chi usa la potenza di calcolo per le transizioni in criptovalute) ogni quattro anni. Questa volta la caduta, come specifica Il Corriere, è arrivata a 18 mesi dall’ultimo halving (2024), ricordando i pattern di 2017 e 2021.

La bolla tech – Nonostante l’evidente volatilità, il Bitcoin è il barometro preferito degli investitori mainstream per valutare l’aria che tira sui mercati. Se la crypto scende, le azioni lo seguono. Secondo la giornalista Katie Martin, che scrive sul Financial Times, il crollo della moneta di Nakamoto potrebbe anticipare l’esplosione della bolla tech, che ha come cardine il settore dell’intelligenza artificiale. Il punto di domanda è: se e quando uscire dai titoli. Perché, continua Martin, liberandosene troppo presto si rischia di perderne i vantaggi, ma non si può neanche aspettare di affondare. E allora, la chiave è diversificare gli investimenti e abbandonare le quote delle grandi aziende, anche a costo di sacrificare il profitto.

Il termometro Bitcoin – Vincent Mortier, il responsabile degli investimenti di Amundi (la società di gestione patrimoniale europea con sede a Parigi), ha spiegato, come riporta sempre il Financial Times, di essere preoccupato per le spese eccessive in tecnologia e AI. «Sai di essere in una bolla quando scoppia», ha evidenziato. Per poi suggerire che la soluzione non è vendere, ma coprirsi le spalle con delle polizze contro le flessioni dei prezzi prima di dare via azioni di valore troppo presto. E il termometro Bitcoin, in questo senso, potrebbe essere utile per leggere i mercati.